Da Boitani a Messner: "abbatterli può essere necessario"
Il problema della convivenza pacifica tra uomini e orsi è tornato alla ribalta negli ultimi giorni, come tutti sappiamo, per la terribile vicenda vissuta da Angelo Metlicovec, l'escursionista ferocemente aggredito una settimana fa. Le sue condizioni non sono gravi ma il racconto che ha fatto dell'episodio "mi ha aggredito alle spalle", "cercava di spostarmi il braccio per mordermi la testa, voleva uccidermi" non è qualcosa che può essere sottovalutato.
L'orso (o l'orsa) in questione è un pericolo per la pubblica incolumità e bene, evidentemente, ha fatto il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, a disporre apposita ordinanza, come da protocollo in questi casi, per l'identificazione e la rimozione del plantigrado. E mentre Metlicovec ancora non sa se riprenderà a pieno le funzioni del suo braccio martoriato, sono in diversi (e non solo quelli che propriamente definiremmo animalisti) a chiedere che non si tocchi l'orso, nemmeno per anestetizzarlo per le indagini genetiche (come se già non si facesse per motivi di studio), visto che Daniza, l'orsa che qualche anno fa faceva razzia di bestiame, fu uccisa proprio in questo modo. Figuriamoci poi se si ventila, l'ipotesi dell'abbattimento. Qualora dovesse ritenersi necessario, per esempio in caso di pericolo per i forestali, fallito il tentativo di anestetizzarlo, gli agenti dovrebbero necessariamente tirare il grilletto. Ma in molti, in Trentino, chiedono che si ponga un freno alla crescita della specie (da 10 a 60 esemplari in una quindicina di anni), visti i rischi per la pubblica incolumità, attraverso una serie di abbattimenti controllati.
A tal proposito è intervenuto anche Luigi Boitani, biologo di indiscussa fama ben oltre i nostri confini."Si può pensare di conservare gli animali in riserve protette – dichiara sul Corriere del Trentino - ma la vera sfida è convivere con loro. Può darsi che uno specifico esemplare abbia preso il vizio di avvicinarsi alle aree abitate, che non abbia paura dell'uomo, e per questo rappresenti un pericolo. In questo caso, quindi, non c'è niente di male a considerare l'abbattimento. Sbaglia chi sostiene sia giusto ucciderli tutti per eliminare il problema, ma sbaglia anche chi santifica ogni singolo orso o lupo".
Sull'argomento dice la sua anche un altro esperto, se non proprio di animali, certamente della montagna e delle sue regole: Reinhold Messner. “È una questione di equilibrio – ha dichiarato - . Ci sono troppi orsi. E l’orso è animale potente che ha bisogno di un proprio habitat, quindi di grandi aree. Non va certo a caccia dell’uomo ma se si sente minacciato può diventare pericoloso. Se aggredisce, allora bisogna fare qualcosa. Ci vogliono la scienza e la politica. L’etologo dica quanti orsi possono vivere in una determinata superficie abitata anche dall’uomo e il politico decida di conseguenza. Spetta alla politica far diventare realtà il necessario equilibrio. L’orso ha una forza spaventosa, più di dieci uomini e quando la sua vita incrocia troppo da vicino la nostra occorre decidere il da farsi”. E ancora: “Sono contrario al pensiero estremo, a quello che possiamo definire un fondamentalismo ambientale che indica priorità a orsi e lupi rispetto all’uomo. C’è chi addirittura sostiene che occorre mandare via l’uomo e tutelare i selvatici. Non ci siamo”.
Messner, appena tornato dal Caucaso, dove, dice, vivono parecchi orsi ma in territori in cui l’incontro con l’uomo è molto raro, evidenzia che ormai in Trentino e in Alto Adige l’uomo vive in zone dove un tempo c’erano orsi e lupi. “Chiediamoci il perché cent’anni fa i nostri avi hanno cacciato l’orso. Forse che la pecora non deve essere amata quanto un lupo? Un branco di lupi può ucciderne a decine in una sola notte. In Alto Adige, così come in altri territori alpini, ci battiamo da anni per il ritorno dell’agricoltura, perché esista un presidio produttivo sul territorio. Non si può vivere nel paradosso di combattere lo spopolamento della montagna e nello stesso tempo sostenere un ritorno non regolato di orsi e lupi. Il fondamentalismo - evidenzia lo scalatore - ragiona come quel bimbo che tiene accanto a sé per dormire l’orsacchiotto di peluche. Ma gli orsi in natura non sono di peluche e hanno bisogno del loro spazio. E non possiamo concedergli il nostro, mettendo in secondo piano attività come agricoltura e turismo. Convivenza da calibrare perché non ci sia motivo di pericolo per l’uomo e il giusto habitat per gli animali”.
Di certo i cacciatori non sono direttamente interessati al dibattito, questo occorre sempre ribadirlo, viste le continue incredibili accuse che quotidianamente li coinvolgono. Basta vedere cosa è stata costretta a smentire la provincia di Trento in questi giorni: una fotografia, fatta girare su facebook, che illustrava alcuni orsi abbattuti e recava la scritta "no grazie non vado in Trentino dove ammazzano orsi". Peccato si trattasse di un'immagine rumena, dove la caccia all'orso è prevista e normata e che in Trentino nessun orso abbia mai incontrato il fucile di un cacciatore dal 1939, anno in cui è scattato il divieto di prelievo. Il convolgimento dei cacciatori è d'obbligo comunque, se non altro in quanto fruitori degli stessi ambienti degli escursionisti. Qui, come in Abruzzo.
Cinzia Funcis