Nel bene e nel male, sembra che il cinghiale stia disturbando le notti di gran parte dei nostri concittadini. Ultima quella signora romana che uscendo dal supermercato con le borse della spesa si è trovata a subire un insistente tentativo di scippo da parte di un branchetto di setolosi buongustai.
Ma aldilà dell'inquietante fatto di cronaca, sembra che passino notti insonni gli agricoltori, che denunciano invasioni barbariche nei loro possedimenti da parte di questo popolo suino. Non se la passano meglio certi animalisti di città (nelle campagne, basta viverci, l'animalismo non attecchisce, chissà perché), agitati più che mai, visto che in un modo o nell'altro i nostri governanti se perdurano questi allarmi una decisione la dovranno prendere. E non saranno certo i lupi, come vorrebbero quelli del WWF, a ristabilire gli equilibri. Se tanto mi dà tanto, la decisione dell'amministrazione regionale della Valle d'Aosta, che prevede di autorizzare anche gli abbattimenti del signor Ezechiele, non è un buon segnale per costoro: mi riferisco ovviamente agli animalisti, non certo al lupo, che comunque vada non è difficile prevedere che arrivi a creare gli stessi problemi di certi selvatici opportunisti. E qui si potrebbe aprire l'annoso, irragionevole capitolo della gestione delle aree protette. Ma lasciamo perdere.
Poi ci sono i cacciatori. Tutti noi, anche quelli che al cinghiale non ci vanno. I più accorti hanno capito che sulla pelle del cinghiale si sta combattendo una battaglia per la caccia. L'eterna battaglia dell'affidamento delle competenze. Ai cacciatori, attraverso gli ATC, o agli agricoltori senza intermediazioni?
I meno accorti, quelli che pensano al cinghiale più nell'immediato, nel diuturno conflitto fra cinghialai organizzati nelle squadre e selettori, passano notti insonni a riflettere su cosa fare per mantenere le posizioni di vantaggio conquistatesi sul campo, sia nei confronti della politica locale (sindaci, assessori, governatori) sia nei confronti degli agricoltori, che dopo una recente sentenza della corte costituzionale stanno moltiplicando le iniziative a livello locale per acquisire, passo dopo passo, quella potestà buona per loro anche per arricchire il desco dei loro sempre più affollati agriturismi. Covid permettendo, ovviamente.
Chi prevarrà? Difficile fare previsioni. Il buon senso vorrebbe che a dispetto delle frequenti scaramucce, si arrivasse ad accordi onorevoli per tutti. Nessuno mi leva dalla testa che certe campagne denigratorie nei confronti della caccia, non esclusa quella contro l'uso delle munizioni con i pallini di piombo, siano orchestrate soprattutto per appropriarsi della gestione economica della selvaggina. Di sicuro, almeno per quello che riguarda il cinghiale, nessuno può sostenere che la specie sia a rischio. Considerazione valida, per esempio, anche per specie come il colombaccio, i tordi, la selvaggina acquatica, almeno dove l'ambiente ne favorisce la presenza.
Ci vorrà un Supermario per risolvere anche questo pasticcio?
Chi vivrà vedrà.
Alessio Trotta
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