D'accordo, ci mancherebbe, ma in questo caso la domanda, come si dice, sorge spontanea: chi è il manovratore? Sì, perchè se non si capisce davvero chi è, quello vero, non si riuscirà a togliere un ragno da un buco di questa ragnatela di interessi contrastanti e a volte inconciliabili.
Le cronache di questi primi mesi di governo tanto ci dicono. Abbiamo due manovratori, che smanettano sui social come se fosse "tutto il calcio minuto per minuto", e in più hanno una telecamera incorporata e un torpedone di giornalisti al seguito, che non mollano neanche quando i due vanno al bagno. Interessi e obiettivi, come era chiaro fin dall'inizio, sono divergenti, per cui - almeno per salvare la faccia di un governo arlecchino (verrebbe da dire "servo di due padroni") - piano piano è emersa la figura anche di un terzo manovratore, quello naturale, il capo del governo, nato carneade ma dimostratosi, forse per necessità, qualcosina di più.
Dice, ma aldilà dei due-tre obbiettivi chiave (reddito di cittadinanza, stop alla Fornero e flat tax), per quello che ci riguarda direttamente come cacciatori, come va?
Per diverse cose, non c'è bisogno di ripeterlo: ne sono pieni i nostri blog. La nomina del presidente della Lipu a capo della segreteria del Ministero dell'Ambiente ha già prodotto conseguenze. E non solo mediatiche o ideologiche.
Per i riferimenti, dicono, c'è il contratto di governo. Che all'analisi di qualsiasi esperto di diritto è poco più che una serie di pii desideri. Prevede tutto e il contrario di tutto, dato che raccoglie poco più che mere enunciazioni di principio. Fra l'altro, mentre sulla pesca e sull'ambiente si sprecano decine di righe, la caccia non viene nemmeno citata. E questo già la dice lunga su cosa ne pensano le due forze di maggioranza, ovvero che non possono avere nemmeno un briciolo di idea su cui convergere.
Tuttavia, soprattutto i cinquestelle, non fanno altro che sproloquiare su argomenti attinenti.
Per esempio, al punto 11, Giustizia rapida ed efficiente, si legge: Reati ambientali e tutela degli animali. "È necessario provvedere all’implementazione delle leggi attuali riguardanti i reati ambientali e quelli nei confronti degli animali, garantendo maggiore tutela rispetto a fatti gravi ancora non adeguatamente perseguiti e un maggiore contrasto al bracconaggio". E in questi mesi abbiamo purtroppo toccato con mano i diversi tentativi per penalizzare la caccia tramite argomenti che con la caccia c'entrano quasi come il cavolo a merenda. Viene in mente la proposta del Ministro Costa (suggerita probabilmente di una "Vocina/manina" casareccia) di chiudere la caccia la domenica.
Ma il problema si ripropone proprio in questi giorni, con l'assalto alla diligenza dei tribuni del popolo, che reclamano l'approvazione rapida del contratto di governo al punto 19 (Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta) alla voce "Referendum".
Intanto leggiamo cosa dice: "È inoltre fondamentale potenziare un imprescindibile istituto di democrazia diretta già previsto dal nostro ordinamento costituzionale: il referendum abrogativo. Per incentivare forme di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica nazionale occorre cancellare il quorum strutturale - ovvero la necessità della partecipazione alla votazione della maggioranza degli aventi diritto - al fine di rendere efficace e cogente l'istituto referendario. Ulteriore obiettivo di questa proposta, nel solco dello spirito che anima l'articolo 75 della Costituzione, è quello di scoraggiare, in ogni forma, l'astensionismo elettorale, spesso strumentalizzato per incentivare il non voto, al fine di sabotare le consultazioni referendarie. Sempre allo scopo di incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese sosteniamo l’introduzione del referendum propositivo, ossia un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi."
Apparentemente, il pericolo di un simile strumento declassificato ha fatto capire anche ai più distratti che una scelta del genere potrebbe minare dalle fondamenta il sistema democratico su cui si basa la civiltà occidentale. Perchè non è difficile arguire che con gli strumenti tecnologici di cui oggi si dispone, una minoranza agguerrita sarebbe in grado di imporre punti di vista non solo minoritari, ma sicuramente anche pericolosi per un ordinato vivere civile. Come ci ricordano i padri dei moderni diritti civili, Voltaire, Russeau, Montesquieu, Franklin, Jefferson, Beccaria, la democrazia attribuisce il potere al popolo, ma al contempo tutela le minoranze.
Ecco che si presenta, pertanto, un problema a cui tutto il nostro mondo deve porre la massima attenzione. Non certo per favorire una mediazione, perchè qualsiasi via di mezzo porterebbe a indebolire questo strumento, ad avviso di molti già molto debole. Tant'è vero che diversi governi fa ci fu chi propose di rinforzarlo, ipotizzando di portare per esempio il minimo di firme da raccogliere dalle attuali 500mila ad almeno 700mila. Non c'è mediazione che tenga, dunque. Sui temi che interessano davvero la maggioranza dei cittadini, ne basta e avanza di quello che c'è già. Anzi, si volesse adottare seriamente un minimo di principio democratico, l'asticella della verifica dovrebbe essere portata alla maggioranza più uno degli aventi diritto al voto, mentre adesso è sufficiente il 50% più uno della metà più uno degli elettori andati a votare. Cioè il 25%, che è poi la sostanza di ciò che sta passando in Commissione Affari Costituzionali alla Camera. Come a dire che già oggi non è il popolo che decide, ma basta un quarto del "popolo" a determinare delle scelte degli altri. Già oggi! Figuriamoci cosa potrà succedere se non ci saranno più nemmeno questi paletti.
Dunque, occhio alla penna! Non è uno scherzo. E non è solo per interessi diretti. Potrebbe toccare alla caccia, ma potrebbe toccare ad altre categorie altrettanto importanti per chi ne fa parte. Il "popolo" è fatto di minoranze, che possono essere attaccate una alla volta. Prima questa, poi quella, scientificamente. Fino alla costituzione di fatto di un "pensiero unico".
Nasce pertanto l'esigenza di stare in campana, attivando tutti i nostri canali, mettendo in pista tutti gli strumenti possibili e immaginabili per richiamare l'attenzione nei confronti di una minaccia che oggi può toccare a noi, ma domani al nostro vicino di casa. Pescatore, tiratore, cercatore di funghi, per dire, ma anche appassionato o praticante di tante altre attività sportive e del tempo libero, oppure culturali, di volontariato, di tutto ciò, insomma, che non piace ai padroni del vapore.
Mi sa che ne dovremo riparlare.
Carlo Cortese