Ci piace dare inizio al nuovo anno, con alcune brevi riflessioni del nostro amico Simone Marzola, tanto essenziali, quanto appassionati e vissuti.
La caccia è:
La caccia è amicizia,
la caccia è altruismo,
la caccia è amore,
la caccia è compagnia.
La caccia è desiderio di compagnia; l’uomo in quanto tale desidera la compagnia dei propri simili come bisogno primario, come esigenza primaria, l’uomo è un umano e quindi animale di affezione.
La caccia al cinghiale appaga pienamente questo bisogno di socializzare; con l’abbandono delle campagne, il modificarsi del paesaggio, la macchia mediterranea ha sempre più preso campo e il setolone attualmente popola territori, un tempo vocati per la starna.
Ultimamente ho avuto il piacere di ricevere una telefonata di un nostro compagno di avventura il quale mi chiedeva gentilmente se lo avessi preso a caccia il primo giorno visto che lui per motivi di salute non è più in grado di organizzarsi come vorrebbe. Molto volentieri gli confermai la mia adesione;
la caccia è amicizia, la caccia è altruismo, è amore sia verso i tuoi fratelli cacciatori che verso gli altri; tutti valori che in parte si sono andati a perdere, dando il via a un insieme di divisioni nelle divisioni, di burocrazia, dove la fratellanza spesso va afarsi benedire.
Oggi se la caccia va come vediamo è anche nostra responsabilità, ma se il mondo venatorio vuole che l’opinione pubblica non gli sia ostile, bisogna far conoscere il nostro mondo a chi non lo conosce, facendogli vedere di che pasta e di che cuore siamo fatti, col nostro impegno nel volontariato, per la tutela del verde, invece che far vedere solo il lato negativo dei pochi avari di cuore e di spirito; se vogliamo cambiare il modo con cui ci vedono gli altri, i non cacciatori, dobbiamo essere uniti e dobbiamo imparare a gestire il patrimonio naturalistico, culturale, letterario, culinario ed industriale che lega e amalgama tutte le espressioni della nostra attività.
I veri cacciatori non sono coloro che sparano sparano ma coloro che cercano nuove emozioni da vivere e da far vivere!!
Il mio cane: con il suo pelo ondulato bianco e rosso, setoso è un attore, è un poeta, è un animale con lo sguardo umano.
Il rapporto che ci lega è rappresentato da sguardi, intesa, carezze e poche parole; da ciò capisco che esiste un filo invisibile che ci unisce senza parlarci.
Io mi siedo e si sdraia al mio fianco; vado al pc e si sdraia davanti alla porta dello studio; non mi perde mai di vista; mi osserva continuamente.
A caccia è una macchina, pieno di grinta e galoppa come un folletto, con ferme scattanti, riporti da brivido, cerca avida; ogni volta che lo porto in campagna sia col fucile che senza, è sempre un nuovo capitolo, una nuova poesia, basta stare con lui nella natura e gustarsi lui mentre lavora…!
Quando si perde viene a cercarmi, mi vede indossare l’abito da caccia e incomincia ad agitarsi, incomincia a piangere dalla gioia.
Mi aspetta anche delle ore senza brontolare, mi capisce, mi ubbidisce.
La caccia è emozione: la caccia è una sommatoria di emozioni, sensazioni, odori, colori, suoni.
La caccia è lo zirlare del tordo che si posa sul pioppo secco; l’odore della nebbia che ti entra nelle narici; il rosso del sole all’alba e al tramonto che si specchia nell’acqua cristallina del lago silenzioso.
La caccia è il silenzio, l’attesa e le sensazioni che il Creato ti dona a titolo gratuito!
Il verde del pino mugo e degli abeti che impregnano l’aria del profumo della resina; il rosa dei fiori dei rododendri acquerelli del Creato, che dipingono la sua bellezza; la dolcezza dei mirtilli, dei lamponi, delribes, delle more, che dimorando per le nostre strade rendono più lievi i nostri passi.
Lo scoiattolo che velocemente sale e scende dall’abete; l’aquila che alta gira sopra di noi in cerca di cibo; il cervo che uscendo dal bosco per pascolare va a bramire nella radura, e il suo verso rimbomba nelle vallate vicine; il fagiano di monte che con il suo piumaggio nero, la coda a forma di lira che apre nel periodo degli amori dando origine ad aspri combattimenti nelle arene per contendersi la femmina; il gallo cedrone che con la sua imponenza è il poeta dei poeti, ci fa restare immobili e di pietra nel vederlo, uccello che con la sua barba, il suo piumaggio nero, verde-blu e marrone scuro sulle ali, quando s’invola sprigiona quel rumore assordante; e nel periodo degli amori l’udire il suo cloc cloc ci fa restare senza respiro; la pernice bianca, uccello primordiale, figlio delle glaciazioni, con le piume che ricoprono anche le sue zampe, perfettamente mimetizzata in inverno, tanto da confondersi nella neve, la sua astuzia, prudente, silenziosa, tanto che la scavalchiamo senza intravederla, con i cani che impazziscono nella ricerca....
mentre loro, a sorpresa, frullano precipitandosi in basso, come un missile. E la padella è quasi assicurata.
Simone Marzola