Tra la narrativa venatoria francese di fine Ottocento, ho trovato un pittoresco racconto di caccia alle allodole. Nel racconto, si narra che nel 1887 si verificò un giorno di passo di allodole talmente eccezionale per la sua intensità da essere considerato un vero e proprio evento biblico, uno spettacolo della Natura di non comune evenienza.
Il racconto si snoda sull'avventura di un giovane appassionato cacciatore e tutto inizia, quando questi rovistando in soffitta tra gli oggetti di caccia del nonno, trova un diario della sua vita venatoria; leggendo avidamente le pagine dell’avo, si accorse che anche il nonno, come lui aveva innata una forte passione per la caccia al capanno alla piccola selvaggina migratoria e come lui, aveva spesso unito alla caccia un profondo studio sulla biologia e sulle abitudini degli uccelli. Anche il nonno scorrendo le polverose pagine dei libri antichi del secolo precedente, aveva appreso fatti interessanti, scoprendo come alcuni autori nel corso della loro vita di appassionati seguaci di Diana avessero notato e verificato una strana e accertata ciclicità nel passo dei piccoli migratori e in particolare delle allodole.
Il diario ifatti riferiva nelle sue pagine come il nonno avesse constatato a sua volta che le annate del 1821 e 1854 furono due anni di passo eccezionale per le allodole e ottimo per le pispole, le calandre e gli strillozzi, poi a queste due annate da lui vissute e quindi verificate di persona si aggiungeva “per sentito dire” il 1788, anno in cui in base ai racconti tramandati dai vecchi cacciatori francesi, in Camargue, sarebbero state compiute eccezionali catture notturne di allodole e pispole cacciando con le reti, il campano di bronzo ed i fanali ad acetilene.
Questi dati tratti dal diario del nonno allertarono il nostro giovane scrittore e cacciatore che constatata subito una ciclicità di 33 anni tra le annate eccezionali sopra riportate si preparò per l’incipiente anno 1887 procurandosi una ottima doppietta a spillo Lefechaux calibro 16 e un paio di migliaia di cartucce con pallini del. N. 10 francese ( circa il nostro n. 11).
Il giovane signorotto completò la sua preparazione alla caccia facendo approntare in una larga attentamene selezionata, un basso capannello di canne palustri e falasco accuratamente costruito dal suo contadino dentro un fossetto di scolo e facendogli inoltre addestrare alla perfezione come zimbelli due giovani civette catturate ai primi di settembre.
Venne ottobre e con la metà del mese il nostro nobile giovanotto iniziò a frequentare tutte le mattine di bel tempo il suo capanno ottenendo spesso carnieri soddisfacenti (40-50 allodole) ma non proprio eccezionali , finchè il 21 del mese arrivò la giornata da lui tanto attesa e sperata.
Era quella una mattina tersa e serena, i primi raggi di sole brillavano di una penetrante luce gialla e una brezza di tramontana leggera ma frizzante, spirava a tratti, “gli ordini”, ovvero le condizioni metereologiche come vengono abitualmente chiamate in valle, erano quelli ottimali per il passo.
Nell’attesa, immerso nell’odore dolciastro della canna inumidita dalla rugiada notturna, con le luci radenti e chiare del nuovo giorno lo sguardo giungeva lontano, molto lontano e si perdeva all’orizzonte fluttuando nell’aria pulita e fresca della mattina senza un filo di foschia, quando finalmente giunse il primo acuto trillo e la prima lodola curò la strega impastoiata sul suo fungo di sughero.
Alla salita del Sole il passo iniziò a manifestarsi con una intensità crescente mai vista, le ondate dei branchetti aumentavano e si susseguivano proprio come descritto dal nonno sul suo diario...
I branchetti arrivavano dall’alto e curando la civetta si avvicendavano al gioco anche a più di uno alla volta; le candide pancine delle “alouette” si stagliavano contro lo sfondo azzurro del cielo mentre tutto attorno altre decine di queste bellissime farfalle color ocra “danzavano” sul gioco e sulla sua testa senza un solo attimo di tregua.
Dopo ogni sparo. i branchetti dispersi dall’eco delle fucilate si allontanavano soltanto di poche decine di metri e subito guidate dai trilli del fischio d’osso sapientemente suonato e dal sobbalzare della civetta ritornavano confidenti sul gioco, punto o poco spaventate.
Pur assaporando con grande nobiltà questo raro spettacolo, e gustandolo come un rarissimo evento naturale, senza mai eccedere in barbare e villiche scariche di fucileria il nostro “amico” sparando bene e raccogliendo diligentemente tutte le allodole abbattute, giunto a mezzogiorno contò davanti a sé più di duecentocinquanta prede allineate sul prato all’ombra del capanno.
Era giunta l’ora del desinare ed anche se il passo non accennava a terminare o a diminuire, il giovane cacciatore si ritenne soddisfatto e molto signorilmente smise di cacciare.
In seguito apprese anche dagli altri cacciatori che in tutta la regione il passo quel giorno del 21 di Ottobre era stato di una consistenza e continuità rare e mai viste al punto che quella data venne ricordata nel tempo e per molti anni dai vecchi cacciatori come “il giorno dell’imperatore” .
Ora facendo un rapido calcolo matematico appare evidente che nel XX° Secolo le annate eccezionali dovrebbero essere state il 1920, il 1953 ed il 1986; dei primi due anni non ci sono noti riscontri, li sto cercando, ma del 1986 ho saputo da vecchi cacciatori che vi furono alcune mattinate eccezionali, in particolare una mattina serena e molto tersa di metà ottobre che seguì ad alcuni giorni successivi di pioggia e brutto tempo. Chi mi ha raccontato di questi giorni diceva che per la straordinaria pulizia dell’aria quel giorno dalla pianura erano ben visibili le Prealpi e gli Appennini.
Quel cacciatore pur ammettendo di non aver sfruttato pienamente la giornata sia per la sua poca malizia e capacità in questa caccia e sia per l’inadeguatezza dei richiami, mi disse che quel giorno prese sparando sullo specchietto oltre 70 allodole; tale numero considerando le scarse capacità tecniche e di tiratore del personaggio deve essere coinciso effettivamente con un passo eccezionale.
Bene, i trentatre anni del ciclo periodico alaudifero scadono quest’anno, A.D. 2019 e quindi se le nostre considerazioni sono corrette e tutti noi accomunati da questa caccia saremo in perfetta salute e manterremo la nostra tradizionale antica passione, dovremo attenderci un fine ottobre e inizio novembre di caccia memorabile. In bocca al lupo!
Gianluca Garolini
* Per gentile concessione dell'autore