Quando si dice la toppa peggio del buco. E' quanto si evince dalla spiegazione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (e Di Pietro sbotterebbe: ma che c'azzecca lui con i problemi dell'ambiente) a "giustificazione" di quella sciagurata decisione di moltiplicare per 20 il limite ammesso per lo sversamento in discarica degli idrocarburi C10-C40. In pratica, un consenso governativo a inquinare ancora di più la falda acquifera e i terreni agricoli. Ovvero gli ambienti dove noi dovremmo trovare abbondanza di specie selvatiche. E tutto questo, alla chetichella, inserito nel decreto Genova (ricostruzione del ponte Morandi). Perdipiù sotto gli occhi "vigili" del ministro dell'ambiente, l'irreprensibile Generale Costa. Il quale sembra abbia dichiarato che si provvederà presto a recuperare limiti più ragionevoli.
Ma perchè la toppa peggiore del buco? Perchè l'ineffabile Toninelli dallo sguardo a cinque stelle, titolare del decreto, per spiegare la decisione (ma sappiamo tutti che è un eufemismo), non ha esitato a confermare che la scelta è stata ponderata e lungimirante. Perchè? Ma perchè, cari signori, il provvedimento d'urgenza ha provveduto a rendere infinitamente più blanda la situazione che si era venuta a creare in Lombardia.
Testualmente. «Quella contro i fanghi di depurazione è una battaglia nella quale sono personalmente impegnato sin dai miei primi anni da attivista del Movimento 5 Stelle", ha dichiarato Toninelli, e "Ora, l’articolo del decreto emergenze sul tema serve per giungere a una soluzione in emergenza, appunto, e non definitiva. Ecco perché si è utilizzato un veicolo normativo che implica necessità e urgenza". "Durante tutta l’estate - ha proseguito il ministro - si sono accumulate queste sostanze a causa della sentenza del Tar Lombardia e dei ricorsi a corollario. In Conferenza Stato-Regioni era passata una norma ben peggiore e la delibera della mia stessa Regione riprendeva proprio il testo Galletti, consentendo un livello di idrocarburi nei fanghi 10 volte superiore a quello contenuto nel decreto. Se non avessimo scritto questo nuovo testo, sarebbe stato adottato l’altro, con un limite stratosferico e conseguenze ben peggiori. L’impegno del M5S è adesso di modificarlo ulteriormente in Parlamento». «Detto ciò, - ha aggiunto il ministro - il collega Sergio Costa è già al lavoro per un decreto ministeriale migliorativo. Per il M5S la salute dell’ambiente in cui viviamo rimane una stella polare dell’azione di governo».
Peccato, verrebbe da dire, che se il problema era la critica situazione in Lombardia (come in effetti anche le sciagurate immagini di questi giorni ci testimoniano: una regione ormai battezzata di diritto la [seconda] terra dei fuochi, cavallo di battaglia da decenni di Pecoraro Scanio, del generale Costa e del suggeritore aggiunto Mamone Capria, che da partenopei doc dell'argomento se ne intendono), peccato che nel decreto delle emergenze non si sia potuto delimitare l'area d'intervento, la Lombardia, appunto, o al massimo la Padania, invece di generalizzare.
E' per questo, che aldilà degli schieramenti - come si dice, il "popolo sovrano" ha deciso - è difficile non condividere l'unanime esecrazione, che trova spunti di innegabile lirismo nel cupo sarcasmo di Michele Serra (L'Amaca) che straccia il residuo velo dell'ambientalismo pentastellato, immolatosi, forse definitivamente, sull'altare di un pragmatismo di difficile digestione, e nell'impeccabile pallottoliere di Sergio Rizzo, noto e apprezzato fustigatore di costumi della seconda e terza repubblica, che sentenzia: la prima delle cinque stelle - "ambiente" si chiamava ...- si è penosamente sbiadita.
Dal canto nostro, viene tristemente da aggiungere: con quale coraggio da qui in avanti Ministro (dell'ambiente) e suo aggregato-suggeritore (presidente della LIPU) continueranno a spararle grosse (e orfane) contro la caccia e i cacciatori?
Vito Rubini
Nota dell'ultim'ora: sembra che circolino emendamenti ancor più peggiorativi.