L'avrà detto anche il Ministro Galan, che il 16 marzo scorso aveva già dato disposizioni ai suoi del ministero di sbaraccare per trasferirsi armi e bagagli al Ministero della cultura e che oggi, invece, si ritrova ancora lì, al Mipaaf, forse a disfare le valige, non si sa se ringraziando o rimuginando pensieri e perplessità nei confronti di un establishment che usa il timone della nostra mamma centocinquantenaria come se fosse uno sbattiuova.
L'avranno detto anche all'Ispra, quando qualcuno, a buona ragione, avrà chiesto loro di eseguire delle disposizioni che spettano a un esecutivo, deprivandoli di quel potere di surroga di cui da tempo, in una vacazio grave della politica, organi, organetti, e organini dello Stato si sono appropriati, immaginandosi - anch'essi - unti del signore.
Considerazioni, queste, che hanno un senso compiuto se raccontiamo, facendo anche qualche congettura, cosa sta accadendo intorno alle nostre faccende. Si parva licet.
E allora. Abbiamo saputo che una decina di giorni fa, dopo un anno almeno di inattività, al Mipaaf si è riunito con nuovi attori (Galan, Luciano Rossi, Viviana Beccalossi) il Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale. E questa è già una notizia, una sorpresa, come anche Big Hunter ha segnalato. Ma la notizia che ancora di più ci ha sorpreso è stato che l'Ispra aveva presentato una memoria sullo storno, che a nostro avviso ha dello sconvolgente, perchè segna un diverso rapporto fra esecutivo ed ente di ricerca. Perchè certifica implicitamente che l'ente di ricerca quello deve fare: RICERCA.. e che l'esecutivo, in questo caso il Ministro, che presiede il Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale, dispone, richiede, commissiona indagini e richiede pareri all'organo scientifico in funzione di obiettivi, politici, che individua autonomamente.
Questo è quello che abbiamo pensato sia successo, quando abbiamo avuto modo di leggere il documento in oggetto, di cui fra poco daremo contezza, ma che troverete qui allegato affinchè anche voi, cari assidui lettori di www.bighunter.it, possiate analizzare per farvene un'idea.
Dunque, interpretando i fatti, noi pensiamo che sia andata così.
Primo: il Ministro, ex governatore di una regione in cui - a torto o a ragione - la caccia è ancora tenuta in considerazione, cerca di capire come affrontare il problema a livello nazionale. L'attività venatoria è stato oggetto di attacchi a più riprese. Noi sappiamo che nella massima parte sono ingiustificati. Anche al Ministro sorge lo stesso dubbio, soprattutto quando è costretto in Consiglio dei Ministri a denunciare insieme alla Gelmini, a Bossi e ad altri colleghi (Matteoli, La Russa, ad esempio), le intemperanze della rossa Brambilla, che si arroga il diritto aldilà delle proprie competenze istituzionali di dettare la linea anche sulla caccia (chiedendone in pratica l'abolizione).
Secondo: l'Infs (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica), da poco fagocitato dall'Ispra, continua a operare in palese autonomia; si accoda (ma si potrebbe anche pensare che ne è alla guida...) alla variegata canea anticaccia, provocando nel paese e in Parlamento "escalation" al grido di "NO alla caccia selvaggia". Esprime pareri che hanno poco di scientifico (quasi sempre hanno segno negativo, trincerato dietro il fatto -o, meglio, il "NON FATTO" - che non esistono dati statistici esaurientemente autorevoli a cui collegarsi). L'opinione pubblica e il palazzo ne evincono che se il patrimonio faunistico nostrano corre dei rischi, ciò dipende dalla caccia e da quegli sciagurati dei cacciatori italiani. Nello stesso tempo, però, l'ISPRA, quello vero, produce un rapporto in cui fa bella mostra di sè un elenco di rischi a cui fauna e patrimonio naturale sono soggetti in Italia. Scandalosamente, per la sopracitata canea, e per la rossa di Lecco, la caccia non ne fa parte. Se a Galan non è saltata automaticamente la mosca al naso, qualcuno probabilmente gliel'avrà fatta notare, quella mosca, gigantesca, che gli ronzava intorno alle froge. Fatto sta che....
Terzo: avrà preso in mano la situazione, neutralizzato la mosca, ma nello stesso tempo avrà preso una decisione. Questa: poichè fra quanto dicono e quanto invece succede c'è una bella differenza, cominciamo a rimettere nel giusto ordine i rapporti fra le varie competenze. Partendo dalle emergenze. Non c'è dubbio, che una di queste sia l'incredibile vicenda dello storno: fonte di danni in Italia, cacciato in gran parte dei paesi dell'Unione Europea, escluso dal nostro calendario, e addirittura oggetto di contestazioni anticaccia in molti casi anche quando se n'è consentito il prelievo in deroga.
E qui, il Ministro - sempre a nostro avviso - avrà fatto una cosa semplicissima. Avrà preso carta e penna e avrà indirizzato una lettera all'Ispra, di questo tenore. Cara Ispra, poiché mi risulta che lo storno gode di buona, ottima salute, poiché mi risulta che in Italia fa danni all'agricoltura, di cui io rappresento l'organismo responsabile a livello nazionale, poiché in molti altri paesi dell'Unione Eropea è oggetto di caccia, senza che questo ne intacchi i contingenti, poiché nelle more di un reinserimento nell'allegato II/2 della Direttiva fra le specie cacciabili anche in Italia, è possibile che venga reinserito nell'elenco delle specie cacciabili (art. 18 della 157/92) attraverso lo strumento del DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio), premesso tutto questo, cara Ispra, e volendo prendere delle decisioni, gradirei che mi facessi il punto della situazione.
Questo, a nostro avviso si badi bene, quello che potrebbe essere successo. A cui, inopinatamente, è seguita, questo è certo, la seguente comunicazione dell'Ispra, a firma di Alessandro Andreotti, Lorenzo Serra, Fernando Spina.
Riportiamo, sintetizzando, fra virgolette ampi stralci del documento Ispra:
“CONSIDERAZIONI IN MERITO ALLA POSSIBILITÀ DI INSERIMENTO DELLO STORNO TRA LE SPECIE CACCIABILI IN ITALIA
L'art. 7 della Direttiva n. 2009/147/CE prevede espressamente la possibilità per gli Stati membri di consentire l'attività venatoria nei confronti delle specie elencate nell'allegato II[...].
Tra le specie dell'allegato Il è incluso lo Storno. Tale specie non era considerata cacciabile nel testo della Direttiva al momento dell'approvazione avvenuta nel 1979; è stata inserita nella parte 2 dell'allegato II a seguito di una modifica introdotta nel 1994 con l'approvazione della Direttiva n. 94/24/CE. L'inserimento dello Storno è stato previsto per il Portogallo e per la totalità degli Stati membri affacciati sulle rive del Mediterraneo che all'epoca facevano parte della Comunità Europea (Spagna, Francia, Grecia), con la sola eccezione dell'Italia. Successivamente lo Storno è stato reso cacciabile in altri Stati, nel frattempo entrati a far parte dell'Unione Europea, ed in particolare in Ungheria, Malta e Cipro (Treaty of Accession 2003), nonché in Bulgaria e Romania (Direttiva2006/105/CE).
Attualmente l'Italia è l'unico Stato membro ricadente nella porzione meridionale dell'areale europeo della specie dove lo Storno non è cacciabile. Sulla base delle modifiche apportate negli anni all'allegato II/2 si evince come l'Unione Europea ritenga sussistano le condizioni affinché lo Storno possa essere cacciato nel rispetto dei principi della Direttiva n. 2009/147/CE, quantomeno nei Paesi che ricadono all'interno della porzione meridionale dell'areale europeo di nidificazione e svernamento.
Poiché l'Italia si trova al centro dei quartieri invernali del Paleartico occidentale ed è interessata da importanti flussi di migrazione, si deve presupporre che anche in questo Paese lo Storno possa essere cacciato con modalità analoghe a quelle previste all'interno degli altri Stati membri dell'Unione Europea [...].
A) Sussistenza delle condizioni che permettono di consentire la caccia dello Storno in Italia - Assenza di criticità. A tale riguardo occorre valutare se si possa consentire la caccia rispettando i principi indicati dalla Direttiva n. 2009/147/CE e richiamati in premessa; pertanto, di seguito vengono analizzati alcuni aspetti relativi all’abbondanza della specie in Italia, allo stato di conservazione delle popolazioni e all'entità del prelievo venatorio.
1. Importanza dell'Italia quale area dl transito e svernamento dello Storno in riferimento al contesto europeo - La posizione dell'Italia è centrale rispetto all'areale di svernamento della specie nel Paleartico occidentale. Per questa ragione il Paese ogni anno viene raggiunto da un ingente quantitativo di soggetti provenienti da una vasta area che si estende nell'Europa orientale e settentrionale. Valutazioni effettuate sulla base dei dati di inanellamento e ricattura e sulle stime delle popolazioni nidificanti hanno fatto ipotizzare che l'Italia ogni anno sia interessata dall'arrivo di alcune decine di milioni di individui, corrispondenti a circa un terzo dell'intera popolazione paleartica. Le caratteristiche ambientali presenti, inoltre, fanno si che la gran parte del territorio del Paese offra condizioni idonee per la sosta dei migratori e per lo svernamento. Nel contesto italiano, pertanto il prelievo venatorio nei confronti dello Storno sarebbe a carico di:
a. popolazioni numerose e meno vulnerabili rispetto ad altre meno abbondanti e/o situate in posizioni marginali dell'areale
b. popolazioni che si trovano in condizioni ambientali ottimali e dunque meglio capaci di sopportare l'impatto della caccia.
2. Stato di conservazione delle popolazioni presenti in Italia - La popolazione nidificante nella Penisola italiana gode di uno stato di conservazione favorevole, essendo andata incontro negli ultimi decenni ad un incremento demografico e ad una significativa espansione di areale. Lo stato di conservazione delle popolazioni estere che raggiungono l'Italia è generalmente migliore di quello delle popolazioni che si dirigono verso la Penisola Iberica [...].
3. Modalità di esercizio del prelievo venatorio - in base alla legge n. 157/92, l'attività venatoria è controllata. II prelievo può essere effettuato da cacciatori che hanno superato un apposito esame e con l’impiego di mezzi di uccisione consentiti ai sensi della Direttiva n. 2009/147/CE. La stagione venatoria è ristretta e permette di garantire il pieno rispetto dei periodi sensibili di cui all'art. 7, comma 4 della citata Direttiva n. 2009/147/CE. La pressione venatoria che si prevede potrà interessare lo Storno risulta analoga a quella che attualmente si esercita nei confronti di altri Passeriformi migratori regolarmente inseriti l'allegato II/2 per l'Italia e che non mostrano particolari problemi di conservazione (Tordo bottaccio, Tordo sassello, Merlo e Cesena). Inoltre in Italia una frazione rilevante del territorio agro-silvo-pastorale (stimabile attorno al 20%) è interdetta alla caccia; questo fa si che anche le specie cacciabili possano trovare condizioni di tranquillità anche nel pieno della stagione venatoria.
B) Analogia del contesto italiano rispetto agli Stati membri dove la specie è cacciabile - Attraverso un raffronto con la situazione esistente negli altri Paesi dove lo Storno è cacciabile, è possibile constatare se in Italia vi siano elementi ostativi all’inserimento della specie nell'allegato II/2.
1. La situazione ambientale italiana non appare meno idonea per lo Storno rispetto ad altri Paesi dove la specie é cacciabile. Gran parte del territorio nazionale ricade nelle regioni mediterranea e continentale, che in Europa rappresentano le ecoregioni più importanti per lo svernamento dello Storno, insieme all'ecoregione atlantica […].
Gli ambienti favorevoli alla sosta e allo svernamento dello Storno nel corso della stagione venatoria sono ampiamente distribuiti in tutto il territorio della penisola e nelle due isole maggiori; questo rende la specie meno vulnerabile in quanto non legata a pochi siti chiave.
In linea generale, il contesto italiano appare simile a quello esistente negli Stati membri che si affacciano sulle rive del Mediterraneo [...].
2. Le stesse popolazioni che raggiungono l'Italia vengono già cacciate in altri Stati membri. Particolarmente significativo il caso dell’Ungheria: i dati di ricattura dei soggetti che transitano o nidificano in Ungheria indicano come la totalità degli storni si muova in direzione della Penisola italiana nel corso dell'autunno, per poi fermarsi a svernare o proseguire la migrazione verso il nord Africa. Sino a che gli storni si trovano in territorio ungherese possono essere cacciati; diversamente essi sono protetti dalla Direttiva non appena giungono in Italia.
Analogamente, gli storni che transitano nel settore sud occidentale dell'arco alpino sono protetti fintantoché rimangono in Italia; non appena passano in Francia possono essere cacciati.
3. Il prelievo venatorio che verrebbe esercitato in Italia non è superiore a quello registrato in altri Stati membri. Attualmente a livello europeo non si dispone di statistiche sui carnieri complessivi di alcuna specie migratrice, per cui risulta impossibile valutare l'entità del prelievo effettuato in ciascuno Stato membro e stimare gli effetti sulle popolazioni. É tuttavia possibile confrontare alcuni dati relativi alla pressione venatoria nei diversi Paesi. In Italia ci sono 750.000 cacciatori; essi eserciterebbero un prelievo nei confronti di popolazioni di storni che possono essere cacciate solo in Stati membri caratterizzati da una bassa pressione venatoria: Ungheria (55.000 cacciatori), Romania (60.000) Bulgaria (110.000). Complessivamente, pertanto, lungo la direttrice migratoria che interessa l'Italia gli storni verrebbero cacciati da poco meno di un milione di cacciatori. Ben diversa appare la situazione per i migratori che raggiungono la Penisola iberica: nel periodo autunno-invernale essi possono infatti essere cacciati da oltre due milioni e mezzo di cacciatori (1.344.000 in Francia, 980.000 in Spagna e 230.000 in Portogallo). A questo proposito va considerato che la caccia in Italia verrebbe autorizzata con modalità analoghe a quelle previste dagli altri Stati membri, con mezzi di caccia non distruttivi e per un arco temporale limitato.
[…] Si può desumere pertanto che in Italia la caccia non avrebbe un impatto superiore a quello che si determina in realtà territoriali dove lo Storno è cacciabile in base all'allegato II/2 della Direttiva n. 2009/147/CE.
4. La cacciabilità dello Storno non comporta problemi per la conservazione di specie protette. Non vi sono elementi che facciano supporre che la caccia allo Storno possa pregiudicare le azioni di conservazione intraprese in Italia. La specie è facilmente distinguibile dalle altre specie cacciabili e dalle specie protette, per cui non sussiste un rischio concreto che vengano abbattuti, per errore, uccelli appartenenti ad altre specie.
[…] Conclusioni A livello mediterraneo esiste una sostanziale omogeneità di situazioni per quanto riguarda i contesti ambientali dove lo Storno sverna, la consistenza e lo stato di conservazione delle popolazioni, le modalità di caccia adottate e le problematiche gestionali esistenti. Le informazioni attualmente disponibili mostrano come in Italia vi siano le condizioni affinché lo Storno possa essere cacciato con modalità analoghe a quelle previste negli altri Stati membri dove la specie è già oggetto di caccia”.
Da cui si evince, concludiamo noi, che l'Ispra in poco più di dodici mesi ha mutato radicalmente orientamento (allora l'Unione Europea rispose picche alle richieste del Ministero di inserire lo storno fra le specie cacciabili, facendosi forte dei dubbi dell'Ispra). E si evince anche che la richiesta delle associazioni venatorie (Arcicaccia esclusa), ribadita da analaga richiesta unanime da parte delle Regioni, rivolta al Governo, per inserire questa specie nell'elenco delle cacciabili (art 18, 157/92) tramite un DPCM, potrebbe avere esito positivo già nella prossima stagione venatoria. Sulla questione, le rappresentanze più sensibili del nostro mondo stanno organizzando un convegno internazionale, con l'intervento di esponenti dell'Unione Europea, del Governo, del Parlamento, delle Regioni.
C'è chi dice che dietro l'angolo c'è anche il fr..........
Magari! Anche se: del doman non v'è certezza...
V. Robini