Quando si parla di ambiente non possiamo dimenticare di anteporre ad esso la parola “tutela” viste le circostanze e i continui fatti di cronaca che narrano ogni giorno spiacevoli episodi di degrado ambientale.
Vorrei soffermarmi sul concetto di etica prima di intraprendere il discorso più ampio sul nuovo modo di Fare Ambiente.
L'etica (dal greco antico ἔθος/ήθος, "èthos"= comportamento), è quella branca della filosofia che studia la condotta umana in grado di distinguere i comportamenti in 'buoni', giusti, o ‘moralmente leciti’, rispetto a comportamenti ritenuti ‘moralmente inappropriati’.
L’etica è un complesso di norme di comportamento di una società. Etica è anche responsabilità che ognuno deve esprimere nei confronti dell’altro, dell’intera collettività e soprattutto nel rispetto delle generazioni future. L’atteggiamento morale dell’uomo deve esplicarsi non solo quindi nei confronti dei suoi simili, ma anche nei confronti dell’ambiente in cui vive.
Cambia il paradigma uomo-natura. Non si assise più ad una visione dell’uomo al centro dell’universo, motivo per cui tutte le forme di vita presenti in natura sono a sua completa disposizione per il raggiungimento dei sui obiettivi di sviluppo nell’ottica del dominio assoluto sull’ambiente.
Si assiste se pur lentamente al passaggio dall’antropocentrismo” al biocentrismo", secondo cui l'uomo è una delle innumerevoli parti costituenti l’universo. L'uomo è chiamato a vivere e a comportarsi di conseguenza, rispettando tutte le altre forme di vita e vivendo in armonia con loro.
L'antropocentrismo che ha dominato fino ad oggi ed è tuttora presente nella cultura occidentale ha portato ad una indiscriminata depauperazione delle risorse della natura e ad una vita "artificiale" slegata dall'universo depredato.
E' evidente che il ritmo dello sfruttamento da parte degli uomini delle risorse primarie sta danneggiando ogni possibilità di vita per le generazioni future.
Pertanto il biocentrismo non è una scelta ma una necessità.
In qualità di Responsabile Nazionale dei Giovani di FareAmbiente rivolgo maggiormente l’attenzione sulla tutela delle generazioni future. Durante il Summit di Rio de Janeiro in cui sono stati messi in evidenza i principali problemi che affliggono il pianeta, e la nostra società, è emerso anche un documento importantissimo dal titolo “Un ambiente per le future generazioni”. I bambini rappresentano il 32% della popolazione mondiale mentre i giovani sono circa 1,7 miliardi; entrambi rappresentano il futuro della nostra umanità e in quanto generazioni future hanno il diritto di sopravvivere al degrado ambientale e di poter usufruire in futuro delle risorse presenti in natura.
La solidarietà e la salvaguardia delle risorse naturali rappresentano un dovere etico con cui dobbiamo iniziare a rapportarci quotidianamente modificando quello che è il nostro modo di pensare e di agire. Per esempio la legge n.36/94 in materia di risorse idriche considera tutte le acque superficiali e non, pubbliche e costituiscono una risorsa da salvaguardare e da utilizzare secondo i criteri di solidarietà. L’acqua è un bene pubblico limitato il cui uso deve essere solidale nel rispetto delle generazioni future.
Spesso nel nostro Paese, nonostante le normative vigenti sulla tutela e salvaguardia dell’ambiente non si è in grado di far rispettare adeguatamente queste ultime, favorendo il cattivo sfruttamento delle aree e delle risorse naturali. Tuttavia ritengo che la necessità di una maggiore etica ambientale non deve essere solo responsabilità delle Amministrazioni dello Stato ma deve diventare prerogativa di ognuno di noi. Bisogna sottolineare come la tutela dell’ambiente si materializzi troppo spesso con divieti ed omissioni volti maggiormente a tutelare interessi economici e politici propri, più che tener conto dei valori universali e trasversali dello stesso.
La tutela e la valorizzazione dell'ambiente si identificano nella conservazione e nello sviluppo sostenibile. Gli Organi istituzionali pertanto devono assumersi l’impegno politico ed economico di acquisire una strategia di sviluppo efficace ed organica lontano dalle politiche ambientali demagogiche e dei no a priori. Intervenire sul territorio, non significa danneggiarlo ma valorizzarlo nel rispetto delle sue peculiarità, attraverso un’attenta valutazione dell’incidenza ecologica, urbanistica e paesaggistica di ciascun intervento, garantendo sempre, ove possibile lo sviluppo sostenibile.
In Italia, oggi, è necessaria una cultura ambientale realista e non fondamentalista.
Uno degli obiettivi del nostro movimento è quello di diffondere su tutto il territorio nazionale il concetto di sviluppo sostenibile, in particolare attraverso l’educazione ambientale nelle scuole in ogni ordine e grado – “Puntare su giovani e su giovanissimi per un rilancio di un ambiente sostenibile è il filo conduttore di tutte le iniziative del Movimento”, come ha più volte sottolineato il Prof. Vincenzo Pepe, Presidente del Movimento ecologista Europeo FareAmbiente.
L’educazione ambientale nelle scuole è diventata obbligatoria in seguito al disegno di legge presentato alla Camera il 23 luglio 2008 da FareAmbiente. Voluta dal nostro Caro Presidente Vincenzo Pepe e sostenuta fina alla sua attuazione dai Parlamentari: On. Granata, On Ghiglia On. Giammanco e On. Lamorte.
Oggi, Fare Ambiente conta a livello nazionale più di 80.000 iscritti. Un numero sicuramente rilevante, se consideriamo che solo un anno fa il movimento era in una fase poco più che embrionale. Molto lo dobbiamo alla politica del Fare, basato sul no al demagogico NO a priori, impressa dal Presidente Pepe, e con essa, la posizione espressa su tematiche ambientali attuali che hanno visto il Movimento coinvolto in prima linea: dall’emergenza rifiuti, alla TAV, al ponte sullo Stretto di Messina, e di recente sulle problematiche inerenti la caccia nelle aree protette e della gestione della fauna selvatica che ha visto il nostro Presidente Vincenzo Pepe, ospite ad Uno Mattina, insieme al Presidente di Coldiretti, Sergio Marini, ed il Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri.
In questa occasione il Prof. Pepe ha denunciato i danni provocati dal fondamentalismo ambientalista, ribadendo la necessità di superare anche in Italia, come nel resto d’Europa, il negazionismo che ha tanto nuociuto alla causa, dimostrandosi aperto verso la possibilità di estendere la caccia selettiva anche nelle aree protette. Quando gli animali in eccesso alterano l’ecosistema bisogna intervenire e non lasciare che tutto si risolva da sé!
Molti tesserati e sostenitori hanno trovato in FareAmbiente il veicolo per far ascoltare la propria voce ambientalista, il più delle volte messa a tacere dalla mancanza di pluralismo nei media.
Molti risultati sono stati raggiunti e contiamo nel 2009 di portare avanti le nostre iniziative, sempre più motivati e animati dalla politica del Fare.
Ricollegandomi a quanto affermato precedentemente, ovvero sull’importanza della tutela delle generazioni future, ritengo che creare una classe dirigente formata da giovani in grado di assumersi grandi responsabilità è sicuramente uno degli obiettivi più urgenti da raggiungere. I giovani non devono solo pagare le conseguenze future di ciò che viene deciso da chi governa oggi, ma devono loro stessi esser coinvolti nei processi decisionali concernenti scelte politiche sulle tematiche ambientali.
Federica Ricci
Responsabile Nazionale Giovani di Fare Ambiente
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