Su una rivista di settore ho recentemente letto un interessante articolo intitolato “L’etica della caccia e la morale cristiana” realizzato con una bella intervista a Don Markus Moling, Professore di Filosofia all'Università Filosofico-Teologica di Bressanone e Docente di Filosofia presso la STA di Trento, noto per aver già pubblicato alcuni testi dedicati all’etica venatoria.
In questa intervista Don Markus ricorda che il tema dell’etica in campo venatorio stava particolarmente a cuore all’avv. Giovanni Bana che, nell’estate del 2019, insieme al sottoscritto, lo incontrò a Bressanone per impostare con lui un progetto che portasse alla pubblicazione di un nuovo libro su questo argomento.
L’avv. Bana avrebbe voluto anche dedicare la 61a Assemblea nazionale dell’ANUUMigratoristi (che doveva celebrarsi nella primavera 2020) al tema dell’etica, con ospite proprio Don Markus per la presentazione ufficiale del suo nuovo libro, ma quel maledetto del virus Covid-19 se l’è portato drammaticamente via impedendogli di realizzare quest’ultimo suo lungimirante progetto.
L’approccio dell’avv. Bana alla questione dell’etica venatoria era un approccio volutamente “laico”, non condizionato da aspetti o considerazioni di carattere religioso che riteneva giusto ognuno di noi maturasse e sentisse a modo suo.
Bana voleva occuparsi dell’etica venatoria solo perché lo riteneva strategico per favorire momenti di riflessione e crescita culturale al nostro interno e per identificare e mettere a fuoco i valori e le positività del nostro mondo che possono e devono diventare il nostro biglietto da visita nella società, aiutandola a conoscerci, comprenderci e quindi ad apprezzarci.
Il Comitato Esecutivo della nostra Associazione ha già deciso di dedicare la prima Assemblea nazionale che sarà possibile convocare in presenza, oltre che a una cerimonia di commemorazione dell’avv. Bana e di tutti gli altri Dirigenti e Associati dell’ANUUMigratoristi purtroppo scomparsi a causa del Covid-19, proprio al tema dell’etica venatoria.
Stimolato dall’intervista a Don Markus, colgo l’occasione per anticipare qualche mia considerazione al riguardo.
Innanzitutto, devo dire che il pensiero di Don Markus coincide con il sentire di tutti i veri cacciatori indipendentemente dalle loro posizioni riguardo alla religione e alla fede.
Come non condividere Don Markus quando dice che: “Principi come il non ridurre l’animale a solo oggetto per l’uomo o il non far soffrire l’animale sono basali nell’etica animale e devono far parte di una caccia moderna e sostenibile se vuole trovare posto nel futuro della nostra società”.
Oppure quando aggiunge che: “La promozione della biodiversità, la protezione dell’ambiente e l’impegno per gli habitat degli animali selvatici devono essere inclusi in una pratica venatoria che si lascia descrivere come responsabile e che se mancano questi concetti fondamentali le critiche verso la caccia aumenteranno ancora di più”.
Che dire, ancora, quando Don Markus precisa che: “Se la caccia viene vissuta come un’espressione di responsabilità e non di sfruttamento verso le specie che vengono cacciate, verso i loro ambienti e anche verso le altre persone che usufruiscono dello stesso territorio allora direi che la caccia può far parte di un concetto integrale che unisce la salvaguardia della natura con un uso sostenibile delle sue risorse”.
Altro pensiero assolutamente condivisibile: “Il primo compito del cacciatore è quello di essere custode degli animali selvatici e del loro ambiente. Essendo custode poi può anche prelevare animali soprattutto per il nutrimento e seguendo criteri etici ed ecologici e che un buon custode non è interessato ad uccidere specie rare o grandi numeri di animali, di servirsi di metodi di caccia dove l’animale deve soffrire, ma di fare un prelievo corretto, selezionato e sostenibile”.
Ecco, con queste ultime parole Don Markus descrive la distinzione netta che esiste tra i bracconieri e i veri cacciatori, ossia la nostra immagine corretta da offrire alla società.
Don Markus approfondisce poi molti altri aspetti che lascio scoprire ai lettori, i quali potranno farlo con una semplice ricerca sul web.
Voglio, ora, brevemente aggiungere delle considerazioni strettamente personali, cercando di distinguere l’etica della caccia dall’etica nella caccia.
L’etica della caccia è per me una cosa scontata: la caccia in sé è etica per definizione, perché rappresenta una regola naturale insita nelle normali dinamiche che stanno alla base della vita sul nostro Pianeta.
Qualche considerazione in più si può invece fare se si parla di etica nella caccia poiché mentre la caccia in sé è etica per definizione come ho detto prima, vi sono invece questioni etiche che riguardano il come si caccia, cioè i comportamenti che mettiamo in atto per insidiare il nostro selvatico e quelli che adottiamo nei confronti degli altri cacciatori e delle altre persone che frequentano le nostre campagne e i nostri ambienti naturali per altri motivi.
Tutti noi sappiamo che esistono comportamenti che, pur non essendo vietati dalla legge, sviliscono la vera natura della nostra passione e denotano una mancanza di rispetto cancellando ogni vera soddisfazione.
Invece, comportarsi eticamente a caccia e rispettare le regole, non solo regala soddisfazioni vere, ma ci rafforza nei confronti dell’opinione pubblica.
Grazie a Dio la stragrande maggioranza dei cacciatori agisce in questo senso, ma ricordiamoci bene che le azioni di bracconaggio, che nulla hanno a che vedere con la caccia, e le scorrettezze di pochi danneggiano gravemente tutti noi perché, anche a causa dei messaggi volutamente distorti mandati da animalisti e anticaccia per partito preso che fanno di tutta l’erba un fascio, l’opinione pubblica finisce per considerarci tutti negativamente allo stesso modo.
Dobbiamo anche ricordarci che, purtroppo, quello che per noi è giusto e scontato, per una parte importante della società di oggi è sconosciuto e quindi è perfettamente inutile “pretendere”, ma bisogna lavorare promuovendo il nostro ruolo reale e farci avvertire dalla collettività come un bisogno reale, come una risorsa e non come un problema.
Per questi motivi, io continuo a sensibilizzare anche le altre Associazioni su questi temi perché solo uniti in uno sforzo comune possiamo impostare e affrontare un moderno progetto di comunicazione, che ci consenta di far arrivare alla gente il nostro messaggio.
Marco Castellani
(Presidente ANUU Migratoristi)