Se non succedesse in Italia, nessuno ci crederebbe. Provare per credere. Andate sul sito del Ministero dell'Ambiente (www.minambiente.it). Io ci sono andato, oggi venerdì 17 luglio. Soffermatevi sulle notizie "in primo piano". Quattro-cinque argomenti a scorrere. Uno, nei giorni scorsi lo aveva riportato anche Bighunter, campeggia su tutti. Quello che si riferisce alla polemica sull'orso in Trentino. Tutti ne hanno parlato, giornali, telegiornali in prima serata, talkshow, di tutto di più. Addirittura, una saputina di giornalista su un quotidiano di importanza nazionale è arrivata a ipotizzare che l'esubero di orsi in Trentino potrebbe dipendere dall'ingordigia dei cacciatori che vogliono sparare pazzamente al plantigrado. Il ministro, con molta enfasi, seppur con il suo dire e non dire, afferma l'ovvio: e cioè che bisogna rispettare la legge. Fra gli altri argomenti ne spicca un altro ("nativi ambientali") che all'insegna di "salva il mondo, salva la terra..." fa venire in mente l'approccio disneyano alla natura. Ce n'è anche un altro, per la verità, che riguarda lo scandalo odierno, ma ormai vecchio. Guarda com'è distratto il Ministro e chi gli confeziona l'informazione: saranno mica quelli dell'Ispra?
Vecchio, si, ma significativo, perchè chi lo leggesse alla luce dei fatti di oggi, non potrebbe non inorridire.
Partiamo dal fatto di oggi. 20, dico 20 milioni di multa per il mancato smaltimento delle ecoballe in Campania: sei milioni di tonnellate, lì, dall'epoca del Ministro all'Ambiente Pecoraro Scanio, quando erano già più di tre milioni. Tutti i quotidiani, chi più, chi meno, chi di rincalzo - vedi il quotidiano delle saputina di cui sopra, che nell'edizione cartacea gli riserva un ventesimo di pagina, in decima pagina o giù di lì, in basso a destra su un colonnino in corpo 9, ma che dopo aver capito di essere uscito con un quasi-buco (notizia ignorata o quasi) rilancia a quasi un giorno di distanza sull'edizione online (senza il commento, per ora, della sciocchina) - tutti ne hanno parlato. Ma la ferale notizia non è poi questa, prevista, ma l'aggiunta quotidiana che qualcuno dei nostri (prodi?) dovrà pagare (Galletti, solerte commercialista, dichiara che farà pagare tutto alla Regione Campania, come se i conti di Napoli non li pagassero anche quelli di Bologna e viceversa) e che ammonta alla bellezza di 120 mila Euro al giorno, fino a quando - se abbiamo capito bene - sussisterà il problema. E qui, cari miei, s'innesta la nota, vecchia, che si intercetta sul sito ufficiale del Ministero dell'Ambiente. Perchè, proprio leggendo il resoconto (Interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Calabro’ – De Girolamo – De Mita/Ecoballe regione Campania) che vi troviamo in bella mostra, il nostro Ministro questo fa sapere.
Ecco il semplice copia-incolla della Risposta:
La questione delle ecoballe è una vera e propria emergenza ambientale: va dunque risolta in maniera efficace, in collaborazione con tutte le forze politiche e i soggetti interessati, andando oltre le posizioni di mera contestazione.
A seguito dell’emergenza rifiuti che ha interessato la regione Campania, tra il 2000 e il 2009 sono state accumulate circa 5 milioni di tonnellate di rifiuti tritovagliati, suddivisi in circa 4 milioni di ecoballe, stoccate in 22 siti la cui gestione è affidata a società provinciali che provvedono anche a corrispondere i canoni di locazione per gli 11 siti di proprietà privata. Il costo complessivo della gestione è di circa 16 milioni di euro annui.
La mancata rimozione delle ecoballe espone, oltre ad un impatto sull’ambiente e sulla salute, al possibile pagamento di una sanzione che potrà essere irrogata all’Italia dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per inadempimento degli articoli 4 e 5 della direttiva 2006/12/CE relativa alla gestione dei rifiuti nella regione Campania. Le cifre individuate dall’interrogante possono essere considerate indicativamente plausibili. La sanzione, ovviamente, non riguarderebbe solo le ecoballe, ma anche l’inadempimento della regione Campania nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Credo che la soluzione del problema debba rispettare alcuni principi condivisi: l’eliminazione dei pericoli per l’ambiente e la salute pubblica, il contenimento dei tempi dello smaltimento e messa in sicurezza per contenere la penalità, la minimizzazione dei costi e l’accettabilità sociale della scelta, operata in condivisione con la Regione.
Gli uffici del Ministero hanno individuato una serie di ipotesi tecniche per lo smaltimento delle ecoballe, attualmente oggetto di un confronto con gli uffici dell’Unione europea:
1) realizzazione di un impianto di termovalorizzazione dedicato nel Comune di Giugliano (NA). Tale soluzione richiede 3 anni per la costruzione dell’impianto e circa 14 anni, cioè entro il 2033, per il completo smaltimento delle eco balle e sconta le perplessità della popolazione residente.
2) smaltimento presso impianti di termovalorizzazione esistenti in Italia e all’estero, con un costo di circa 800 milioni di euro e una durata di circa 10 anni.
3) Vista la notevole differenza esistente tra i diversi siti di stoccaggio (in alcuni siti sono stoccate 407 balle e in altri fino a 1 milione e mezzo) è possibile ipotizzare un approccio diversificato in rapporto alla dimensione dei siti. Per quello più grande (Taverna del Re-Villa Literno) si prevede la messa in sicurezza permanente dei rifiuti così come già avviene in altri paesi d’Europa (per esempio in Germania, a Karlsruhe). Il sito di stoccaggio sarebbe trasformato in una discarica a norma con impermeabilizzazione della falda, captazione del biogas prodotto e copertura delle ecoballe con strutture definitive e destinato sia per scopi sociali che per la produzione di energie rinnovabili. Contestualmente, per le rimanenti, dovrebbe avviarsi la termovalorizzazione come da normativa dettata dall’articolo 35 dello Sblocca Italia. Questa soluzione integrata avrebbe un costo di circa 280 milioni di euro e un tempo di realizzazione di circa 3 anni.
Questa la risposta del Ministro, prima dell'irrogazione della multa da parte della Corte Europea. La quale Corte, dal canto suo, prevede 15 anni per smaltirle. E qui sta l'orrore che ci dovrebbe far inorridire.
Prendiamo le tre soluzioni prospettate dal Ministro. La prima, che prevede 272 milioni di costi (teorici, senza contare di quanto storicamente succede in Italia con le previsioni di spesa degli enti pubblici e le spese reali, a rendiconto), più - se va proprio male, ma se si rispettassero i tempi, sulle multe si potrebbe forse anche risparmiare qualcosa - 120mila Euro al giorno per 6205 giorni. Che corrisponderebbe, ma ci auguriamo che sia solo un'incubo, alla bellezza (?!) di più di 744 milioni. La seconda, che costa 800 milioni più i soliti 120mila per 3650 giorni, pari a 438 milioni tondi. La terza, la più economica, 280 milioni più almeno altri 131milioni. (La Corte, infine, prevedendone 15 di anni per smaltire il tutto, prevede anche una multa complessiva che potrebbe arrivare a 657 milioni).
Di fronte a queste cifre, le paghi chi le paghi, ci auguriamo di aver sbagliato tutti i calcoli, e speriamo che qualcuno ci smentisca. Tuttavia, un bel compitino sia per il Ministro sia per quel fenomeno di quella giornalista di quella grande testata di quotidiano ce la sentiamo di assegnarlo. Signor Ministro, Signora Giornalista, scurdammuce 'o passato, ma da qui in avanti, dedicate un po' meno tempo a tartassare la caccia e i cacciatori, e occupatevi un po' di più dei problemi veri di questo paese. E se possibile, fate in modo che cose del genere abbiano a non ripetersi più.
P. Pasqui