Fedele. Per definizione. Compagno. Per definizione. Di esempi e di avventure sono pieni i libri, i racconti e i film. Tutta la nostra vita, senza essere particolarmente inclini ad exploit romantici, è legata a lui, alla sua presenza discreta.
Troppo, sempre troppo presto se ne va, quando ancora avrei bisogno di lui. Ora di più anzi, ora che mentre mi lascia mi accorgo che mi sta lasciando. Me ne accorgo davvero. Me ne accorgo perchè è il mio cane.
E me ne accorgo perchè mi sta lasciando. Perchè dopo tanti anni con me se ne va, la sua corsa su questa terra si conclude lasciando un vuoto. Perchè mi sta lasciando e lasciare è già di per sè un verbo che non porta nulla di buono, ma se si riferisce al mio cane significa che vengo davvero lasciata.
Niente e nessuno potrebbe farti sentire lasciato più di un cane. Più di te. Che hai generato in me tutti quei sentimenti che non diventano mai vergogna, imbarazzo, umiliazione, sdegno. quelli te li provocano solo gli esseri umani.
Tu mi hai fatto solo del bene. Un fidanzato, un compagno, per quanto fedele e innamorato, non è mai davvero tuo. Nei rapporti tra le persone questo probabilmente è anche il bello: scegliersi. Ogni volta che ci si guarda. Ogni volta che ci si parla. Che si litiga. Che ci si cerca. Scegliersi ogni volta. Ma scegliersi una volta? Una volta sola e per sempre? Fa venire il panico. La paura di sbagliare. Il bisogno di pensarci e ripensarci. E comunque concedersi una riserva. Scegliere una volta e per sempre? Tu l'hai fatto. Senza riserva. Senza dubbio.
L'hai fatto prima che io ti indicassi quando te stavi ancora a fare il cucciolo in una cucciolata di cani cicciottelli. E da cucciolo in una cucciolata di cani cicciottelli sei diventato il mio cane.Nulla mi fa sentire più lasciata.
Chi sono io? Sono una qualsialsi che ama il suo cane, che riceve il suo bene puro, incondizionato. che troppo spesso distrattamente, parlando con qualcun altro magari, ha lasciato andare una carezza su un muso che veniva a prendersela, infilandosi sotto la mano. E vorrebbe dartene ancora e ancora e ancora tante. Recuperare quelle non date o fartene una scorta per il tuo viaggio. Stucchevole. Ne sono certa: risulto stucchevole. Senza vergogna.
Accolgo ogni pollice verso il basso con il mento ben lontano dal petto. Sei il mio cane. E sarebbe dolorosamente commovente in ogni caso. Ma se io oltre ad essere una qualsiasi sono anche cacciatore il mio cane è ancora di più. Il mio cane non è più un cane, seppur già grandioso, ma un prolungamento di me. Forse il buono di me.
Il lato passionale, selvaggio, vero di me. Di sicuro è colui che sta nella parte migliore di me.
La dimostrazione che la teoria dei vasi comunicanti ci spinge a tenere vicendevolmente il livello della fedeltà costante. Non c'è cosa di me che ti interessi oltre a me. Potrei odiare, puzzare, bestemmiare, rubare, picchiare, mentire, tradire anche. Tu non te ne accorgeresti. Non me ne faresti neanche una di colpa. Tu vedi me scremata da tutto il resto e cristallizzata nella perfezione che non ho, nè avrò mai. Mi lusinghi tu. Tu che sei solo un cane.
Talvolta, nei momenti di sconforto, mi sembri l'unico a vedermi, l'unico per cui io valgo qualcosa. Spesso non è neanche solo un'impressione. Il mio cane. La tua padrona. Padrone deriva da pater, padre. Forse mi hai sempre considerato la tua guida, ma se mi giuri di seguire la mia logica provo a spiegare: un cacciatore non è padrone del suo cane. Che quel padrone l'ha guidato su strade che lui stesso gli ha indicato, su strade che da solo non avrebbe mai riconosciuto come tali. E così anch'io.
Di sicuro a caccia sei stato tu la mia guida. Il muso a terra, il pelo umido. Ogni tanto la corsa indietro, verso di me, come a dire "ci sei? tutto bene? Guarda che io continuo a cercare", la carezza cercata in velocità e via di nuovo davanti a me senza darmi mai davvero le spalle. E quella trepidazione, il cuore in gola, quando ti fermi vibrante. Che ferma! esclama uno che vede. Perchè si vede. Ma se sono io e tu sei il prolungamento di me, io la sento.
Tutto si ferma anche dentro me, e i miei passi sembrano pesanti e rumorosi accanto ai tuoi occhi fissi, alla tua posizione perfetta. Io divento goffa e pesante al tuo confronto, e se al momento dello sparo sarà una padella come te lo spiegherò? Riuscirai a capire che l'uomo commette molti più errori di quanti è disposto ad accettarne? Che poi quel nervoso rimmarrà e magari alzerò un pò più del dovuto la voce con te e tu in realtà non hai colpa, perchè sei il mio cane e saprai solo andare avanti sulle tue zampe e fermarti quando si fermeranno anche le mie gambe.
Ma se sparo bene, bene almeno un pò del bene tuo quando hai cercato e tenuto la ferma e mollata poi quando io sono stata abbastanza vicina, allora sì! La mia gioia sarà grande più della tua, più euforica di te che sembrerai quell'essere strano che non sei.
Quel misto tra un cucciolo festante che non vuole aprire la bocca nel riporto e quel cane saggio che poi si volta e si rimette a correre senza aspettarmi. Quasi a dirmi io lo sapevo che ce la facevi, dai su, non abbiamo tempo da perdere.
Ed è una sensazione strana quella che mi regali. E' come se tu non avessi dubbi su di me. Sai, quando ti ho portato a casa erano tutti attorno a farti le carezze e dire che bello. Poi cresci, e come succede alle persone, solo chi ti vuole bene davvero continua a fartele e a dirti che sei bello, non solo perchè hai la pancia paffuta e le zampe sproporzionate. Quando io ero piccola la gente diventava matta perchè avevo i boccoli e gli occhi blu, e per la strada mi sorridevano.
Sarei stata comunque bella per il solo fatto di essere piccola. In questo non siamo diversi. Poi crescendo diventi qualcosa d' altro. E se diventi formosa e provocante per la strada ti fischieranno al massimo, se sarai bruttina e timida non si accorgeranno del tuo passo. Ma il sorriso spontaneo lo riceverai solo da chi non ha smesso di guardare i tuoi boccoli farsi lunghi e ad amarli in ogni loro millimetro.
Perchè ti dico questo? Perchè anche a te è successo. Con la differenza, la grande differenza, che a te non fregava nulla del consenso degli altri, degli altri che non fossero noi, la tua famiglia.Questo ti ha fatto grande, ti ha fatto l'essere speciale che mi mancherà. E noi abbiamo amato le tue zampe farsi sottili, il pelo sempre meno morbido e lucido, il tuo naso perdersi negli anni e l'udito scomparire.
Per chiamarti ti dovevamo raggiungere e toccare. Così ti voltavi. Eppure non ci siamo mai stancati di farlo. Perchè tu comunque sei e sarai sempre il ponte per arrivare a ricordi da perdere il fiato. Questo vale un pò per tutti. Conosco chi si commuove accarezzando un cagnolino grande come un pugno, pieno di magagne, perchè fa da ponte con la nonna che non c'è più.
Ogni cane che sia stato amato dal proprio padrone è un ponte. Ma il cane del cacciatore, il cane del cacciatore non è solo un ponte. E' un viaggio. Un farsi e disfarsi di terreno. Uno scaldarsi d'aria. Una salita che riempie d'affanno i polmoni. Uno sciogliersi di fango sul tuo pelo. Un tramonto che scende accanto alle case.
E tu puzzi. Dai, lo sai che puzzi, perchè scegli sempre di rotolarti su qualche carogna. E vuoi farti il bagno nell'unico posto dove non dovresti. Ma chi sono io per dire cosa è puzza e cosa è profumo. Il dubbio dovrebbe venire a me, perchè tu le cose le hai sempre riconosciute. Anche adesso tu lo riconosci il mio modo di accarezzarti e non vorrei che lo facessi.
E' successo altre volte che io non volevo che tu riconoscessi. Ad esempio: riconoscevi la mimetica e gli stivali. Ma io non sempre potevo portarti, speravo lo capissi. Di sicuro tu non potevi capirlo perchè non avresti mai immaginato una giornata di caccia senza di me. Lo sai bene, faccio parte di quella schiera di persone che vanno a caccia e che per qualcuno sarebbe quella che non ha sensibiità.
Non lo so se tu mi hai riconosciuto della sensibilità. Io mi sono sforzata, ricordi che quando eri piccolo e lo ero anch'io in fondo, ti davo sempre la punta del cornetto? Del gelato? Quella più buona? Ecco, forse tu non hai riconosciuto il gusto migliore, ma spero che abbia riconosciuto il mio gesto, migliore. Nè io nè quelli come me ti abbandonerebbero per andare in vacanza. Perchè poi in fondo non potrebbe essere vacanza senza te.
C'è una dedica su un diario di un cacciatore di sessant'anni. "Ti ho sepolta in quella terra dove tanto hai corso e dove tanta selvaggina hai trovato. Addio Trilly". Questo filo che ci lega, cane e cacciatore, ci farà correre anche dopo.
Quando si farà sera.
E avremo un altro tempo.