Il problema
Negli anni ’30 in America iniziò una ricerca sul piombo, il fine era dimostrare che i pallini di piombo dei cacciatori, dispersi sul fondo dei laghi , stagni e paludi, avevano un effetto intossicante e mortale sugli anatidi.
Come sia venuta a qualcuno questa idea, non lo sappiamo, anche perché gli effetti del saturnismo negli anatidi ed acquatici in genere è talmente poco evidente che non ha mai dato adito a effetti evidenti, quindi a giustificate preoccupazioni ed allarmismi.
La dimensione di un problema è solitamente data dal suo effetto; più esso è marcato e drammatico, più il problema è grande, quello che non si vede e soprattutto non causa effetti palesi non è mai un grande un problema, nè di questo mondo, né della gente, a meno che non ci sia un obbiettivo diverso e si desideri farlo apparire tale.
Negli States, se vogliamo fare una disanima razionale, il problema di maggior mortalità sulle anatre è quello delle periodiche, spesso triennali, epidemie di botulismo, una intossicazione creata da una tossina anaerobia (clostridium botulinii) che si sviluppa e prolifera, col gran caldo estivo, sui fondali di paludi e valli con acque poco ossigenate, la tossina poi assunta insieme al plancton ed ai piccoli microrganismi di cui si cibano gli anseriformi, crea un deperimento e la morte successiva degli animali intossicati.
Gli scienziati americani, supportati da biologi e anticaccia, hanno affermato che il pallino di piombo raccolto dalle anatre dal fondo col cibo, viene trattenuto nel ventriglio, qui è utilizzato come le piccole pietre che abitualmente le anatre trattengono per triturare il cibo duro, costituito da semi e granaglie, con i pallini in piombo per il lento rilascio di ioni metallici, a detta dei sostenitori di questo problema, l’anatra si intossica e muore in poco tempo.
Ora, che il piombo abbia alcuni effetti venefici è risaputo, ma che causi la morte per saturnismo in numeri e modi preoccupanti sulle anatre, è una novità, perché in tre secoli di intensa attività venatoria con il piombo, non si sono mai rese evidenti morie rilevabili, né diminuzioni drastiche di una sola delle tante specie di anseriformi, del resto mai il germano reale è stato numeroso come lo è oggi.
Si dice che l’effetto del piombo renda le anatre, lente e timide, portandole a nascondersi, la morte avviene quindi in luoghi appartati dove i cadaveri non sono visibili e vengono poi eliminati dai predatori, ancora si afferma disinvoltamente che la loro capacità intellettiva e di valutazione dei pericoli scema al punto da renderle molto credulone agli stampi ed ai richiami, quindi quelle intossicate sarebbero le prime a cadere durante la caccia…!
Sarà vero? Qualche dubbio rimane, soprattutto per il fatto che il fenomeno pur grave, come lo si vorrebbe mostrare, in realtà è dispettosamente quasi invisibile.
Anatre allevate in gabbia e “nutrite” metodicamente, con pallini di piombo mescolati ogni giorno col cibo, decedono in un mese circa, ma non si dice, che questo in natura non avviene, mai, perché l’anatra, ha capacità di discernimento ed esegue una scelta accurata del cibo, non mangia pallini di piombo tutti i giorni.
Di fatto però dobbiamo fare i conti col programma AEWA, (Agreement on the Conservation of AfricanEurasian Migratory Waterbirds), concluso il 18/06/1995, al quale l’Italia ha dato sottoscrizione recependolo.
E’ un provvedimento a livello europeo, che impone tra le altre cose, di adeguarsi a nuove norme che impediscono l’uso di pallini in piombo dal 2008/09 nelle zone umide.
Nei fatti già dal 2008 nelle ZPS e nelle ZSC, si usano pallini in materiali non tossici, definiti col neologismo corrente di “No Toxic”.
Il problema è variegato e si snoda in varie direzioni, oltretutto non è stato mai preso sul serio da noi italiani, e come per tutte le cose di dubbia logicità, c’è stata una refrattarietà a curarsene e ad anticipare i tempi, che non ha aiutato né aiuta la situazione.
Le cartucce “no toxic”
I pallini, come subproiettili lanciati da una canna liscia, necessitano soprattutto di sfericità e notevole massa per svolgere in modo ottimale il loro compito nel formare rosate dense e penetranti, quindi micidiali.
La prima idea su un materiale alternativo al piombo e nel contempo poco costoso è stata il ferro, e l’industria ha ricercato molto in questo senso, ottenendo assai poco in cambio; il motivo unico e immutabile, sta nel basso peso specifico di questo elemento, insufficiente per conservare una buona velocità residua ai pallini nei tiri tra i 30 ed i 50 metri, distanze certo medio lunghe e lunghe, ma usuali e frequenti nelle cacce di valle agli acquatici.
Il ferro con i suoi 7,8 gr./cmc risulta poco denso ed inadatto, inoltre la sua durezza molto più elevata di quella del piombo, nelle grammature maggiori di pallini grossi (per una efficacia accettabile sono necessari pallini di circa 3,5/4,00 mm.) danneggia permanentemente le canne dei fucili da caccia tradizionali, allargando con una disastrosa deformazione ad anello la zona del cono di strozzatura.
Se pensiamo che i fucili tradizionali non “Steel Proof” rappresentano circa il 95% di quelli posseduti dai cacciatori italiani, appare chiaro come il problema abbia dimensioni non trascurabili, che potrebbero portare molti vecchi cacciatori ad abbandonare la caccia ed appendere definitivamente il fucile al chiodo.
Il pallino in ferro, oltre ad una modesta efficacia, rimbalza pericolosamente su oggetti duri, sulle zolle di terra secca, su alberi e sassi, sul terreno gelato, rischiando di ferire gli occhi e le parti delicate del corpo dei cacciatori; non meno importante il fatto che quando trattenuto nella selvaggina, può danneggiare seriamente i denti nella masticazione delle vivande cotte.
Le ricerche pur senza mai abbandonare il ferro definito tecnicamente “Steel Shot” sono andate col tempo su leghe e materiali di maggior peso; mescole o leghe caricate con polveri di tungsteno, di nichel, di bronzo e di ferro, hanno dato buonissimi risultati balistici, con un peso specifico elevato, a volte prossimo a 13-14 gr./cmc.
Però non si è risolto il problema spinoso della sicurezza d’uso sulle vecchie armi, che rimangono inusabili, tanto che la CIP (Commissione Internazionale Permanente) che vigila sulla normativa europea legata ad armi e munizioni ha stabilito nuove specifiche per l’uso ed il caricamento di queste nuove cartucce ed ha previsto un nuovo tipo di armi/canne, concepite e costruite per questo uso, contraddistinte tra i vari punzoni di prova dal marchio “Steel Proof” un simbolo che imita il giglio fiorentino o “Fiore di Le lys”.
Queste cartucce a causa dell’elevato costo dei materiali impiegati nella loro produzione, hanno prezzi proibitivi, le migliori arrivano a costare circa 3,5-4 euro ciascuna.
L’altra strada che ha dato segni positivi è quella del bismuto, un metallo pesante e non troppo diffuso, il cui peso specifico è circa 9,8 gr/cmc.questo materiale legato in modo opportuno con una piccola parte di stagno, scende di p.s. a 9,2/9,3, ma pare possa dare discreti risultati e molti produttori vi si stanno indirizzando.
Le nuove cartucce sono già disponibili, prodotte dai maggiori fabbricanti mondiali di munizioni; i costi anche in questo caso sono molto elevati, poiché il bismuto è un materiale abbastanza pregiato e raro.
Si sta attualmente percorrendo con premura la via della ricerca, sia sul ferro, cercando il metodo per renderlo efficace con particolari escamotages nei quali non vediamo grandi prospettive, sia sulle leghe pesanti ad elevata densità, nelle quali l’obbiettivo è ormai oggi solo quello di mantenere un elevato peso specifico abbattendo i costi e rendendo il materiale meno duro, abbastanza soffice per essere compatibile con tutti i tipi di armi, anche meno moderne.
Recentemente è stata introdotta una nuova metodica valutativa sulla “morbidezza” dei pallini, il “DropTest”. I pallini vengono fatti schiacciare da una massa di 500 grammi scorrevole e cadente in verticale su una piattaforma, i pallini posizionati su questa base subìto lo schiacciamento vengono misurati nell’entità di deformazione del diametro originario; il piombo subisce in base alla percentuale di antimonio uno schiacciamento del 50/60 per cento sul diametro, ovvero un pallino da 3 mm. rimarrà 1,5/1,2 mm. nel punto di deformazione, il ferro o steel shot subisce una deformazione del 30% ed i migliori pallini Tungsten si deformano per il 35% quindi discretamente più del ferro.
Le ditte che per prime si sono concentrate sul No Toxic, come Remington, Winchester, Federal, Kent, ed Eley, hanno notevole vantaggio sui concorrenti e sono ormai giunti alla seconda generazione di questi pallini di tipo HD o meglio Heavy Density, con queste un numero ancora maggiore di case, tra le quali anche quelle europee sono invece per ora ancora limitate allo Steel Shot ed al suo impiego.
La Fiocchi ha da quest’anno adottato il Tundra, un pallino in materiale pesante su base polimerica discretamente morbida e sparabile in tutte le armi nuove e datate, il Tundra sarà prodotto oltreoceano con due diverse densità di 9,0 e 12,5 gr./cmc. e caricato in speciali cartucce su specifica Fiocchi, che poi distribuirà il prodotto in Europa.
Usando fucili moderni e con canne steel proof, e cartucce no toxic con pallini pesanti, il rendimento balistico a cui siamo abituati, non varierà, anzi forse avrà un miglioramento, dall’altra parte, col ferro o “steel shot” dovremo usare fucili marcati Steel Proof, oppure quantomeno di tipo 12/76 Magnum con strozzatori ed avremo cura di utilizzare strozzature a tre o quattro stelle, non oltre.
Col ferro, i tiri dovranno essere contenuti in una distanza massima di 30/32 metri, per le anatre maggiori si useranno pallini non più piccoli del n. 2 (3,5 mm.) e per le alzavole e marzaiole del n. 4-5 (3,1/2,9 mm.).
Non si cada nella tentazione di usare i vecchi fucili, perché li vedremmo presto rovinati salvo usare dei pallini in bismuto, stagno o Tundra, con numerazione simile al piombo ed un costo di oltre 3 euro a cartuccia.
Le armi
Tutti i costruttori di armi, hanno affrontato il nuovo problema di disporre di fucili “Steel Proof”.
Oltre alla robustezza, oggi ottenibile facilmente con i materiali trilegati ad elevata resistenza e con lavorazioni perfette e trattamenti termici moderni, diventa necessario un nuovo studio di dimensioni e profili interni di canne e strozzature.
I nomi più importanti si sono sbizzarriti, canne overbored con coni di raccordo lunghissimi, strozzature molto dolci ed allungate, canne a doppia quota di foratura e profilo iperbolico delle strozzature, sono tutte idee dalle quali ha preso avvio un interessante studio.
Una delle principali marche italiane, ha addirittura fatto provare il proprio automatico destinato all’”Era del ferro” non ai consueti 1370 bar, ma ad una soglia più elevata di 1630 bar.
Forse proprio gli stessi fabbricanti hanno tratto un getto di linfa vitale, dalla nuova normativa, perché è chiaro che se il problema permarrà e gli appassionati si dovranno adattare e perfezionare per cacciare con i nuovi pallini, l’acquisto di una nuova arma sarà praticamente obbligatoria e scontata ed il mercato vedrà un movimento di molte migliaia di fucili nuovi.
Gianluca Garolini