Viste le recenti polemiche sorte intorno al bellissimo manifesto della Federcaccia abbiamo deciso di creare anche noi, per puro sostegno sia a FIDC che agli amici del CPA (che da tempo, con brillante idea avevano assunto iniziativa simile) un nostro manifesto. Si è detto che sono tutti manifesti per il tesseramento: questo non lo è.
In questa foto ci siamo noi, la nostra vita e tutto il nostro modo di vivere questa meravigliosa passione della caccia. C'è la nostra storia di bimbi con i nostri padri e i nostri nonni e non permettiamo a nessuno di darci lezioni.
La società del giorno d'oggi è praticamente divisa in due tronconi, due tipi di culture diverse, la cultura urbana e quella non-urbana. Per cultura urbana si intende il modo di vivere nei grandi centri, nelle grandi città metropolitane, dove milioni di persone sono sottoposte allo stress quotidiano dovuto al traffico, all'inquinamento, all'attività frenetica, dove si vive affogati dal caos, dal cemento, dalla criminalità. Per contro, e fortunatamente, esiste un altro mondo, quello della cultura non-urbana, del vivere nei piccoli paesi, immersi nella natura, dove il contatto quotidiano con l'ambiente boschivo e collinare fanno mantenere vive tutte quelle tradizioni, e non solo la caccia ma la raccolta dei funghi, degli asparagi, delle lumache, insomma di tutti quei prodotti che la natura offre.
Chi abita in enormi metropoli non potrà mai pienamente capire il nostro mondo ed io personalmente, conoscendo il loro, di mondo, se posso, evito di frequentarlo. Va da sè che se i sondaggi sulla caccia, invece che venire fatti in Piazza Duomo a Milano o in Via Veneto a Roma, fossero fatto nei comuni sotto i 15.000 abitanti (che rappresentano comunque una porzione enorme dell'elettorato) bene, quei sondaggi che danno gli Italiani al 70-80% contro la caccia, avrebbero un esito completamente diverso.
Noi rappresentanti delle comunità rurali difendiamo il nostro mondo, rivendichiamo tutte le nostre secolari tradizioni, non ci stiamo a farci imporre stili di vita che non ci appartengono.
Ognuno continui a pensarla come vuole: a noi non interessa scagliarci contro tendenze diseducative come l'uso della violenza in cinema e tv, o giudicare lo stile di vita di quei giovani che hanno bisogno degli eccessi (d'alcool per esempio) per potersi divertire, anche se la tentazione sarebbe forte.
Noi, per contro cercheremo di tenerne lontani i nostri figli, insegnandogli a godere delle emozioni, dell'adrenalina che la caccia sa regalare; una passione pulita e bellissima, che ti fa addirittura provare pena per chi non la condivide.
Per ciò che riguarda la foto, quello sono io con mio figlio, un rientro da 8 tordi di una quindicina di anni fa, e non c'è niente di più bello di passare una serata, un tramonto così, con un bambino entusiasta e voglioso di percorrere velocemente il tempo fino ai 18 anni, quando, finalmente, potrà avere quel foglietto tra le mani che noi tutti abbiamo sognato e agognato, per il quale soltanto il pensarlo dava un tuffo al cuore: La licenza di caccia.
Alessandro Fulcheris