Sui richiami vivi governo e Parlamento (almeno finora e salvo sorprese dell'ultima ora legate al decreto anticipato dal Consiglio dei Ministri del 13 giugno), hanno dimostrato equilibrio e buonsenso, non c'è dubbio. Ma chi ha ascoltato il dibattito alla Camera si sarà reso conto del bassissimo livello degli interventi e della pochezza dei contenuti di chi cercava subdolamente di annientare la tradizione della caccia al capanno. Per grillini e compagnia bella, i cacciatori altro non sono che dei torturatori patentati, dediti ad accecare i loro richiami, doparli e maltrattarli in ogni modo possibile, come fossero dei sadici. Una pratica “barbara” e “incivile”, è stato detto. Parole amare, difficili da mandar giù, soprattutto perchè risuonate nel tempio della democrazia di questo Paese, che dovrebbe un minimo di rispetto a chi paga con le proprie tasse molti degli interventi di protezione ambientale. Non c'è da stupirsi se Grillo e i suoi illustri sconosciuti cerchino l'appoggio delle masse su un argomento di nicchia. In questo modo possono contare su una diffusa indifferenza ed è molto più facile far passare concetti già digeriti e pronti all'uso. Pazienza poi se risultano assolutamente falsi nella sostanza dei fatti. Nessuno andrà ad indagare come stanno realmente le cose, e se qualcuno si prenderà la briga di farlo certamente si fermerà ai comunicati delle associazioni ambientaliste, che, sappiamo, hanno fatto il diavolo a quattro pur di farsi ascoltare dai grillini per sfruttare l'allettante situazione della procedura di infrazione contro l'Italia. Il concetto che molti italiani hanno appreso è quello dei Cinque Stelle, ovvero che, in pratica sui richiami vivi il governo ci ha condannato all'infrazione europea pur di tutelare i cacciatori. Falso. L'infrazione si risolverà anche senza annientare una tradizione millenaria, nel rispetto della direttiva comunitaria, che certo non chiede di non utilizzare richiami vivi a caccia.
Purtroppo in Italia se non vivi in campagna e non l'hai mai frequentata, se non hai parenti e amici cacciatori, probabilmente della caccia hai una visione poco realistica e spesso negativa. Sono in molti a cedere al clichè dell'individuo un po' sanguinario che spara a qualsiasi cosa in movimento. La realtà è ben diversa: da cacciatori si è costretti ad annotare anche il più piccolo uccello prelevato, versare tasse su tasse e rispettare orari precisi. Essere cacciatori vuol dire seguire la legge, applicare il principio del prelievo sostenibile e ricoprire una importante funzione sociale e ambientale. Ma anche prendersi cura volontariamente degli spazi comuni e della buona salute della fauna selvatica, senza trarne alcun beneficio diretto. Cose che i cacciatori fanno con tutta l'anima. Non si aspettano onori e gloria, ma nemmeno di essere presi a sputi e spintoni davanti alle loro manifestazioni, o di ricevere auguri di morte da geologi (Tozzi) capaci di augurare la morte di chi uccide un animale. Men che meno di ricevere lezioni dai grillini su ciò che fanno da decenni nel rispetto della legge.
Il problema della disinformazione è ampio. Come ha messo in evidenza la recente ricerca Gli italiani e la caccia, in Italia pochi conoscono le limitazioni imposte ai cacciatori su periodi, specie e carnieri. Solo 5 dei 18 limiti imposti ai cacciatori italiani è conosciuto da almeno la metà degli intervistati. Pochissimi si rendono conto del fatto che la fauna selvatica è una risorsa rinnovabile, e che per diversi animali esistono seri problemi legati proprio alla loro eccessiva presenza, e questo perfino nonostante i massicci prelievi “per divertimento”. Eppure c'è chi parla instancabilmente di un non ben identificato declino di questa o quella specie, causato proprio dalla caccia. Altra falsità che ripetuta allo sfinimento, potrebbe diventare vera nelle teste degli italiani. Dovremmo impegnarci tutti quindi su questo fronte. Bisogna a tutti i costi far passare questo messaggio: non si caccia nessun animale per cui si abbia anche il benchè minimo sentore di pericolo per la sua conservazione. Ecco perché la caccia non è mai citata tra le cause di disturbo per la fauna nelle pubblicazioni scientifiche. Lo è talvolta il bracconaggio, che in passato ha determinato situazioni di declino, per esempio dei grandi carnivori, oggi in netta ripresa grazie alle nuove immissioni, ma grazie anche agli sforzi di educare interni al mondo venatorio.
Avendo dalla propria parte la scienza, dovrebbe essere facile per il mondo venatorio dettare la linea. E invece spesso è tutto il contrario, sono le associazioni ambientaliste a costringere le amministrazioni a passi indietro senza alcun senso, vanificando il lavoro di gestione e danneggiando l'ambiente stesso che a parole (e per slogan) vorrebbero far credere di tutelare. Eppure la loro stessa esistenza è assicurata anche dai soldi delle tasse pagate di anno in anno dai cacciatori, che finiscono col finanziarle, come finanziano i Parchi. La cosa buffa è che questi soldi non vengono investiti nella protezione ambientale, come dovrebbe essere, ma sono spesi anche in avvocati e perizie che cercano di demolire i regolamenti sulla caccia avallati dall'istituto scientifico del Ministero stesso (Ispra). Una vera beffa: i cacciatori, allo stato dei fatti, sono costretti a pagare per chi vorrebbe che non andassero a caccia.
La società sta cambiano ed è bene trovare nuovi modi, più coinvolgenti e mirati, per farsi conoscere. Un suggerimento potrebbe venire dalla Germania, dove l'associazione Deutscher Jagdverband (unica per tutti i cacciatori) ha deciso di combattere uno per uno gli stereotipi sulla caccia, portando in evidenza i tanti pregiudizi che ruotano attorno a questa passione. Il che, se da un lato ci consola perché significa che anche i cacciatori tedeschi devono portare alla luce del sole le verità nascoste sulla caccia, dall'altro ci fa capire quanto da noi ci sia ancora molto da lavorare, visto che secondo un sondaggio tedesco addirittura l'80 per cento dei cittadini tedeschi è già convinto che la caccia ricopra un ruolo attivo nella prevenzione dei danni all'agricoltura. Così come in Svizzera, dove i due terzi della popolazione si dichiara a favore della caccia, e negli Stati Uniti, con il sostegno alla caccia del 74% della popolazione (sondaggio nazionale dalla National Shooting Sports Foundation NSSF).
L'associazione tedesca nella sua campagna mediatica smonta uno per uno tutti i pregiudizi che ruotano attorno alla caccia. Come? Lasciando parlare i fatti. Fatti che dimostrano come le funzioni e le responsabilità dei cacciatori, così come il loro bagaglio di nozioni scientifico-culturali sia aumentato sempre più nel tempo consacrandoli maggiormente nel ruolo di operatori ambientali, vicini alla conservazione della natura e fruitori sostenibili dell'ambiente e delle specie selvatiche. L'iniziativa tedesca si sofferma su alcuni fatti importanti: la tutela delle specie, l'evidente necessità di controllare i cinghiali, la tradizione, il volontariato ambientale dei cacciatori, la sicurezza (la caccia è l'attività statisticamente meno pericolosa). Cose che valgono anche per i cacciatori italiani, ovviamente.
Cinzia Funcis
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