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EditorialeZIZZAGA, GALLETTI, ZIZZAGA! martedì 4 novembre 2014 | | "Zizzaga!". "Ma ci sparano". "Tu non ti preoccupare. Zizzaga!". Qualcuno ricorda questa perentoria esortazione che un suocero-spia faceva al genero-altrettanto-spia (della Cia), all'insaputa di figlia suocera e mogli, in un film di una ventina d'anni fa (non ricordo gli attori), parodia dello spionaggio holliwoodiano? Era la volgarizzazione della superconsumata strategia del diversivo. Ovverosia: quando vuoi distrarre l'attenzione - di un avversario, un concorrente, un contendente - dal problema principale, crea un caso alternativo, minimo che sia, dàgli enfasi e spera che l'altro ci caschi.
Il ministro dell'Ambiente Galletti, commercialista in Bologna, deve aver visto questo vecchio film. Magari, colto com'è, avrà preso anche esempio dai grandi generali della storia, da Scipione, a Cesare, a Napoleone, a Rommel. Può anche darsi che qualcuno gli abbia fatto uno shekerato delle massime di Von Klausewitz e Sun Zu. Fatto è che nel giorno in cui tutto il mondo, ma tutto, (e anche lui), apprendeva che la terra ha poco tempo per evitare il punto di non ritorno, il disastro che distruggerà la nostra civiltà e probabilmente la nostra specie, appena dopo aver rilasciato una dichiarazione (di comodo?) sull'argomento, dava disposizioni affinchè una sua collega, la ministra agli affari regionali Lanzetta, detta anche (da Il Corriere della Sera) "il ministro invisibile", inoltrasse alle Regioni Lombardia e Emilia Romagna, un ukase con il quale le intimava ad annullare - entro 15 giorni - i provvedimenti sulle catture e sul rifornimento dei richiami vivi. Tutto questo, dopo che il Tar Lombardia (20/8/2014) e il Consiglio di Stato (07/10/2014) avevano dato pienamente ragione a questi atti, nel solco della nota sentenza della Corte di Giustizia Europea nella causa C-182/02, citata pure nella Guida interpretativa, che così affermava:... da quanto precede emerge che la caccia agli uccelli selvatici praticata a fini amatoriali durante i periodi indicati all'art. 7, n.4, della direttiva può corrispondere a un impiego misurato autorizzato dall'art.9, n. 1, lett.C), della direttiva stessa, così come la cattura e la cessione di uccelli selvatici anche fuori dei periodi di apertura della caccia allo scopo della loro detenzione per essere utilizzati come richiami vivi o per fini amatoriali nelle fiere e mercati".
Dimenticando invece, il Galletti (e la ministra invisibile), che nella tanto tormentata "Comunitaria" recentemente approvata (con qualche marcia indietro quantomeno della congerie di animalisti presente in parlamento) nel modificato art. 4 (comma 3, secondo periodo) della 157/92, si fa riferimento a date e termini ben definiti (1 -bis. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, previa acquisizione del parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sono definiti:
a) i criteri per autorizzare mezzi e impianti di cattura conformi a quelli utilizzati in altri Paesi dell’Unione europea e non proibiti dall’allegato IV della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009; b) le regole e le condizioni per l’esercizio dell’attività di controllo, con particolare riferimento al metodo di cattura selettivo e occasionale;
c) le modalità di costituzione di apposite banche dati regionali;
d) i criteri per l’impiego misurato e la definizione delle quantità.
... Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le regioni adeguano la propria normativa alle disposizioni del medesimo decreto.).
Date e termini che offrirebbero ampi margini per elaborare un provvedimento serio, ragionato, equilibrato. Tanto più che adesso la stagione delle catture s'è ormai conclusa. Chi voleva i richiami a quest'ora li ha già presi. Chi catturava, a quest'ora sta per chiudere gli impianti.
Per carità, ci saranno anche ragioni di merito - nella diffida si fa riferimento all'avvio di una procedura d'infrazione - ma una misura del genere sa tanto di ripicca. Dove sta l'urgenza? Perchè non affrontare l'argomento procedure d'infrazione, una buona volta, su tutta la problematica ambientale? Il daffare non mancherebbe! E ancora: perchè non considerare che sulla stessa materia venatoria (direttiva Uccelli) il ministero (e il governo) deve dare risposte "qualificanti" alla Commissione sulle disposizioni regionali in merito ai calendari 2014-2015 (in particolare afferenti agli articoli 2, 5 e 7 della direttiva uccelli). E anche qui, risulta strano che si alzi un polverone, richiedendo regione per regione una documentazione che sicuramente è agli atti negli uffici romani, in più di un ufficio. Tuttavia, corre per questo l'obbligo di ricordare che - in attesa del "Senato delle Regioni", di renziana fattura - non sarebbe male che le regioni stesse una buona volta facessero funzionare quegli organismi (Conferenza delle Regioni, Conferenza Stato-Regioni), per affrontare insieme argomenti del genere, invece di lasciare a Roma (in questo caso a Minambiente e Ispra, e all'accozzaglia di fancazzisti/animalisti che latitano dentro e fuori il Parlamento) di... dettare la linea, secondo il vecchio motto latino: Divide et impera.
Ma, per concludere, torniamo al giorno fatidico. E per non sbagliare, attingiamo direttamente al sito ufficiale del ministero dell'ambiente. Nella prima pagina, ben visibile, con foto, alla voce "Primo Piano", data domenica 2 novembre 2014, si leggono due notizie: la prima (che riporta una dichiarazione pare trasmessa con un modesto tweet): Clima, Galletti, rapporto ONU è chiamata responsabilità per Mondo:“Il rapporto Ipcc sui gas serra è una chiamata alla responsabilità per il mondo. L’Europa è guida verso Lima e Parigi 2015, ma ora serve una presa di coscienza globale”. STOP.
La seconda: Caccia, dal Ministero dell'ambiente arriva lo stop a Lombardia ed Emilia Romagna sui richiami vivi. Dal Ministero dell’ambiente arriva uno stop alle deroghe regionali alle normative europee sulla caccia in materia di richiami vivi. Infatti, su proposta del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta ha trasmesso ai presidenti delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna una diffida in cui si chiede di annullare, entro 15 giorni, le delibere delle due regioni che, rispettivamente nel giugno e nel luglio scorso, hanno autorizzato l’attivazione di impianti di cattura di uccelli selvatici da utilizzare poi come richiami vivi.
Ora, va bene che il Ministro era in Cina, e da quelle latitudini, si sa, la realtà italiana appare un po' distorta. Va bene, che in questi casi, supplisce l'apparato, ma, ma.... Ci verrebbe da dire: troppa graziasantantonio! Mettere in risalto - al primo e secondo posto - due argomenti così distanti, così eterogenei e... così macroscopicamente sbilanciati per un ministero almeno in parte responsabile del dissesto ambientale nostrano in questi ultimi trent'anni, appare davvero singolare. A meno che, il ministro, o i dirigenti del suo ministero, i quali (ministro escluso, ovviamente) alla luce dei recenti fatti giudiziari e di cronaca, non abbiano proprio pensato di distrarre i lettori. Ma la cosa è davvero esagerata.
Quindi, l'assunto iniziale, quello di creare la "caccia" all'untorello di turno, per evitare di pagare gabella, viene proprio a fagiolo. Assunto che consente di chiuderla con una battuta: Zizzaga, Galletti, zizzaga! Intendendo con Galletti l'insieme di un apparato che qualche peccatuccio da farsi perdonare, diciamocelo francamente, ce l'ha. Ce l'ha! Eccome!!!
Piero Pardini
P.S.
Da qualche parte si dà un valore minimale alla questione. Ma bisogna ricordare, soprattutto a certi nostri ambienti, che da troppo tempo si lascia correre su questioni ritenute marginali. Mentre, rileggendo proprio Sun Zu (L'arte della guerra), ci dovremmo ricordare che il grande generale è quello che le guerre le vince senza perdere neanche un soldato (o una città, o un caposaldo). Difficile, difficilissimo, bisogna ammetterlo. Ma se di questi generali non ne abbiamo, prima o poi, meglio prima che poi, bisognerà pensare a fabbricarli...
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