E' una vecchia solfa, ma ancora più attuale oggi. Dobbiamo entrare nelle scuole, dobbiamo valorizzare i meriti e le caratteristiche sociali dei cacciatori..... nessuno capisce! Tutti gestiscono l'esistente o si accapigliano per poche tessere...
Esiste una nuova, grave, complessa emergenza difficilmente arginabile e risolvibile: la gestione e il governo dei fenomeni naturali e quindi del territorio, ormai fuori controllo, l'abbiamo visto anche in questi giorni.
Chi meglio dei cacciatori conosce il territorio? Chi meglio di noi può trovare una persona scomparsa all'interno della propria zona di caccia della quale conosce ogni anfratto, ogni ripa, ogni fosso? Chi può fare la sentinella VAB (Vigilanza Antincendi Boschivi) meglio del cacciatore che per mesi vive nei boschi? Chi meglio del cacciatore può segnalare tempestivamente i rischi di dissesti idrogeologici? Chi può meglio di noi soccorrere persone in difficolta nella neve?
Una UNICA associazione dei cacciatori impegnati come volontariato nella nostra società? Può essere un'idea: una nuova ed unica associazione che abbia lo scopo di aggregare i cacciatori di tutte le parrocchie che vogliono mettersi al servizio dei cittadini, della collettività.
Sarebbe il vero passo avanti per addivenire finalmente ad un unica realtà associativa del mondo venatorio. Una associazione di volontari da mobilitare similmente o sotto il comando della protezione civile. Presenti su tutto il territorio, ordinariamente attrezzati per zone impervie o poco agevoli, perché tutti i veri cacciatori hanno mezzi propri atti a muoversi in ambienti sfavorevoli. Disponibili sotto chiamata anche del Sindaco che li mobiliterà alla bisogna.
E poi, corsi di chioccolo nelle scuole per insegnare a riconoscere i canti degli uccelli e per “parlare” con loro. Accompagnare le scolaresche alle catture nelle ZRC (Zone Ripopolamento e Cattura) per far capire che i fagiani e le lepri non nascono all'Ipercoop, già nel cellofan.
Insomma, in poche parole, basta con le scaramucce intestine, ci siamo rotti le scatole di perdere tempo prezioso nel gestire solo l'esistente senza una prospettiva o un idea di cosa fare da grandi. Molti di noi, fortunatamente, hanno ancora decenni davanti, e non vogliono stare a guardare il loro mondo che si avvolge lentamente su se stesso, vittima di una mummificazione verticale.
Si potrebbe fare di tutto e di più, anche a costi irrisori o mobilitando i volontari, soprattutto giovani. Siamo OUT perché ci spendiamo in battaglie di retroguardia, non diamo di noi una immagine diversa pur essendoci tutti i presupposti e tutte le potenzialità. La gente deve cominciare a vederci come fu per “gli angeli del fango”, o per i “city angels” - devono essere questi i nostri modelli - non come ed esclusivamente interessati al carniere.
Tramandare i saperi antichi, contribuire a far conoscere i reali valori della natura, infondere nel maggior numero possibile di giovani un diverso modello di vita, il nostro, semplice, genuino, soprattutto a chi, nelle città, non ha modo nemmeno di percepirlo. Portiamoli con noi in campagna, portiamoli a caccia. Ma cosa aspettiamo???
M.B.