Sarà forse utile qualche considerazione, a poche settimane dall’apertura, sul quadro ancora una volta schizofrenico dei calendari venatori delle regioni italiane, dopo una primavera/estate di notizie contrastanti, di riunioni infinite della conferenza stato-regioni, di dichiarazioni, smentite, precisazioni, minacce (ambientalisti e animalisti che preannunciano denunce e azioni legali per danni contro chi osasse disattendere le indicazioni, per loro Verbo, dell’Ispra su tempi e specie ).
Preso atto con soddisfazione che alcune importanti regioni (fra esse la Toscana che ha confermato il calendario dell’anno scorso, con l’inspiegabile defezione della provincia di Arezzo che ha approvato una delibera ove si ritarda l’apertura ad alcune specie, si anticipa la chiusura ad altre, si tolgono addirittura dall’elenco delle cacciabili marzaiola e combattente!!) hanno rinviato al mittente l’invito (presunto obbligo) a penalizzare tempi e specie di caccia, restano in altre i calendari ridotti e le minacce di ricorso a vie giudiziarie.
L’occasione per tutto questo – colta al volo dallo schieramento anticaccia e da qualche esponente politico ad esso vicino – sta nella legge comunitaria dell’anno passato, che con largo voto di maggioranza introdusse alcune modifiche alla 157, con la scusa di rispondere agli obblighi europei ma con lo scopo vero di colpire la caccia italiana. Ci cascò, nella trappola, anche qualche esponente del mondo venatorio, abbagliato dalla (presunta e teorica, visto che è indispensabile e vincolante il parere positivo dell’Ispra) possibilità di cacciare alcune specie fino al 10 febbraio.
La modifica apportata alla 157 su cui poggia la vicenda, in sostanza, consiste nella introduzione di un comma 1bis all’art. 18 che vieta la caccia a tutte le specie durante la migrazione prenuziale. Per l’Italia, per la quale le date della suddetta migrazione fornite dall’Ispra all’Europa sono le più anticipate dell’intero bacino mediterraneo (anche di tre decadi rispetto a Francia, Spagna, Grecia), ciò significherebbe una drastica contrazione della stagione, se non fosse (ma questo gli animalambientalisti non lo dicono) che il comma 1 dell’art. 18 è rimasto immutato, e reca date puntuali di apertura e chiusura per ogni specie. E cosa ne pensano, al riguardo, Osvaldo Veneziano (recente autore di una incontrovertibile nota: vedi Big Hunter 10 agosto) e l'Arcicaccia, strenui difensori della 157, visto che sembrano assai sensibili a drastiche modifiche della stessa, come dimostra il loro atteggiamento nella vicenda del Tavolo delle Regioni, dove non hanno mancato occasione di appoggiare se non addirittura sollecitare ogni e qualsiasi restrizione proposta da coloro che insistono pervicacemente a voler ridurre specie cacciabili, date di apertura e chiusura e opportunità di caccia?
I più attenti ricorderanno che furono le regioni, un anno fa (anche la Puglia oggi diventata capofila dei penalizzatori della caccia), a scrivere al Governo per dire che se il Parlamento voleva cambiare i calendari avrebbe dovuto modificare anche il comma 1, altrimenti le regioni stesse non avrebbero avuto motivo alcuno di intervenire in senso restrittivo.
Il Governo non ha chiarito alcunchè, non ha puntualizzato che il comma 1 è il riferimento per i calendari venatori, ha invece fatto uscire allo scoperto l’Ispra con un documento pieno di contraddizioni (more solito, se pensiamo che nel 2010 espresse un parere sibillino sulla reintroduzione dello storno nell’elenco delle specie cacciabili al punto che l’Europa scrisse al Governo italiano che non poteva procedere visto che nemmeno l’Istituto ne ravvisava le condizioni, e solo un anno dopo, nel febbraio 2011, ha sostenuto invece che potrebbe tranquillamente esser messo nel normale calendario).
Al Governo latitante (per memoria: c’è confusione su un altro tema importante, le deroghe, e il Governo manco si sogna di predisporre le Linee Guida previste dalla stessa legge comunitaria) si sono aggiunti esponenti di spicco dell’opposizione, del PD in particolare, che anziché esigere dall’esecutivo l’emanazione degli atti dovuti (le ricordate linee guida ad esempio), diffonde comunicati e dichiarazioni (in ultimo la lettera del Segretario Bersani alle associazioni animaliste ed ambientaliste) che sembrano avere lo scopo primario di bacchettare e richiamare all’ordine le regioni governate dal centrosinistra che, come ad esempio la Toscana, ma non è la sola, applicano la legge con coerenza e rigore senza cedere agli ideologismi anticaccia.
Un quadro, si diceva all’inizio, schizofrenico, e non solo per i calendari venatori.
Pietro Gori