Caccia e gestione sono due termini assolutamente complementari. Non ci può più essere la prima senza la seconda, ma senza alcun dubbio nella gestione ambientale l’attività venatoria ha un ruolo di primo piano. Questo è stato ben compreso in altre realtà europee dove non fa più meraviglia vedere ambientalisti, agricoltori, tecnici e cacciatori sedere allo stesso tavolo per risolvere insieme le questioni legate a questo aspetto.
Solo in Italia, grazie al persistere in certi ambienti di nodi di potere fortemente ideologizzati non si è ancora riusciti a far passare questo concetto, in fondo di grande semplicità, anche se fortunatamente non manca chi è disposto al dialogo.
Pienamente consapevoli, invece, i cacciatori, anche grazie ad una informazione precisa e puntuale che attraverso Diana facciamo ormai da anni, assoluti antesignani in questa veste che vuole essere educativa senza imporre nulla, ma soprattutto senza dimenticarci mai di esser prima di tutto cacciatori e non tecnici o professori universitari. Un impegno che portiamo avanti con convinzione, ripagati dai risultati e dall’interesse degli appassionati.
Un ruolo, quello gestionale, che prenderà sempre più spazio anche nei prossimi anni, ma che già da oggi i cacciatori hanno dimostrato con i fatti di saper ricoprire, tanto da meritare senza alcun dubbio di sedere anche a tavoli, come ad esempio quelli dei comitati di gestione dei parchi, dal quale sono ancora ingiustamente e immotivatamente esclusi.
Attenzione però che impegno gestionale non vuol dire dimenticare o ritenere non più attuali certe cacce per noi tradizionali a favore di altre apparentemente più scientifiche.
La gestione ha vari aspetti e può essere applicata in più modalità, sempre nascendo dalle nostre radici più profonde di cacciatori.
Il mondo della caccia muove oltre che grandi passioni anche grandi realtà economiche. Dall’abbigliamento ai viaggi, dalle attrezzature ai fucili, dagli alimenti per cani alla gastronomia.
Un patrimonio importantissimo che ancora non è stato ben compreso né debitamente sfruttato.
Dare un valore alla caccia non vuol dire mercificarla o ridurla ad un fatto di portafoglio solo per chi ha possibilità economiche.
Una corretta applicazione delle potenzialità del mondo venatorio costituisce senza dubbio un volano prezioso per sviluppare settori ancora deboli della nostra economia, mondo agricolo in primis. Uno sviluppo economico che può, anzi deve, andare di pari passo con l’impegno gestionale di cui parlavamo poco sopra, a creare un circolo virtuoso che riunisca in sé le esigenze della fauna, dell’ambiente e di tutta la società, che dalla caccia e dalla presenza dei cacciatori sul territorio ricava in realtà molto più di quanto crede.
È nostro compito contribuire alla realizzazione concreta di questo modello, così come sta a noi dell'informazione farci carico di divulgarlo il più possibile, anche nei confronti dei Paesi che stanno entrando ed entreranno a far parte della Comunità Europea e che a fianco di grandissime ricchezze naturali non hanno ancora sviluppato una giusta sensibilità sui temi della gestione faunistica e ambientale.
Anche in questo, presentando esempi «virtuosi» ed esperienze pratiche, dobbiamo continuare a impegnarci quotidianamente.