Si sa, sulle date di chiusura della caccia ai migratori, che gli ambientalisti vorrebbero sempre più anticipate, tutto si gioca sull'inizio della migrazione pre – nuziale, sulle sovrapposizioni di decadi previste dalla Direttiva Comunitaria 2009/147/CE e sulla dimostrazione dell’inizio della risalita prenuziale (par 2.7.10), concetti elencati anche dalla Commissione Europea, con risposta N P 010258/2013 a cura del Commissario Europeo Potocnik, che ha riconosciuto finalmente la corretta applicazione della Direttiva Comunitaria da parte dell’Italia.
Il principio è chiaro: tradotto in parole povere (tanto per farci capire anche da chi di caccia non ci mastica), significa che, come vuole la Direttiva Uccelli, i migratori non possono essere cacciati durante quel delicato periodo in cui effettuano il viaggio di ritorno verso i luoghi di nidificazione. Il che serve ad assicurare una buona salute per le specie che migrano di paese in paese, le cui popolazioni in ogni singolo Stato vengono considerate nell'ottica di un areale vastissimo, che come avviene per la beccaccia, tiene conto di spostamenti di migliaia di km, dalla Russia fino alla macchia mediterranea e viceversa. Per calcolare queste sovrapposizioni, che possono variare di zona in zona e di stagione in stagione, occorre studiare la dinamica delle migrazioni e raccogliere dati aggiornati su ogni specie oggetto di prelievo.
Per la beccaccia per esempio vi sono le evidenze scientifiche per affermare che in Italia, anche tenendo conto delle possibili fluttuazioni dovute al clima e all’abbondanza di cibo, almeno fino alla metà del mese di febbraio sia ancora svernante nel nostro Paese e non un migratore di ritorno verso i luoghi di nidificazione. Evidenze che l'Ispra sembra non voler vedere. Il che comporta un grosso impegno per Regioni e rappresentanti dei cacciatori, costretti a portare argomentazioni solide per contrastare i pareri Ispra eccessivamente protezionisti sui calendari venatori, che esaustivi o non, sono obbligatori per legge.
Per Ispra le beccacce migrano dal 10 gennaio. L'Istituto recentemente ha inviato alla Face i dati in proprio possesso: un'analisi statistica suddivisa in decadi basata su un campione di 136 beccacce inanellate all'estero e ricatturate in Italia. Tanto è bastato per convincere l'organo scientifico del Ministero dell'Ambiente a stabilire non solo che l'inizio della migrazione prenuziale della specie si ha dal 10 gennaio, ma anche che, tuttavia, occorre chiudere la caccia al 31 dicembre per non incidere troppo sulle popolazioni svernanti e localizzate.
Posizione che le associazioni venatorie aderenti alla Face hanno contestato in toto, sia per il metodo utilizzato per la statistica, non standardizzato, come invece è quello utilizzato dal mondo venatorio, che la stessa Ispra riconosce come valido (Altante delle migrazioni), sia per le conclusioni contrastanti con tutte le altre pubblicazioni scientifiche accreditate. Da queste, come dai dati raccolti dal mondo della caccia infatti emerge tutta un'altra situazione, che rende evidente come gli spostamenti che ricadono nell’areale di svernamento, non seguiti da abbandono dello stesso in tempi “ragionevoli”, stante anche la maggior velocità della migrazione prenuziale rispetto alla postnuziale, non possono essere definiti come movimenti migratori, ma spostamenti dettati da cause ambientali o di alimentazione.
Ecco perchè i dati di ricattura in possesso di Ispra non dimostrano con ragionevole certezza l’ipotesi di inizio migrazione prenuziale della Beccaccia svernante in Italia, al 10 gennaio. Fatto confermato da diverse pubblicazioni scientifiche è invece che l’arrivo nei siti di nidificazione, anche quelli più a sud dell’areale di nidificazione (i primi ad essere rioccupati), si hanno a partire perlomeno dal 10 Marzo in poi. L’analisi dei dati sulla beccaccia in Italia, porta ad affermare che l'inizio della migrazione avviene con la III decade di febbraio.
A sostegno di queste considerazioni ci sono anche i dati francesi relativi alle analisi scientifiche sulle gonadi delle beccacce, utili a riuscire ad individuare il periodo corretto per l’inizio della migrazione prenuziale. Simili studi in Italia non sono mai stati fatti ma possono ritenersi attendibili, come osserva il Club Beccacciai d'Italia che da anni partecipa a workshop internazionali sulla gestione dello scolopacide, anche per il nostro Paese su tipiche aree di svernamento che presentano caratteristiche climatiche analoghe a quelle italiane. I dati francesi dimostrano che l’apparato sessuale delle beccacce non è attivo fino alla terza decade di febbraio. Questo studio ha permesso il prolungamento della data di chiusura della caccia alla beccaccia in Francia al 21 Febbraio, chiaramente con tetti di prelievo massimo.
Ci sono poi altre evidenze di rilevanza scientifica:
- Le analisi sul fenomeno della migrazione pre nuziale, altrimenti detta ripasso primaverile, effettuate sui territori appenninici del Centro Italia negli ultimi 5 anni (appennino tosco-umbro) ci dimostrano che il movimento in risalita avviene dalla fine di febbraio, ha il suo picco a metà di Marzo, con una piccola coda fino alla prima decade di Aprile . Sempre condizionato da fattori climatici.
- Le catture e l’inanellamento delle beccacce svolto da Novembre 2010 ad Aprile 2011 presso la Tenuta di San Rossore, effettuato dagli inanellatori autorizzati ISPRA, all’interno del Centro Studi Beccaccia di San Rossore-Pisa, ci mostrano il picco di presenze di beccacce (grazie all’arrivo da sud di quelle in migrazione pre nuziale) al 19 di Marzo. I contatti e le catture di Gennaio sono sul contingente presente e invariato come numero (CSB San Rossore, 2011)
- I dati comunicati dal 7° Workshop Woodcock dell’IUCN, dello scorso Maggio a San Pietroburgo, sul monitoraggio della nidificazione nelle classiche aree di riproduzione russe (riguardanti la migrazione italiana) ci dicono di migrazione pre nuziale ritardata (Y.Ferrand, ONCFS France). Risulta ormai un trend consolidato, così come è sempre più ritardata la migrazione post nuziale (autunno) a causa dell’innalzamento delle temperature minime. In poche parole gli inverni iniziano più tardi e tendono a prolungarsi.
Infine c'è un altro fatto che avrebbe dovuto far cambiare radicalmente idea all'ente italiano: la specie è definita in uno status di conservazione stabile dal 2009. Cosa che automaticamente fa decadere cautele attivate negli anni precedenti, come previsti dai piani di gestione per le specie considerate in declino. Come l'allerta meteo, indicata dall'Ispra e confermata anche nei calendari venatori di questa stagione venatoria.
Semplicemente il nostro massimo istituto per la salvaguardia ambientale non si è aggiornato, e continua a fare riferimento allo stato di conservazione globale europeo della beccaccia definito da Birdlife international nel 2004, ignorando totalmente che la stessa Birdlife ha modificato quello status nel 2006 (ossia ben 7 anni fa), che ora è divenuto “stabile”, allineandosi agli altri organismi di ricerca internazionali, come Wetland International e, ancor meglio chiariti in Delany et al. 2009. Resta da chiedersi perchè Ispra utilizza dati superati e corretti dall'istituto a cui fa riferimento. La risposta del commissario UE forse finalmente darà una svegliata al Ministero dell'Ambiente e ai suoi ricercatori? Ce lo auguriamo.
Cinzia Funcis
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