Proseguiamo nel lavoro intrapreso prima delle elezioni politiche. Dopo aver presentato candidati ed eletti segnalando gli “amici” e i “nemici” della caccia, in avvio di legislatura BigHunter.it ritiene di fondamentale importanza conoscere le opinioni dei singoli parlamentari, soprattutto in vista di possibili riforme della legge quadro, la 157/92, che regolamenta la caccia e la protezione della fauna selvatica.
Per questo, abbiamo posto alcuni quesiti a parlamentari e senatori - che nei vostri collegi potete voi stessi sollecitare - e a mano a mano che ci perverranno vi sottoporremo le loro risposte.
Partiamo subito con uno dei nomi più familiari al pubblico dei cacciatori: il Senatore Francesco Bruzzone. Da anni è impegnato per i diritti dei cacciatori, che rappresenta in tutto e per tutto, essendo lui stesso un appassionato migratorista, da sempre.
"La caccia è sempre stata presente nella mia famiglia e nella mia vita”, dice. I primi ricordi risalgono all’età di sei anni, la licenza è arrivata appena possibile, a sedici anni, con il consenso del padre (all'epoca era previsto). Dì lì a poco ha iniziato a militare all’interno dell’associazionismo venatorio, poi, a partire dagli anni '90, l'impegno si è trasposto in politica, con la Lega, fin dalla prima ora.
“Penso che la caccia sia una passione sana, molto coinvolgente, e che rappresenti una scelta di vita” spiega Bruzzone. Una scelta che implica un coinvolgimento totale. E' infatti un dato di fatto che la maggior parte dei cacciatori è coinvolta per tutto l'arco dell'anno, anche in interventi di volontariato, e non certo dunque per i pochi mesi in cui la caccia è aperta. “Il volontariato dei cacciatori, sia in campo ambientale che umanitario, è una risorsa importantissima e da valorizzare e soprattutto da far conoscere all’opinione pubblica attraverso una campagna di comunicazione efficace ed intelligente a partire dalle scuole”, sostiene.
“Se aggiungiamo che la caccia è un'attività scientificamente sostenibile, di corretta fruizione di un patrimonio rinnovabile del quale prelevare gli interessi salvaguardando il capitale, un volano per il presidio del territorio e il rilancio dell’economia e della tenuta socio economica delle aree rurali della montagna e dell’entroterra, abbiamo il quadro dell'importanza generale di questa attività”. “In Senato – ribadisce Bruzzone - continuerò ad occuparmi della materia. L’ho fatto per quasi 25 anni da consigliere regionale in Liguria e non ho certo intenzione di smettere adesso”.
Per Bruzzone la riforma del settore non è più rimandabile. “Pur essendo per molti aspetti ancora innovativa – scrive il senatore ligure - la legge nazionale 157/1992, è ormai sorpassata dall'attualità. E' stata approvata in un contesto in cui i cacciatori erano due milioni e mezzo (contro i 600 mila di oggi) e dove non c’era così tanto bosco come oggi. Inoltre, l’Europa aveva sicuramente un ruolo meno forte allora rispetto a quello che ha oggi. Per questo c’è la necessità di rivederne alcuni contenuti che non sono più attuali e di rafforzarne gli effetti positivi”.
Ecco nel dettaglio le proposte di Bruzzone:
• “Allineamento con i Paesi del Bacino Mediterraneo per quanto riguarda i tempi e le specie oggetto di prelievo: senza voler giungere a stravolgimenti, si può pensare ad un prelievo venatorio dal primo settembre a fine febbraio per alcune specie di uccelli migratori e, ad esempio, di inserimento dello storno nell’elenco delle specie cacciabili. E’ scientificamente sostenibile ed è quanto già avviene in Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta, ecc.
• Introduzione di misure efficaci di prevenzione ed indennizzo dei danni causati alle produzioni agricole: a causa della mancanza di risorse, della necessità di investire maggiormente nella prevenzione dei danni, è necessario riportare la quota parte della tassa di concessione governativa alle Regioni da destinare soprattutto ad interventi preventivi verso il mondo agricolo professionale.
• Rivisitazione dell’istituto del “controllo faunistico”: vi è un paradosso per cui i cacciatori, debitamente formati, possono essere utilizzati per fare interventi di controllo all’interno dei parchi e non lo possono fare al di fuori. Questo “corto circuito” va sanato, soprattutto per quello che riguarda il contenimento del cinghiale.
• Abrogazione delle opzioni di caccia: la distribuzione della pressione venatoria e il legame cacciatore-territorio (anche per il numero attuale dei cacciatori) sono due dati di fatto, pertanto le opzioni di caccia obbligatorie sono da abrogare.
• Riformulazione del concetto di silenzio venatorio: in questi anni, il mondo venatorio ha visto sempre più una maggiore specializzazione dei suoi appartenenti, quindi il martedì e il venerdì come giorni di silenzio venatorio per tutti i cacciatori sono anacronistici. Sarebbe utile avere due giorni in più a settimana dove si possano svolgere particolari forme di caccia potenzialmente conflittuali con altre tipologie di prelievo e/o con altre attività all’aria aperta.
• Va corretta l'applicazione dell’articolo 9 della Direttiva 2009/147 CE “Uccelli” lettere a) e c): La possibilità di derogare su alcune forme di caccia tradizionale, o per prevenire gravi danni alle colture agricole prelevando determinati esemplari di specie non cacciabili, sono tutte pratiche utilizzate in molti Paesi europei che però in Italia non vengono applicate in virtù di una precauzione che non è giustificata. Bisogna solamente applicare quanto previsto dalla legge e fare in modo che organismi dello Stato come ISPRA la rispetti.
• Adeguamento del sistema sanzionatorio: è opportuno dopo 25 anni di applicazione della legge 157/1992 adeguare le sanzioni per renderle più attuali, andando a misurare meglio le sanzioni penali. Non è possibile che una semplice svista magari in buona fede comporti sanzioni penali più pesanti rispetto a quelle applicate a chi delinque.
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