Nella caccia, si dovrebbe essere spinti da nobili principi e non da carnieri forzati. Lungo il mio percorso di iniziazione a questa nostra meravigliosa attività, ho trovato fortunatamente molte persone responsabili e coerenti, splendide, alle quali, avendo la facoltà di scegliere, mi sono collegata per apprendere. Persone che mi hanno e mi stanno tuttora trasmettendo il loro sapere.
Andiamo per ordine: La caccia e i cacciatori possono essere e sono un valore per questa nostra società. I problemi della società sono i problemi dei singoli individui laddove manca un pensiero forte, responsabile e attento. Laddove mancano principi etici e sociali. L'ambiente, per esempio, è strettamente legato agli esseri umani che ne fanno parte. Va da sé che dove non c'è rispetto per se stessi e per gli altri, non vi è rispetto nemmeno per l'ambiente, sfruttato all'inverosimile a scopo, spesso, di profitto personale.
Fatta questa premessa, il "piccolo mondo" della caccia può sotto certi aspetti rispecchiare il "grande mondo" che è la nostra società e il nostro bellissimo pianeta. Credo che noi tutti cacciatori si abbia la fortuna di essere a stretto contatto con la natura, a differenza di altri sport o hobby, o come li si voglia chiamare. Per cui il contributo ai problemi della società deve partire dalla nostra consapevolezza di essere persone responsabili e di darne per questo l'esempio.
La fatica di alzarsi presto la mattina, di camminare per ore magari senza fare alcun incontro; l'amore per la natura in tutte le sue sfaccettature. Un animale abbattuto con correttezza e rispetto. L'impegno quotidiano che i cani ci chiedono, di obbedienza, di addestramento e di attenzioni. Sono questi i valori che dovremmo trasmettere a chi ci pensa solo assassini senza cuore. E se siamo persone corrette a caccia non vedo la differenza all'interno della società. Un bravo cacciatore è un bravo cittadino. Sono i buoni esempi, i fatti che contano. Non le parole. Vale altresì la costanza, l'impegno e la determinazione. I miei figli lo vedono ogni qualvolta preparo il fucile o la carabina...
Il nostro contributo all'ambiente viene ogni qualvolta, con la nostra costante presenza sul territorio, siamo in grado di valutare e di segnalare illeciti, abusi, oppure solamente nell'adoperarsi per la salvaguardia di un determinato habitat.
Ho scoperto un mondo meraviglioso che giorno dopo giorno mi ha rapita in un vortice infinito. Sono partita solo pochi anni fa, la mia abilitazione risale al 2008, ma, diciamo, mi sono data da fare, compatibilmente con figli, compagno, lavoro, casa e tutto quello che oggi una donna deve saper abilmente incastrare...
Il profondo e stupendo contatto con la natura mi affascina ogni volta e lo spettacolo non è mai lo stesso. Anche l'alba ogni giorno non è mai la stessa...
Ho imparato a conoscere e riconoscere un grande numero di specie di animali di cui ignoravo l'esistenza. Ho imparato e apprezzato a gustare la selvaggina che oggi cucino piuttosto bene. Grande vantaggio di mangiare biologico senza supermercato...
Ho imparato ad attendere pazientemente senza sbuffare, senza fretta, senza tutto e subito. Si respira il ritmo della natura, molto lontano da quello della città e della vita frenetica del giorno d'oggi.
Si impara a spennare e starnare un fagiano, come i contadini una volta. Si torna a quel rapporto ancestrale che ognuno di noi ha con la natura, ma che i tempi e la cultura hanno reciso.
Ho un sacco di nuovi amici, e devo dire che come donna, i privilegi non mancano! Non mancano ahimè le sciocche allusioni o gli scherni, ma a questo ormai non faccio caso.
Oggi la caccia è fortemente penalizzata perché conosciuta per il suo lato peggiore. E se molti ci non ci vedono di buon occhio, bisognerebbe indagare di più sui motivi. Nulla è a caso. Sta alle nuove generazione e, perché no, alle donne risollevare le sorti di questa affascinante passione e metterla sotto la luce che merita.
In fondo se chi ci disprezza leggesse un racconto di Rigoni Stern, forse si potrebbe ricredere.
Il problema del territorio non è solo della caccia ma di tutti gli esseri viventi. Certo, scomparendo habitat a favore di tangenziali o di centri commerciali, le pernici scompaiono. Le starne se ne sono andate da un pezzo e le lepri finiscono sotto qualche pneumatico...
Gli ungulati scendono in pianura e metteno a rischio sé stessi e la nostra sicurezza.
la gestione del territorio è ancora troppo frammentata tra enti gestori, senza considerare che un territorio non ha discontinuità, tantomeno nella sua varietà di composizione.Si pensi anche agli ambienti umidi e tutte le forme di vita presenti, cacciabili e non. La caccia, se non altro questi problemi se li prende a cuore, certo anche per suo diretto interesse, però, se non altro cerca di gestirli e di risolverli. Ambienti bonificati per coltivazione intensive o per allevamento intensivo. Ma abbiamo bisogno veramente di mangiare tanta carne...?
Laddove purtroppo non c'è profitto, il problema non si pone....
Quindi, concludendo, mi sento di dire che ogni problema grande nasce da uno piccolo e nasce da noi persone. Cacciatori o no.
Allora se vogliamo che la caccia risollevi le sue sorti, ogni cacciatore deve farsi carico di essere un esempio di civiltà, correttezza e competenza. Questo è quello che cerco faticosamente di insegnare ai miei figli e la scusa della caccia è un pretesto per trasmettere loro valori, forse di un tempo, ma sicuramente ancora validi e attuali.
Il territorio deve essere gestito con mente più aperta e con rispetto per ogni forma di vita. Altrimenti la fauna selvatica vedrà un aumento delle specie opportuniste a scapito delle altre, se non altro finchè non ci sarà un'inversione di rotta.
Silvia Radaelli