Anche noi di BigHunter.it, colpevoli forse di aver parlato di un'iniziativa come centinaia nel nostro paese in cui i cacciatori si occupano di formazione faunistica nelle scuole, nei giorni in cui la famosa “lezione di caccia a Rocchetta di Vara” finiva nelle pagine di cronaca, siamo stati raggiunti da alcune lettere stracolme di indignazione inviate alle redazioni di giornali e siti internet, ma soprattutto al sindaco del piccolo comune spezzino, che ha pagato il suo gesto finendo in una vera e propria gogna mediatica.
E così, proprio in quei giorni in cui nell'indifferenza generale la nostra nazione entrava nell'ennesima guerra “umanitaria”, cui ormai guardiamo con distacco e persino moderata noia, parte della cosiddetta opinione pubblica ha potuto interrogarsi a ripetizione su quanto sia giusto o meno portare l'argomento caccia nelle scuole. I no senza se e senza ma, come quando all'epoca della bozza Orsi si è parlato superficialmente di caccia a 16 anni, hanno monopolizzato un dibattito a senso unico, guidato questa volta dall'iniziativa della Radicale Poretti che ha potuto farsi un po' di pubblicità con l'ennesima interrogazione anticaccia. L'argomento, degno di considerazione visto che i nostri ragazzi a malapena sanno distinguere un merlo da una gallina, è così finito tra i tanti trattati con la demagogia tipica dei migliori teatrini pre-elettorali.
Ma torniamo alle lettere che abbiamo ricevuto (non proprio spontanee, visto che è stata un'associazione che parafrasa un verso del vangelo in chiave animalista, ad invitare i suoi seguaci all'invio indiscriminato, fornendo addirittura gli indirizzi mail), emblematiche dello spirito che ha mosso la protesta estemporanea e un po' troppo superficiale.
C'è chi giustamente considera, letteralmente, che “la scuola serve per imparare l'istruzione” e che lezioni di quella caratura istighino invece alla violenza (che le lezioni non prevedessero l'utilizzo né la presenza di alcuna arma poco importa). Sintetizzando lo spirito di alcune frasi un po' disarticolate, se ne deduce che questi cittadini indignati credano che amare la natura andando a caccia sia del tutto impossibile e talvolta addirittura che i cacciatori siano degli impenitenti peccatori. C'è infatti chi, senza alcun pudore, invoca i comandamenti, il quinto precisamente: non uccidere.
Roberta D. di Loano scrive: “l'uccisione di esseri viventi anche se animali, di cui anche noi umani ne facciamo parte, non è bello ed è completamente segno di NON rispetto alla vita”. Morena B. di Garbagna (AL) ipotizza addirittura degli scenari catastrofici: “queste lezioni a bambini tanto piccoli – scrive - sono la negazione dell’innocenza. Con tale metodi pedagogici cruenti imparano solo a conoscere la “natura dell’uomo”, arrogante, violenta e distruttiva. E magari poi, a praticarla con i propri simili. Tanto vale – taglia la testa al toro - mettere una mitragliatrice in mano agli scolari e insegnare loro, fin dalle scuole elementari il ”gioco” della guerra”. Anche Aurora M. di Messina non si limita in esagerazioni quando scrive “dovremmo insegnare l'amore il rispetto la fratellanza e invece insegniamo l'omicidio la violenza, questo mondo mi indigna”.
Potremmo continuare ancora per molto, visto che le missive che abbiamo ricevuto sono tutte su questi toni. E' chiaro che la sproporzione tra il fatto percepito e quello reale, è enorme. Tutte queste persone hanno perso di vista la vera questione, prendendo per verità l’ immagine stereotipata della caccia che hanno impressa nella loro mente un po’ sempliciotta: quella che associano istintivamente alla violenza. Ma quanti di loro sanno di cosa stanno parlando?
Una lezione all'aperto, nel bosco, dove la natura fa il suo corso nonostante le chiacchiere, farebbe bene anche a loro! Come farebbe bene alla formazione dei ragazzi concepire fin da piccoli come “naturale” anche il processo di trasformazione degli alimenti, carne compresa. Non dimentichiamoci che i bambini di ieri avevano l'opportunità di rapportarsi agli animali dell'aia e assistevano tranquillamente al tiro del collo della gallina, alla macellazione del maiale (una festa a cui partecipava mezzo paese) e al colpo di grazia inferto al coniglio. In questo modo avevano la possibilità di assimilare un sano rapporto con la morte recependo al contempo insegnamenti su come funziona la catena alimentare, di cui anche noi facciamo parte, volenti o nolenti. Oggi queste cose fanno orrore e appaiono come riti arcaici, tabù, retaggi della civiltà cittadina. Sostituita, quella civiltà contadina, da un’altra, ben più intrisa di violenza, che paradossalmente non si preoccupa di lasciare i propri figli davanti ad una tv–baby sitter perennemente accesa che spesso e volentieri veicola messaggi, che quanto a violenza e ad essere adatti alla tenera età ognuno di noi che scorre le immagini TV in fascai “non protetta” è in grado di valutare.
Negli Stati Uniti e in altri paesi europei dove i programmi di educazione ambientale prevedono l'approccio alla natura anche tramite il mondo della caccia, non si assiste, se non da parte di qualche organizzazione animalista considerata per quella che è, a una simile levata di scudi quando si parla di caccia. Per la verità è proprio dove l'approccio ideologico alla materia è meno accentuato, che l'avvio alla pratica venatoria avviene in tutta sicurezza anche prima dei 18 anni, senza che la cosa desti ansie o preoccupazioni (del resto a quella stessa età in America è permesso guidare un'auto). Lo ricordiamo ai più distratti: in Francia l'età venatoria parte dai 15 anni (accompagnati) ed è libera dai 16. Si caccia a 16 anni anche nell'America di Obama, in Norvegia e in Islanda. Così come in Inghilterra dove chiunque può usare un fucile da caccia alla presenza e sotto la responsabilità di un titolare di licenza. In Finlandia addirittura non esiste limite d'età per conseguire la licenza venatoria. E allora - ci rivolgiamo alle componenti più sensibili, più attrezzate culturalmente, ai paladini del politically correct di cui è affollato anche il nostro parlamento – fosse che fosse che noi, senza accorgercen, fossimo capitati su un altro pianeta?