Fa discutere, e non poco, l'appello firmato da 12 senatori del PD, per esecrare le scelte dell'Amministrazione Provinciale di Siena sul controllo delle volpi. Fa discutere, perchè ancora una volta si dà fiato a una campagna diffamatoria di stampo animalista, che - basta rifletterci, e usare un minimo di discernimento e di saggezza, cosa che non dovrebbe far difetto a dei.... senatori, anziani/saggi per definizione - è priva di qualsiasi sostanza.
Come è noto, il bisticcio nasce da un allarme lanciato dal coordinamento delle associazioni animaliste (leggi Brambilla, affiancata dalle principali sigle animal-ambientaliste, LAV, WWF in testa), che contesta la decisione dell'Amministrazione Provinciale di dare seguito, come tutti gli anni, nel rispetto di tutti i crismi delle norme vigenti, al controllo della popolazione volpina, notoriamente fuori da ogni parametro ecologico. Operazione, perdipiù, autorizzata dall'ISPRA. Quella stessa ISPRA, che il WWF nazionale chiama nello stesso periodo a garante di un'operazione di controllo sulla popolazione di cinghiali, effettuata nell'Oasi WWF dell'Ex Azienda SMI di Pistoia, in risposta all'accusa dei cacciatori del posto che le denunciavano come inutili e inopportune nelle modalità e nella sostanza.
Ma quello che fa più discutere sono i nomi dei senatori firmatari, tutti altisonanti, in buona parte ripescati - ovvero non selezionati tramite le primarie - perchè facenti parte della cosiddetta casta. Alcuni schierati, da tempo, come Luigi Manconi, ex capo dei Verdi, sposo in seconde nozze di Bianca Berlinguer, la direttora del TG3; come Monica Cirinnà, nota passionaria cinofila-gattofila romana, ex verde, coniugata (celebrante D'Alema) con l'”eterno” Esterino Montino, ex senatore ex capogruppo PD alla Regione Lazio, dirottato a candidato sindaco al comune di Fiumicino, dopo la clamorosa vicenda Fiorito/Batman-Polverini: coppia, Cirinnà-Montino, molto nota alle cronache romane; come Silvana Amati, marchigiana, responsabile PD per i diritti animali, che tuttavia, avendo firmato una petizione turpe-animalista contro la caccia insieme alla Brambilla, in campagna elettorale fu costretta a ritrattare, dichiarando che sull'argomento il partito aveva posizioni diverse dalle sue, alle quali ovviamente si adeguava.
Ma i nomi che più stridono nella strampalata compagine sono quelli dei tre toscani - con la quarta in aggiunta, Rosa Maria Di Giorgi, matricola renziana, sicula-fiorentina, nuova e probabilmente ignara ai complotti di palazzo - Vannino Chiti (ex vicepresidente del Senato, ex Presidente della Regione Toscana, paracadutato d'imperio in un collegio del Piemonte), Claudio Martini (ex Presidente della Regione Toscana, capolista blindato da Bersani nel listino toscano del Senato), Riccardo Nencini (ex assessore nella attuale giunta Regionale Toscana e già presidente di lungo corso del Consiglio Regionale Toscano, segretario nazionale del PSI, e per questo “nominato” nello squadrone PD-PSI-SEL). Ecco, questi signori, inopinatamente, si sono trovati a sottoscrivere un appello che in pratica sconfessa il loro operato di amministratori regionali. Perchè, delle due l'una: o quando furono discusse (per mesi) e approvate (sempre pressochè all'unanimità) le normative che regolano l'attività venatoria e la gestione della fauna in Regione, erano distratti, o hanno dato voce a un appello che - a loro insaputa – ne sconfessa tutto l' operato di sensibili, responsabili, appassionati amministratori della cosa pubblica.
Più che naturale quindi, dati i tempi, la lettera aperta dai toni inusualmente “feroci” promulgata urbi et orbi dagli stati maggiori del PD e sottoscritta da una serie nutrita, molto nutrita, e pesante, molto pesante, di autorevoli personalità del partito.
A dimostrazione del fatto che ormai, anche i partiti più strutturati, stanno andando alla deriva, nel rispetto di quella preconizzazione veltroniana – tanto demonizzata, quanto reale, percepibile anche dall'esterno – che dava ormai pure il PD come partito “liquido”, coacervo di mille anime sbattute dalla risacca, in continuo movimento, imprevedibile e incontrollabile, alla mercè di bizzarrie della congiuntura e di ghiribizzi della temperie sociale e politica ormai impazzita. E il bello è che, in tutto questo, chi ci gode è quell'altro ammasso di menti bislacche che gravitano sotto l'ombrello della Brambilla, che contro Siena, ieri col Palio, oggi con le volpi, domani chissà con cosa, sta combattendo lancia in resta una guerra, sembrerebbe personale, a cavallo del suo asino Ugo. Confermando che di altri asini, sia il PD toscano sia le ridenti convalli senesi, non ne hanno proprio bisogno.Tantomeno di volpi.
Luigi Tassini
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