I movimenti hanno dimostrato che le rivoluzioni di costume, pacifiche e pacifiste, smuovendo la coscienza collettiva, stimolano ad unirsi in un comune pensiero, rinnovando e proiettando in avanti prospettive sociali e politiche, spesso bloccate dalle barriere degli indottrinamenti, dando così a molta gente, confluita in massa, un mezzo per essere artefice del proprio cambiamento.
Dove il femminismo, padre di molti movimenti, è riuscito a proporre nuove identità, magari mettendone in crisi altre ma creando nuovi ruoli di innegabile valore, il movimento ecologista è andato presto oltre alle sue buone intenzioni, diramandosi in molti pseudo movimenti. In una società più moderna, più consumista, dove tutto appare egoisticamente possibile, indirizzata all’opulenza, allo sperpero, ed anche sempre più sopita ed indifferente, le originali ambizioni di miglioramento dell’ecologia sono oggi, spesso oggetto di imitazioni, dettate più da intenzioni ambivalenti, celandosi dietro ad una dottrina solo di facciata e volte più alla ricerca di opportunità assistenziali offerte dall’onda di una certa moda, che alla necessità di risolvere il ‘problema ambiente‘.
Questi pseudo movimenti percorrono all’indietro la strada indicata dai veri movimenti, che si sono battuti contro l’ipocrisia, i pregiudizi e la disinformazione usando ora proprio questi mezzi, rivelando un’identità posticcia, non spontanea, artificiosamente costruita, le cui funzioni sono più orientate alla sobillazione popolare che alla pacifica rivoluzione.
Per darsi un pretesto esistenziale ed offrirsi sul mercato politico, molte di queste organizzazioni hanno fatto della caccia la loro vittima predestinata. Caccia che è già, a sua volta, vittima proprio del fallimento di quell’ecologia che originariamente vedeva uniti, nel movimento, anche gli stessi cacciatori, rimasti i veri cultori dell’ambiente originale.
Molti degli ‘ecologisti’ si sono da tempo arresi, coscienti del fatto che il nemico contro il quale si battevano era troppo potente, hanno preferito passare dalla sua parte, mettendosi al suo servizio e garantendosi una facile sopravvivenza, al di sopra del colore di qualsiasi governo; ma avendo ogni cosa il suo prezzo, come fare, allora, ad accumulare consensi sociali senza resuscitare l’ecologia, e senza provocare così, gli ovvi risentimenti padronali?
Ecco i cacciatori: niente meglio di loro e della caccia come miglior vittima sacrificale. Quindi l’attenzione verso l’ambiente si è trasformata, a mezzo di una campagna diffamatoria, in una guerra per sottrarlo sempre di più all’uso venatorio e di allontanare sempre più da esso i cacciatori, ai quali si imputano solo colpe, con il principale intento di trasformare la loro figura in quella di un nemico e in un pericolo che è sempre meglio evitare.
Un pericolo per turisti e bambini, un pericolo per la biodiversità e, con l’inquinamento che deriva dal piombo dei pallini sparati dalle loro cartucce, perfino un pericolo per l’ambiente stesso. Non importa come in realtà sia attualmente l’ambiente, se trasformato in cloaca, saturo di veleni, consegnato ad industrie, allevamenti, monoculture deleterie, dedicato ai parchi, al proliferare di ricerche petrolifere e, presto, di nuovi campi da golf; non importa tutto questo, il vero pericolo per il turismo e per i bambini rimarranno solo i cacciatori.
Questi pseudo movimenti, ambientalisti e animalisti, propinano sulla caccia, menzogne di una tale stupidità da credere che i loro seguaci abbiano ormai perduto irrimediabilmente ogni capacità di essere artefici di un cambiamento, moderno, profondo e democratico, di cui tutta la società possa alla fine giovarsi, ed è anche ancor più vero che nessuno e quindi neanche i cacciatori, potrà essere artefice di alcun cambiamento finché baserà le sue ambizioni solo sulle bugie che gli raccontano, che comunque, un risultato l’hanno ottenuto: stordire le menti con l’illusione di una soluzione a portata di mano, per evitare che alla fine la coscienza riconduca alla nascita di un altro di quei grandi movimenti verità, che, con la sua forza, la sua compattezza e la sua dirompenza, scardini i privilegi di pochi riconducendoli ai legittimi proprietari.
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