E' una questione di priorità. Vogliamo bene agli animali certo, teniamoli con noi, rispettiamoli e facciamogli vivere una vita dignitosa. Ma con giudizio. Bisogna sempre avere la lucidità di saper scindere l'amore per le bestie da quello, ben più importante, che ci lega ai nostri simili. E' questo che probabilmente intendeva Papa Francesco, travolto dalle polemiche animaliste, di cui di solito non si cura (vedi l'infinita polemica sugli agnelli pasquali), quando ha ammonito chi ama gli animali e poi si scorda del vicino che muore di fame. “La pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi – ha detto Francesco -; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va” ha detto all'assemblea giubilare di due sabati fa.
Gli animalisti, o alcuni di loro, sono dunque serviti al Papa come pretesto per parlare dell'ipocrisia di chi ignora la sofferenza del prossimo, salvo poi avere una grande compassione per le sorti del tal cagnolino o tal altro animale indifeso. E ci ha preso in pieno, visto che una delle critiche più frequenti rivolte alle persone che abbracciano questa filosofia, è proprio quella di tenere più agli animali che alle persone. Come dimenticare del resto l'oscuro dibattito sulle sperimentazioni scientifiche e i tanti insulti indirizzati alla malata Caterina Simonsen perché, da amante degli animali, aveva dichiarato di mettere, a malincuore, la sua salute e quella di tanti sofferenti come lei, davanti alle sorti delle cavie da laboratorio?
Chissà se Papa Bergoglio lo ha fatto di proposito, viene da chiedersi, visto che è dal suo insediamento a San Pietro che viene ammorbato dagli animalisti, eccitati fin da subito di avere finalmente un Papa francescano, tenuto conto che notoriamente San Francesco è identificato come il massimo difensore degli animali nella cerchia dei santi illustri. Iconograficamente la cosa potrebbe avere un senso. San Francesco che parla con il lupo, che capisce il linguaggio degli uccellini e che si circonda di pace e serenità in completa armonia con la natura. Ma la teologia cattolica ha sempre qualcosa di più profondo di ciò che si vede in superficie. Ed ha sempre e irrimediabilmente a che fare con l'uomo al centro del creato. Che si serve della natura e degli animali, creati da Dio per l'umanità.
Anche San Francesco non fa eccezione. Dalla rete, a difesa del Papa dalle critiche animaliste, scopriamo qualcosa di interessante. Per esempio che il poverello di Assisi mangiava carne. Il che lo depenna definitivamente dall'elenco degli animalisti ante litteram. Nella biografia del santo, di Tommaso da Celano, si legge:"Un giorno i frati discutevano assieme se rimanesse l'obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell'anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all'esterno". Il cantico delle creature stesso, manifesto della filosofia francescana, contempla gli animali in quanto risorse al servizio dell'uomo. In tal senso Bergoglio è definito coerente da alcuni animalisti critici, quando per esempio dichiarò di amare il film "Il pranzo di Babette", dove si mangia brodo di tartaruga e quaglie arrosto.
A spiegare, teologicamente, la posizione antianimalista del Papa, è padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi. “Per san Francesco è centrale l’uomo e solo dopo ci sono gli animali e l’ambiente, il creato. Troppi amano, come ha detto il Papa, cani e gatti, ma ignorano i vicini. Il Pontefice ha evidenziato la centralità dell’uomo, dei figli, dei vicini, guardando al futuro dell’umanità”.
Sul sito degli Amici Domenicani, si fa presente che è la bibbia a dissipare i dubbi. Qui emerge in maniera inequivoca che Dio stesso ha concesso all’uomo di nutrirsi anche delle carni degli animali. Sebbene in un primo momento avesse dato all’uomo la possibilità di nutrirsi di ogni erba vivente (cfr.: “Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo”. Gn 1,29). dopo il diluvio ha concesso anche la carne degli animali. “Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe” (Gn 9,1-3).
Sono dunque due mondi inconciliabili quello cattolico/cristiano e quello animalista. Nel loro piccolo anche gli amici degli animali hanno dei dogmi intoccabili (la carne non si mangia, gli animali non si uccidono, ecc.). Nel loro piccolo, anche loro negano, per analogia, che la terra è rotonda e che gira intorno al sole e non viceversa (disconoscendo per esempio la necessità di regolare la fauna), proprio come se si trattasse di una religione. La battaglia è comunque persa in partenza. I nuovi precetti animalisti non potranno mai scalfire quelli ultra millenari della religione più diffusa al mondo, di cui per oltre la metà dei fedeli, il Papa è il sommo rappresentante, e il messaggero diretto di Dio. Si rassegnino pure.
Cinzia Funcis