In tema di caccia l'Italia ha una delle leggi più restrittive d'Europa. Eppure a tali già risicate concessioni si sommano mano mano continui aggiustamenti al ribasso, come nella scorsa stagione si è visto in Abruzzo (che ha subito al Tar le conseguenze di un calendario raffazzonato) e in Piemonte (dove si è deciso di nuovo di intervenire sulle specie cacciabili, riducendole).
E mentre a gennaio il Ministro Galletti passava la patata bollente alle Regioni sulla chiusura anticipata (ingiustificata) a tordi, cesene e beccacce, mettendo ben in chiaro che un'eventuale procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea e relativa sanzione sarebbe stata fatta pagare alle regioni inadempienti, lo stesso si apprestava a ricevere l'ennesima bastonata nei denti. Non una nuova procedura di infrazione per aver permesso chissà quale atrocità nei confronti di specie venatorie, bensì la richiesta concreta alla Corte di Giustizia Europea di una multa pari a 189 milioni di euro l'anno (una sessantina subito, più oltre trecentomila euro al giorno) per il mancato sistema di depurazione delle acque reflue in 80 agglomerati urbani, che, citando direttamente dalla nota ufficiale della Commissione, espone costantemente a rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l'ambiente marino. Eppure la causa è aperta dal 2012, possibile che non si potessero sistemare le cose, magari minacciando le Regioni come sapientemente sa fare il nostro Ministro? Ne avevate sentito parlare da Wwf o similari? I giornali, almeno quelli on line, ne hanno parlato nelle sottosezioni che non legge nessuno, così, quasi distrattamente tra una notizia di gossip e una sulla nuova hit di Sanremo. Sicuramente, i nostri emeriti ambientalisti del gossip anticaccia non hanno fatto sit-in davanti a Palazzo Chigi, nè le smartate passionarie si sono strappate i capelli fra un'accavallamento e l'altro da Floris.
Queste multe si aggiungono a quelle già pagate sul problema delle discariche abusive, ovvero 80 milioni di euro, solo nel 2015. Che per uno Stato in perenne rincorsa sugli interessi del debito pubblico, non è proprio il massimo. Fosse solo per i soldi pubblici ce ne faremmo una ragione. Ma in ballo c'è molto di più. Se guardiamo agli altri procedimenti che pendono sull'Italia sul fronte ambientale c'è da rabbrividire. Sembra descrivano la situazione di un Paese del terzo mondo che non è in grado di assicurare una opportuna raccolta in sicurezza dei rifiuti urbani (con conseguente inquinamento delle falde acquifere), che non si preoccupa delle sostanze nocive che finiscono in mare a causa della mancata depurazione e che non tiene affatto alla salute dei cittadini, non imponendo per esempio l'abbassamento di sostanze cancerogene emesse dai tubi di scarico.
C'è poi un'altra infrazione conclamata che non riguarda strettamente l'ambiente ma che ci riguarda tutti: quella sul benessere animale relativa alla sperimentazione delle cavie da laboratorio. Qui la cosa è addirittura ridicola, anche se nessuno (a parte pochi addetti ai lavori) ne parla. Per strizzare l'occhio all'animalismo più radicale e radicato (quello che protegge i topi, che per legge non hanno alcuna importanza biologica ed etologica), si è permesso di far passare una norma che incautamente ha messo i bastoni tra le ruote alla ricerca medico-scientifica. Nientedimenoche! Quindi, salvo continue proroghe, si mette una bella croce sopra agli studi sulla cura di malattie devastanti, che colpiscono e uccidono migliaia di persone, bambini compresi. In gioco, lo capisce anche il più capoccione dei bifolchi (a meno che sia animalista a tal punto da rinunciare ad ogni farmaco testato sugli animali), c'è la nostra pelle. E in generale la salute del nostro ambiente, della nostra fauna, e, cosa non meno importante, la reputazione sempre più decadente della nostra bella Italia all'estero, che a guardare i dati del turismo mondiale, non piace poi più così tanto.
Alla luce di questo quadro desolante, non c'è quindi da stupirsi se l'Europa per darci una mano a risolvere le controversie aperte, ci ha suggerito di sistemare queste prioritarie questioni. Non nominando mai i casi Pilot sulla caccia. E' evidente che sono bazzecole e che si chiuderanno in un nulla di fatto, così come sono stati strumentalmente avviati. Non è stata altrettanto clemente nei confronti di altri Paesi, su cui con ogni probabilità il pericolo sanzioni incombe anche in questo campo. La Francia deve fare i conti con le elargizioni pre-primaverili per la caccia alle oche e per i casi di deroghe sull'ortolano. Le deroghe alla caccia sono nota dolente anche per Malta. L'Austria è sotto tiro per le pratiche di caccia concesse nei confronti degli uccelli migratori in alcuni Länder. La Finlandia è richiamata per la caccia ai mammiferi. La Slovacchia e la Svezia per la caccia al lupo permessa su quantitativi annui.
Per quanto riguarda noi, l'Europa ci suggerisce di migliorare la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche, così come il trattamento delle acque reflue, che rappresentano delle preoccupazioni persistenti in particolare, nel Sud Italia; migliorare la gestione dell'utilizzazione del suolo, delle alluvioni e dell'inquinamento atmosferico nelle regioni centrali e settentrionali; designare le ZSC rimanenti, migliorando lo stato di conservazione degli habitat e delle specie di interesse unionale, attuando pienamente gli strumenti messi a disposizione da Natura 2000, utilizzando i quadri regionali di azione prioritaria per garantire una migliore integrazione dei fondi UE ed una pianificazione più strategica degli investimenti. In quanto a battaglie per il bene della natura e degli animali, se vogliono davvero avere credito come i loro colleghi europei, i signori ambientalisti non hanno che l'imbarazzo della scelta. A meno che non preferiscano assecondare i grandi interessi delle multinazionali, e concentrarsi così, di nuovo, sull'ennesimo spauracchio.
Cinzia Funcis
Per i dettagli sulle infrazioni vicinissime alle sanzioni in tema di ambiente, vedi post su BigHunter Italia vicina alle multe per acque reflue, inquinamento, rifiuti e animali