La battaglia per riportare i lupi nei boschi è stata vinta. Ce ne eravamo accorti tutti, soprattutto i pastori che contano a decine le pecore morte sui loro pascoli ogni anno. Ma Wwf lo ribadisce oggi, approfittando dell'uscita il film L'Ultimo lupo (regia di Jean-Jacques Annaud), ispirato al best seller cinese Il Totem del lupo di Jiang Rong (se non l'avete letto, leggetelo. E' un capolavoro!).
L'opera secondo Wwf, “ha la forza necessaria a scardinare alcuni ostacoli ‘culturali’ che impediscono la corretta conoscenza nel nostro paese di questa specie”. Già ma gli ostacoli culturali sono oggi purtroppo soprattutto quelli animalisti, che almeno nella versione del libro, schietto ed equilibrato, non ci sono affatto.
Il protagonista, Chen Zhen, viene a contatto con la cultura del popolo mongolo, che venerava il lupo come esempio di forza e valore morale. Dai mongoli, ormai sopraffatti dal regime comunista, impara il rispetto dovuto a questi animali, regolatori naturali, ma anche che non è sbagliato ucciderli con criterio, quando questi minacciano i villaggi o entrano negli ovili o insidiano le prede scelte per la caccia.
Il romanzo è una dura critica alla cultura cinese, che ha finito col dimenticare l'antico rapporto uomo-animale, fatto di reciproco rispetto ma anche di battaglie giocate d'astuzia per conquistare il proprio diritto alla vita. I lupi, infatti, vengono sterminati senza pietà, per fare largo alle coltivazioni e all'espansione del regime cinese nelle lande più desolate e incontaminate.
Questo rapporto spezzato, di reciproca dipendenza tra uomini e la natura più selvaggia, è il vero messaggio contenuto nel capolavoro di Rong. Che è cosa ben diversa dall'idea di natura contemplata dal mondo animalista. E non c'entra proprio nulla con la situazione italiana, dove il lupo è tornato solo recentemente e solo grazie ad un'opera di protezione totale, che non ha considerato le problematiche che ne sarebbero scaturite in un Paese già fortemente antropizzato.
Fa sorridere quindi il tentativo di strumentalizzazione messo in campo dal Wwf nazionale (finito tra l'altro su tutti i giornali), che prende a pretesto gli sporadici, seppur gravi, episodi di bracconaggio ai danni del predatore per affermare che “è in atto un pericoloso ritorno al passato, che rischia di cancellare gli straordinari sforzi finora fatti per la conservazione di questa specie e la messa a frutto delle migliori esperienze di convivenza uomo-predatori già avviate in molte parti del nostro paese” come dichiara Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia. In Italia, diciamocelo, nessuno ha intenzione di sterminare i lupi.
I numeri dimostrano tutto il contrario: la specie è in continua crescita e non è in programma alcun intervento per mantenerla entro contingenti accettabili in relazione all'urbanizzazione del territorio e alle attività umane. Come, senza scandalo, avviene già in molti paesi europei con gli abbattimenti, ricordati recentemente anche dal maggiore esperto di lupi, Luigi Boitani.
Chissà se Donatella Bianchi, che mai si è scandalizzata per le sorti dei pesci sui banchi pronti alla vendita apparsi nelle sue tante trasmissioni, avrà letto le bellissime pagine de Il Totem del lupo dedicate alla caccia, e quelle in cui il saggio maestro di Chen Zhen, ne spiega il valore formativo per i giovani guerrieri. Che così imparavano a diventare uomini. E ad amare la natura.
Cinzia Funcis