L'attuale situazione politica italiana, sempre più sommersa da contraddizioni, non ci consente di capire se avremo a breve un governo, se questo governo durerà e - soprattutto - se avrà modo di soffermarsi sulle nostre annose questioni interne e soprattutto europee, che sono quelle che potrebbero determinare il futuro della nostra attibità, soprattutto per quanto riguarda le gestione faunistico venatoria del prezioso patrimonio di avifauna migratoria.
Ancorpiù nebbia c'impastoia se - appunto - ci spostiamo su Bruxelles, dove si sta appena per costituire la nuova Commissione (novembre 2019), si sta per consolidare il nuovo programma PAC (Politica Agricola Comunitaria, da cui dipende anche il futuro della caccia nelle diverse realtà dell'Unione), con l'Italia che non ha ancora espresso un nome per i Commissario che le spetta. E anche questo è determinante: giorni fa circolava anche la voce che i nostri eroi potevano ambire proprio a occupare la casella dell'agricoltura.
Quello che sappiamo, invece, è proprio che in Europa si sta giocando una partita molto importante per i migratoristi italiani: quella sull'aggiornamento dei Key Concepts della Direttiva Uccelli. Il Comitato Nadeg, rappresentato anche dalla FACE, oltre che dagli ambientalisti e dalle istituzioni nazionali, sta affrontando in particolare la situazione di stallo dovuta alle macroscopiche differenze tra le date fissate dagli scienziati italiani accreditati (Ispra) sull'inizio della migrazione prenuziale e quelle tra loro complessivamente coerenti degli altri Paesi del bacino del Mediterraneo. La Commissione Ue ha convocato a Bruxelles alcune riunioni, allo scopo di armonizzare il più possibile i dati Kc per gruppi di Paesi, il che significa che da quelle parti si aspettano che vengano superate quelle certe discrepanze che anche fra stati confinanti spaziano su diverse decadi.
Tirando le somme sulle nuove proposte pervenute alla Commissione esistono ancora oggi differenze da due a cinque decadi tra l'Italia e gli altri Paesi. Secondo Ispra infatti il tordo bottaccio inizierebbe la sua migrazione subito dopo Natale, alla prima decade di gennaio, ovvero un mese e dieci giorni prima che in Francia. Per la beccaccia la migrazione partirebbe la seconda decade di gennaio in Italia, alla terza di febbraio in Francia, così come nella Spagna del nord (seconda decade per il sud). Da considerare che la Spagna fino a poco tempo fa veleggiava sulle stesse date dei kc nostrani. Se ha modificato la sua posizione nel tempo, un buon motivo ci sarà.
La posizione di Ispra contraddice non solo i dati scientifici francesi e spagnoli, molto più accurati e circostanziati di quelli “ufficiali” italiani, spesso vetusti e quindi di nessuna attualità (basti pensare che la posizione sull'alzavola si basa su una manciata di ricatture avvenute tra gli anni '50 e gli anni '70 dello scorso secolo), ma fa a cazzotti anche con le ultime ricerche sul campo effettuate nel nostro Paese, eseguite con metodi scientifici all'avanguardia grazie all'impegno delle associazioni venatorie italiane.
La Commissione, dimostrando una pazienza certosina nei nostri confronti, ha convocato nuove riunioni a luglio, implorando i partecipanti al dibattito di giungere ad una posizione comune, scambiandosi dati e studi. Quelle riunioni si sono tenute in un clima ben poco disteso, visto che Ispra non si è mosso di un millimetro. Nonostante la disponibilità da parte di Face e Oncfs a riconsiderare le proprie posizioni, concedendo al massimo una decade, da Ispra non c'è stata nessuna apertura su nessuna delle cinque specie oggetto di discussione.
Secondo gli ornitologi dell'istituto italiano, le beccacce assumono comportamenti migratori del tutto diversi dal resto dell'Europa, iniziando a migrare prestissimo. Stando a ciò che ha riferito Michele Sorrenti, che all'indomani delle riunioni di luglio ha informato i cacciatori in un video, i tecnici Ispra avrebbero addirittura affermato che un singolo esemplare che si sposta in luoghi di svernamento in inverno, può essere considerato in migrazione pre nuziale sebbene questo movimento avvenga in direzione opposta alla migrazione pre nuziale vera e propria (che come tutti sanno procede da sud a nord o da sud ovest a nord est). Non resta che giungere alla conclusione che le differenze tra Ispra e il resto degli ornitologi europei si basano su una concezione diversa del fenomeno delle migrazioni degli uccelli.
Anche se, visto che gli uccelli non conoscono i nostri confini politici, nessuno può negare, comunque, che Italia e Francia siano interessate dagli stessi flussi migratori. Se in Provenza o in Corsica è aperta la caccia ai tordi nel pieno rispetto della Direttiva, è inconcepibile che non la si possa autorizzare anche in Sardegna o in Liguria, poste alle stesse latitudini.
E questo sarà uno dei principali e più urgenti temi che il nostro governo e i nostri rappresentanti a Bruxelles dovranno affrontare appena riusciranno a insediarsi. E speriamo presto!
Oltre che meglio di come hanno fatto finora.
Cinzia Funcis