A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 anche i più disattenti tra i cronisti notano l’improvvisa ed esasperata diffusione del cane nel nostro Paese.
Sul quotidiano “Il Tempo” il giornalista Piero Accolti si domandava se il cane fosse diventato un prodotto della civiltà dei consumi, facendo quasi concorrenza a frigoriferi e televisori. E considerando che fino a pochi anni prima nessuno avrebbe voluto un cucciolo neanche per regalo, questa improvvisa e per certi versi ingiustificata passione coglie tutti di sorpresa.
Era diverso, ovviamente, per i cacciatori.
I loro cani avevano una funzione e non erano stati abbandonati completamente neanche nel disastroso periodo della guerra. Per gli altri invece, il cambio di umore al riguardo è stato principalmente determinato dalla stampa, cinema e televisione. Così, all’improvviso, sulla scia dell’Inghilterra, America e di altri Paesi occidentali, senza minimamente tener conto delle diverse possibilità economiche, ristrettezze degli spazi abitativi e tempo disponibile, è iniziata la corsa all’acquisto di cani delle razze più in voga o preferite da regnanti e personaggi famosi.
Non tutti, è chiaro, erano veri cinofili.
Anzi, nella maggioranza si dimostrarono soltanto possessori di uno o più soggetti, magari abbastanza strani e da considerarsi solo manifestazioni estetiche.
A situazioni così generalizzate e improvvise, seguono inevitabilmente anche elementi negativi, come l’abbandono e il randagismo. Ma per fortuna, nel corso degli anni, il lavoro degli Enti preposti e delle Società Specializzate ha avuto successo, facendo aumentare ammirazione e attenzioni per caratteristiche e linee estetiche di ogni razza.
Tenendo conto nel bene e nel male delle esperienze fatte, possiamo soltanto augurarci che nei confronti di questo magnifico animale venga usato il massimo di responsabilità e buon senso per un futuro almeno accettabile.
Mario Biagioni
Mario Biagioni Amico di BigHunter