Una delle carte vincenti della scimmia nuda fu quella crescita singolare della laringe (protetta nell'uomo dal cosiddetto pomo d'Adamo), che intorno a 200mila anni fa dette vita al linguaggio complesso, a mano a mano sempre più ricco di simboli vocali, che segnò il passaggio da homo erectus a homo sapiens sapiens.
Verificando i tratti somatici di questa lenta evoluzione, si nota che più si abbassa la laringe, più si accresce il volume cerebrale con maggiore attività neuronale, più la lingua arretra diventando più mobile e flessibile, il canale fonatorio si allarga, più aumenta la complessità sintattica.
Riproponendo i concetti dell'antropologo Deacon, a partire da quel periodo "Si potrebbe intessere un racconto plausibile praticamente da quasi ciascuna delle miriadi di potenziali vantaggi propri di una comunicazione più efficiente: organizzare le battute di caccia; spartirsi il cibo; comunicare informazioni sulle fonti di cibo distribuite; pianificare la guerra e la difesa; trasmettere l'abilità nella creazione di utensili; condividere importanti esperienze passate; stabilire legami sociali tra individui; manipolare potenziali rivali o partner sessuali; accudire e addestrare i giovani; e si potrebbe proseguire".
Ecco, è da qui che si potrebbe partire: dalla sempre migliore abilità nella caccia (alla base di tutta l'evoluzione della nostra specie, soprattutto grazie alla maggiore capacità di approvigionamento della carne) per arrivare - grazie al linguaggio - ai giorni nostri, nella società...della comunicazione. Con i segni (vocali) che producono altri segni e li trasformano in "simboli" condivisi. Una specie di paradigma (Peirce: semiosi illimitata) della comunicazione di massa.
Ed è qui che volevo arrivare. Alla comunicazione di massa. Quella che ognuno di noi utilizza, "consuma" si potrebbe dire, ogni volta che si affaccia su Facebook, Twitter, Youtube (segni sonori e simboli mediati da immagini).
Croce e delizia di tutti noi, cacciatori, informatici a nostro stesso dispetto e disdoro, non ci accorgiamo di avere in mano uno strumento enormemente formidabile per comunicare. Che tuttavia è a disposizione anche di altri, molti altri, numericamente - e qualcuno dice anche culturalmente - più consistenti, più accorti, più preparati di noi.
Scordiamoci, ovviamente, di opporci alle mastondontiche centrali di produzione del pensiero e delle opinioni prevalenti. Non potranno mai essere in mano nostra. Al contrario, ove fossimo capaci di rappresentare qualcosa di più di quello che oggi siamo in grado di rappresentare, probabilmente ce li ritroveremo a supporto.
Insomma, l'enorma messe di pagine FB che fanno capo a comunità di cacciatori, l'infinita frequenza di interventi (purtoppo ancora scoordinati, con tutti in contraddizione con tutti), la capacità di strimpellare sul PC o sullo smartphone - per ora soprattutto manuale, molto meno dipendente dalle sottigliezze intellettuali - la passione che ci mettiamo, farebbero ben sperare per la possibilità di costituire un cosiddetto movimento di pensiero.
Come? Qui sta l'eterno busillis. Manca appunto una centrale di produzione del pensiero, magari non unico ma almeno coordinatamente variegato.
Il costo, bassissimo, dell'utilizzo, la facilità di trasmissione dei diversi messaggi, la semplicità con cui si possono moltiplicare, potrebbero costituire un potente arnese di indirizzo dell'opinione prevalente, nei confronti di una massa indistinta (quella che un tempo si chiamava "opinione pubblica") di "consumatori di pensiero" che, come hanno capito in molti, sono piuttosto di bocca buona.
Cosa manca? Manca per l'appunto una centrale strategica, che verifichi costantemente il fenomeno in tutte le sue espressioni, produca stati d'animo conseguenti e magari con messaggi essenziali, palesi o anche subliminali, li diffonda praticamente a costo zero nella rete. In buona sostanza, manca qualcuno che seriamente, professionalmente, controlli e coordini quello che già si produce grazie alla nostra proverbiale capacità di raccontare e prefigurare il futuro. Una story telling, come si direbbe oggi, orientata da adeguati algoritmi, che ormai sono alla base di tutta la comunicazione di massa, politica, economica, finanziaria. Quel grande fratello, ormai in mano anche ai grillini/anticaccia (vedi piattaforma Russeau), tanto potente quanto, impalpabile, evanescente. L'unità di intenti, per questo, associativa prima di tutto, non solo è auspicabile, ma indispensabile.
Organizziamoci!, diceva quel potenziale gaudente, spiacevolmente sorpreso da intromissioni sgradite. Organizziamoci!
Pino Del Giudice