L'Italia ad esclusione della Sardegna era esente dalla peste suina, malattia virale che colpisce i suidi. In Sardegna da anni si susseguono programmi e azioni che, nonostante il limitato ed isolato territorio non hanno ancora debellato il virus, perchè?
Non esiste in Italia un approccio scientifico sulla gestione della fauna selvatica, la nostra società i media ed i ministeri sono condizionati dalla cultura animalista che di scientifico nulla ha.
In Italia nonostante le continue proteste del mondo agricolo, i disequilibri dimostrati dagli studi dell'ISPRA e l'esperienza ormai quotidiana sull'incontrollato aumento di alcune specie di fauna selvatica nulla si fa. Io provai nel 2011, da Senatore della Repubblica, a proporre una articolata riforma della legislazione venatoria che indirizzasse e valorizzasse la caccia proprio nella funzione di mantenimento di equilibri ecologici nei territori non urbanizzati. Si scatenò un putiferio! Troppi ungulati, troppi corvidi et similia, gravi danni alle attività agricole e progressiva scomparsa di specie di avifauna nidificante del nostro paese sottoposte a pressione insostenibile non dai cacciatori ma dai selvatici predatori.
La natura si difende dalla eccessiva densità animale con le epidemie, è una regola ben nota a chi conosce qualcosa di animali e fauna, la elevata densità favorisce anche la diffusione delle malattie tra i selvatici. Nel caso della peste suina rilevata nei cinghiali è enorme il rischio per una pregiata filiera di allevamento del nostro made in Italy! Le norme comunitarie che abbiamo recepito ci darebbero un preciso indirizzo su come comportarci in queste circostanze ed in particolare di fronte al rischio della peste suina che un decennio si ed un decennio no riappare nel continente (come è accaduto non solo in Sardegna, ma anche in Portogallo e Spagna). Le norme comunitarie prevedono immediati interventi di contenimento delle epidemie tra le specie animali e la predisposizione e l'attuazione di programmi di eradicazione da comunicare alla Commissione europea. Eradicazione vuol dire abbattimento ed eliminazione di tutti gli animali potenziali vettori nell'areale in cui si è trovata la malattia. L'eradicazione è un'attività di controllo faunistico che si realizza anche e soprattutto con la caccia. In Italia che si fa? In una zona appenninica con una elevatissima presenza di cinghiali (che ormai pascolano nelle città) si riscontra una infezione di peste suina...e... si vieta la caccia!
Il cinghiale, a differenza di altri ungulati, non è una specie territoriale. Un branco di cinghiali si insedia per un po' in un luogo e quando non trova più cibo si sposta e va altrove; si è dimostrato che un cinghiale può percorrere più di 30 chilometri in un giorno, animali a cui sono stati messi trasmettitori mollati in Toscana, sono arrivati in Piemonte. Quindi la peste suina che infetta i nostri cinghiali finirà con l'estendersi in tutta Italia e nell'Europa continentale se gli animali infetti e potenzialmente infettabili non vengono immediatamente abbattuti. Non possiamo dimenticarci di non essere ancora riusciti a eradicare la peste suina dalla Sardegna, è mancato l'approccio pragmatico e scientifico, se non si cambia registro non riusciremo ad impedire che la peste suina dilaghi e magari raggiunga i pregiati allevamenti a cui si deve un bel pezzo della tradizione alimentare italiana.
Ciò che dovrebbe essere fatto immediatamente è un aumento di pressione venatoria in tutto l'areale dove si è rilevata l'infezione, insegnando ai cacciatori poche regole di comportamento e invece? Si chiude la caccia! Nei prossimi due mesi le scrofe di cinghiale partoriranno cucciolate composte da 6/8 cuccioli con un incremento della popolazione geometrico nella primavera e all'inizio dell'estate i nostri cinghialotti andranno sul versante padano a cercare cibo, come fanno ogni anno portandosi il virus chissà fin dove.
Franco Orsi
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