Si dice che è nel momento del bisogno che si riconoscono le persone vere. Ebbene il momento è arrivato, è questo. Siamo in difficoltà come mai prima. Siamo chiusi in casa per paura di un virus. E soprattutto c’è chi qui ed ora ha bisogno del nostro aiuto. Di una speranza, di un gesto umanitario per favorire le cure necessarie subito e quelle che verranno. Ovvero la ricerca di un vaccino valido per questa infezione e per le altre che potrebbero arrivare.
Non si può negare che il popolo dei cacciatori, come sempre ha fatto in caso di altre calamità (incendi, alluvioni, terremoti, ecc.), ha reagito subito, compatto. Senza pensarci nemmeno un secondo (basta vedere l’entità delle donazioni fin dal primo giorno di emergenza), ha donato. S’è donato. Lo ha fatto con spirito lo responsabilità che lo contraddistingue. Che lo fa sentire parte integrante della comunità, dove si muove, con le sue mille iniziative solidali e silenti, nello scorrere ordinario del tempo delle nostre province. Non c’è quasi paese in cui almeno una volta all’anno non si tenga una gara cinofila, una cena sociale, una prova di tiro, che non preveda la raccolta di fondi per qualche ospedale o causa meritevole. E’ questione di dna. I cacciatori sono socialmente integrati. E lo dimostrano, senza secondi fini. Infatti, e bisogna aggiungere purtroppo, queste raccolte fondi difficilmente escono dai nostri canali di informazione. Purtroppo. Perchè una categoria così, meriterebbe di essere conosciuta per quello che è, e per quello che fa per il bene di tutti, oltre che dell’ambiente che protegge tramite l’attuazione dei piani di prelievo della fauna e il ripristino di aree naturali.
Non si può dire altrettanto invece nei confronti di chi i cacciatori li osteggia ad ogni occasione. In questi giorni qualcuno ha avuto il coraggio di dire che queste donazioni, che non sono bruscolini, visto che al momento ci risulta che abbiano superato il mezzo milione di euro, altro non sono che un tentativo di rifarsi la faccia, sfruttando l’emergenza. Chi lo ha detto ovviamente non ha versato un euro per questa causa che riguarda la salute di tutti. E nessuna associazione animalista, per quanto ci consta, ha fatto donazioni, nemmeno minime, in favore degli ospedali e degli operatori sanitari che stanno lottando con tutte le loro forze e con i mezzi che hanno a disposizione, per salvare vite. Nemmeno grosse organizzazioni come WWF, LAV, ENPA, LIPU e via discorrendo, sembra abbiano messo mano al loro portafoglio, rigonfio di lasciti e donazioni da persone preoccupate per l’ambiente e per gli animali. Non risulta nulla. Il silenzio più assoluto. Wwf in homepage ha tenuto in bella vista una raccolta fondi, che vagamente chiede soldi per salvare le specie a rischio. Enpa ha iniziato la sua campagna per la raccolta del 5 x 1000, la Lav ha attivato uno sportello di assistenza emergenziale per gli animali, e nient’altro. La Lipu è addirittura preoccupata per l'inevitabile crollo di donazioni e raccolta fondi, vista l’emergenza, e per questo è lei a rivolgere un appello affinché le associazioni siano sostenute dallo Stato.
Ma si limitassero a pensare agli affari loro sarebbe già tanto. Non si può negare che alcune associazioni animaliste, pensiamo soprattutto alla LAV, abbiano finora remato contro la ricerca, ovvero l’unica speranza per uscire da questa situazione. All’inizio di questa emergenza, nei primi giorni di marzo, la Lav ha attaccato i medici e i ricercatori che ribadivano l'indispensabilità della sperimentazione animale alla ricerca di un vaccino, possibile in Italia grazie ad una proroga, visto che questo tipo di studi sono ormai vietati nel nostro Paese (in forte dissonanza con la Direttiva Ue) proprio a causa dei capricci animalisti, che hanno finito per influenzare i nostri legislatori. Se la prendeva in particolare con Roberto Caminiti, neurofisiologo, professore dell’Università La Sapienza di Roma, protagonista della vituperata ricerca sui macachi (per le malattie dell’occhio), perché aveva portato in evidenza la necessità della sperimentazione sugli animali e l’inconsistenza delle alternative proposte dagli animalisti.
Fortunatamente l’instancabile lavoro dei ricercatori italiani è proseguito senza sosta e, in questi giorni concitati, l’Italia risulta essere in prima fila nella ricerca di un vaccino efficace. Dopo l'ok del Ministero della Salute, stanno iniziando i primi test sugli animali, che, se tutto va bene, potrebbero portare ad avere un vaccino in tempi relativamente brevi. Siamo nella fase di verifica della sicurezza del farmaco, che è stato ottenuto in laboratorio dalle equipe italiane. In questo il nostro Paese rappresenta un modello per la ricerca in tutto il mondo, avendo ottenuto tra i primi il risultato atteso. Se tutto andrà come previsto, il vaccino potrebbe essere pronto per la sperimentazione sull'uomo dopo l'estate.
Inutile ricordare che ignoti (animalisti) hanno attaccato i laboratori italiani dove si stanno mettendo a punto i vaccini. Il sei marzo scorso la sede milanese di Telethon è stata deturpata da scritte contro la ricerca scientifica. Il sei marzo ancora non eravamo del tutto consci della situazione. In seguito? Più nulla. Ufficialmente gli animalisti non affrontano più l’argomento. Perfino la Lav non dice più nulla. I nodi sono venuti al pettine, purtroppo. E le carte sono scoperte.
La redazione