L’AMBIENTALISMO EUROPEO E’ LA MASCHERA DI UN NUOVO COLONIALISMO
Wilbur Smith è sicuramente il più grande scrittore di avventura contemporaneo. Il suo ultimo libro, "Il Destino del cacciatore", è la storia di un giovane cacciatore bianco, che preferisce la caccia alla carriera militare nell'Africa dei primi del Novecento.
Ma di caccia e di avventure in terra selvaggia alle prese con bestie feroci e animali selvatici i romanzi di W.S. sono addirittura affollati. La caccia, si può dire, è un argomento trasversale che li accomuna tutti.
Come da lui dichiarato la caccia è una grande passione che riesce a fa rivivere nei suoi lettori con tutto il suo carico emozionale e grande forza realistica. Del resto ciò che scrive è il risultato di avventure, di viaggi, di libri letti e di una vita vissuta intensamente in luoghi in cui la natura ancora ha la predominanza sull'uomo.
“Quello della caccia – spiega Smith in un'intervista rilasciata al Secolo XIX -, è un istinto primordiale dell’uomo e fa parte delle leggi di natura”. “Sono ovviamente contrario - non manca di chiarire - alla caccia indiscriminata, alla minaccia delle specie a rischio, ma oggi ci sono controlli precisi, si possono abbattere solo capi in eccesso, la caccia rientra nel programma di protezione della natura”.
Le emozioni della caccia Smith le conosce bene fin da sempre “A tredici anni ho ucciso un leone” - confessa al quotidiano Il Messaggero. Mentre al Secolo XIX dice “La caccia grossa è un elemento molto importante per la storia dell’Africa, le infinite specie dei suoi animali, presenti solo in questo continente, sono da sempre una delle sue maggiori attrattive”.
Il contatto con la natura vissuto in Africa (Smith è nato e cresciuto nello Zimbabwe) è un'impronta predominante in questo nuovo romanzo, come in molte altre storie raccontate, dice, “i protagonisti dei miei libri sono sempre alle prese con gli istinti elementari del coraggio e della paura, dell’amore e dell’odio, in un confronto diretto con la natura e il pericolo. In fondo, è la formula dei miei romanzi: mescolare insieme la storia, l’avventura, la fantasia”.
“Dalle foreste alle montagne, dai grandi fiumi alla Savana ho trovato un immaginario incredibile – ha dichiarato a Il Giornale -, popolato da possenti elefanti o minuscoli roditori, abitato dai giganteschi Watussi e dai minuscoli pigmei, attraversato dai boscimani e dai Koi-Koi. Mio padre aveva un aeroplano personale, e con lui ho sorvolato laghi, montagne e fiumi, accorgendomi di quanto fosse grande questo continente e quanto diverso da regione a regione. Mi sono trovato a disposizione un’immensa ricchezza che non potevo non riraccontare».
Con i suoi milioni di libri venduti in tutto il mondo, Smith rappresenta una congiunzione importante tra due mondi distanti e può contribuire a riportare in questo modello occidentale troppo urbanizzato e frenetico, il giusto equilibrio con la natura e l'ambiente.
La natura infatti nei Paesi fortemente urbanizzati come il nostro, se non trattata con estrema indifferenza, passa al contrario attraverso gli occhi di quel fanatismo ideologico che la vorrebbe sotto vetro, tutelata e protetta in ogni sua manifestazione.
“La verità è che il protezionismo non paga – dice Smith a il Messaggero - E quello ovattato di marca europea non mi convince. È la maschera di un nuovo colonialismo. Sono invece a favore di una caccia controllata, se questo significa sviluppo sostenibile per le popolazioni locali. Come in Botswana, dove per cacciare un leone bisogna sborsare 150 mila dollari che vanno alle tribù indigene”.
“A mandare in estinzione gli animali – puntualizza Smith - è piuttosto la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia, che provoca cambiamenti ambientali irreversibili e distrugge l’habitat di molte specie”.
Ndr: Queste note raccolgono una serie di dichiarazioni rilasciate da Wilbur Smith, in occasione della sua recente venuta in Italia per presentare il suo ultimo libro "Il destino del cacciatore". In particolare sui quotidiani Il Messaggero “Il destino del cacciatore” L'Africa di Wilbur Smith (di Francesco Fantasia), Il Giornale - La mia vita è tutta un safari (di Luca Crovi), Il Secolo XIX “Nella terra dei Masai” (di Daniela Pizzagalli).