Eccoci qua. Corre il tempo, passano le primavere, anche le mie, ahimè, e tuttavia il cuore palpita, il sangue ribolle, malgrado il pisolino richiesto dall'età, ci si sente freschi come una rosa, vispi come fringuelli dopo la chiusa, pronti a fare cose che ormai sorprendono anche noi. Ma che sarà mai questa caccia! Che sarà mai questa voglia di avventura, di tornare alla scoperta del mondo. Alla scoperta di una meraviglia ogni volta diversa, improvvisa. Inattesa.
Insomma, anche noi - lo dico per i miei coetanei, sperando che non se n'abbiano a male - che ci considerano ormai vecchietti, quando arriva l'apertura si ringiovanisce.
L'altro giorno ho fatto un viaggio con un ottantenne, cacciatore dalla nascita, e parlando di caccia pareva che si fosse scrollato di dosso almeno mezzo secolo. Incredibile. Ecco, direbbe qualcuno, la caccia è il nostro sildenafil naturale. Altro che pasticchine.
Poi, oggi, chi vuole, chi vuole sentirsi giovane - meglio: chi è ancora giovane nel cuore e nella mente - ha disposizione uno strumento, modernissimo, che con poco impegno per imparare ad usarlo, rimette olio nel lume. L'avrete capito, parlo di internet, di questo infernale marchingegno che ti fa vivere qui e ora, tutto e subito. Tutto lo scibile del mondo, tutti gli eventi in presa diretta, tutta la caccia minuto per minuto, giorno per giorno, caso per caso. In presa diretta, tutto l'anno.
Che cosa straordinaria i social network. Le reti sociali. Anche per noi che l'era digitale l'abbiamo subita più che cercata, piano piano sono diventate una parte importante della nostra vita. Ora che, diciamolo, abbiamo anche un po' più di tempo per cazzeggiare, ci siamo appassionati come dei bambini.
Che meraviglia. Quando hai un problema, quando non ti ricordi una legge, una disposizione, lo standard di un cane, la biologia di un migratore, zac, clicchi un pulsante, due, tre, ed ecco che ti trovi spiattellato un elenco di opportunità per ottenere immediatamente una risposta.
Non vi dico poi, ma lo sapete, la goduria di poter dire la tua come se tu fossi al bar, o in armeria. Il blog impazza. Un'idea, una proposta, una considerazione, espressa con un semplice "post" - pensa un po', ho acquisito anche il linguaggio gergale, ormai - ed ecco che ti infili in un dibattito serrato che ti coinvolge fino nell'anima, ti avvince, ti obbliga a rispondere a rintuzzare, spesso, appassionati come siamo, a polemizzare.
Personalmente, fino a pochi anni fa mi rifiutavo anche di accenderlo, il computer. Adesso, appena posso ... mi collego.
Lo fate anche voi, lo so. Immagino anche perché. A me, quando lo faccio, mi si apre un mondo. Il mio. Quello che fin da ragazzo ho sognato per le mie esigenze di cacciatore. Per quello che a mio avviso dovrebbe esprimere una cultura antica, millenaria, come la nostra. Un modo di vivere. Legati al passato, alle tradizioni, ma prepotentemente nel presente. Una vera e propria finestra sulla caccia. E appena c'è una notizia nuova, ecco che si apre un dibattito che a volte raggiunge punte di interventi che nemmeno il Corriere, o la Repubblica, o la Stampa o Il Giornale si sognano di raggiungere su argomenti di ben altro spessore, che so: l'economia, la politica, il calcio. Con frequenze di post spesso da record. Novanta, cento interventi per un solo argomento. Incredibile. Commenti, pareri che arricchiscono il dibattito, azzeccati, convincenti.
Ogni tanto un po' coloriti, soprattutto quando si rintuzzano le polemiche con quel mondo antagonista che ci fa soffrire, soprattutto perché appare come un forte campanello d'allarme non per il futuro della caccia, ma della stessa nostra civiltà. A mio modo di vedere bisogna insistere sulla cultura. Sui problemi della società, sul dibattito che riguarda la scienza, il nostro futuro di uomini, la tutela dell'ambiente, la difesa dei principi del nostro vivere in comunità. E controbattere con proposte serie nei confronti di un modello di sviluppo che snatura la nostra essenza più vera. Insistendo su valori come l' arte, la storia, la letteratura, la scienza, la tecnica, e perché no: l'etica, la filosofia, il continuo rinnovamento del pensiero, del nostro, che deve andare di pari passo con l'evoluzione della società e ad essa si deve rapportare. Altrimenti si rischia di non essere più capiti.
E qui s'innesta l'ampio problema del ricambio generazionale. Occorrono giovani. Ormai è chiaro. Chi ci guida però fa fatica a mettere in pratica delle sane campagne di recupero di vocazioni. E le donne? Sono la vera forza contemporanea. Quelle che nella società odierna stanno facendo e ancora di più faranno la differenza. Quelle che nella scuola, ma anche sempre di più nella vita, ci stanno dando dei punti. In una comunità, quella dei cacciatori, che lo dicono le statistiche noi maschietti siamo sempre più vecchi, e leggermente più annoiati (le polemiche, le incomprensioni non mancano, per la verità), una visione nuova come può essere quella femminile, a mio avviso è quello che può fare la differenza.
E, infine, sempre secondo me, bisogna puntare ancora di più sulla gastronomia, la buona tavola, il contributo essenziale di grandi gourmet, di sensibili ristoratori, di sommelier; di vinificatori che pensano anche, ancora, alla selvaggina come connubio importante a cui sposare la loro bottiglia.
Insomma, inutile che mi dilunghi, anche per la caccia oggi basta un click, e un altro click, e un altro e un altro ancora e si può fare molto, ma molto. Credetemi. Ma voi, ripeto, già lo sapete...
In bocca al lupo!
Giuliano Incerpi
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