Bisognerà che qualcuno si decida a mettere con forza la “questione dell’ ISPRA” e della sua adeguatezza e credibilità all’ordine del giorno, perché di un Istituto (individuato dalla legge come primo se non unico referente di Stato e Regioni per pareri e consulenze tecnico/scientifiche, di fatto sovente vincolanti, in materia faunistica e venatoria) che oramai un giorno si e l’altro pure su argomenti sensibili come le deroghe risponde in sostanza “non sono in grado di fornire dati, dunque il parere è negativo”, francamente non si vede la necessità e tanto meno l’utilità.
La vicenda recente del parere alla richiesta della provincia di Perugia per il prelievo in deroga del fringuello è solo l’ultima della serie (all’inizio dell’anno analoga risposta alla Toscana – che ha proposto ricorso al Tar del Lazio, affiancata ad adiuvandum dalla Federcaccia regionale, ricorso ancora da discutere dal Tribunale -, poi a Lombardia e Veneto: pareri negativi in fotocopia con il suddetto ritornello del non sappiamo, quindi non vi possiamo dire si) e forse neppure la più paradossale.
Sembrerebbe che alla Regione Toscana sia arrivata nei giorni scorsi un’altra risposta, stavolta alla richiesta di parere per il prelievo in deroga, ai sensi della lettera c) del comma 1 dell’art. 9 della Direttiva, dello storno.
Ricordiamo che l’Ispra, solo pochi mesi fa, ha redatto un articolato documento con il quale esprime e motiva il suo parere favorevole alla reintroduzione dello storno nell’elenco delle specie cacciabili, parere nel quale si afferma in buona sostanza che la specie può essere tranquillamente cacciata normalmente durante la stagione venatoria non ricorrendo condizioni di rischio per la sua consistenza.
Era logico (meglio: sarebbe stato logico!) aspettarsi che con una simile premessa la richiesta della Toscana sarebbe stata accolta, che una qualche piccola quantità prelevabile in deroga sarebbe stata dall’Istituto indicata, che, insomma, visto che l’Ispra da il via libera alla caccia non ci sarebbero stati problemi nell’autorizzare un prelievo in deroga che senza dubbio alcuno avrebbe inciso in misura estremamente ridotta sulla specie rispetto a quanto accadrebbe (accadrà) con l’inserimento della stessa in calendario.
Pare che non sia così. Pare che l’Ispra, argomentando sulla diversità dei dati che vengono richiesti per le deroghe rispetto a quelli necessari per la caccia normale, abbia anche stavolta negato l’assenso!
E’ evidente che così non è possibile continuare.
Istituzioni elette dai cittadini che esprimono la volontà di adottare atti (in questo caso il prelievo in deroga) per i quali hanno la competenza e che vengono bloccate nelle loro decisioni da un organo tecnico che candidamente afferma di non essere in grado di rispondere.
L’Ispra è vigilato dal Ministero dell’Ambiente, dunque ad esso spetterebbe garantire che faccia il suo lavoro. Semprechè, e il perdurare di questa situazione paradossale spinge a sospettarlo, non sia questo il lavoro che secondo il Ministero l’Ispra deve svolgere.
Pietro Gori
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