Insisto: un reale processo unitario del mondo venatorio è assolutamente indispensabile per garantire un futuro migliore alla caccia e ai cacciatori italiani.
Un futuro che sia fatto di maggiori certezze e maggiori opportunità ma, soprattutto, di maggiore considerazione e rispetto da parte delle Istituzioni e di tutta la società.
I cacciatori non sono retrogradi, non vivono nel passato. Vivono nel presente ma certamente hanno “nostalgia del futuro”: vogliono un futuro di rispetto della loro cultura, delle loro radici e tradizioni, dei loro valori, perché sanno che non sono superati, inutili o addirittura dannosi come qualcuno sostiene, ma rappresentano invece un bene non solo per l’ambiente ma per tutta la società.
Dobbiamo allora riuscire a portare a galla tutte le falsità e le strumentalizzazioni, di qualsiasi origine e natura, che sono state invece dette e diffuse sino ad oggi al riguardo della caccia in Italia.
In altre parole dobbiamo riuscire a comunicare la vera faccia della caccia con metodo ed efficacia, facendone riconoscere l’insostituibile ruolo sociale, economico ed ambientale e quindi finalmente facendola considerare non un problema, ma una risorsa ed una opportunità per la collettività, da sostenere, tutelare e promuovere anche con una nuova legislazione di settore, compresa quella in materia di aree protette, che finalmente garantisca ai cacciatori italiani pari opportunità, pari diritti e pari doveri rispetto ai loro colleghi europei.
Ma per raggiungere questi obiettivi non si può andare avanti divisi al nostro interno e senza una vera e strategica alleanza con il mondo agricolo. Per questo è essenziale un nuovo modo di lavorare tutti insieme, facendo davvero sistema e favorendo con ogni mezzo il concreto e rapido avvio di un sostanziale processo di integrazione verso una nuova ed unica Organizzazione dei cacciatori italiani, una vera e propria “Casa Comune” ove ognuno di noi possa riconoscersi e lavorare attivamente per un futuro migliore, dando il meglio di se a seconda delle professionalità e delle esperienze acquisite sino ad oggi.
E’ davvero tempo di lasciarsi alle spalle ogni inutile divisione, ogni tentazione di rivangare il passato o di fomentare nuove inutili, stupide e controproducenti lotte intestine, e di finalmente dimostrare che ognuno di noi ha solo a cuore il bene della nostra grande passione: la caccia. E’ evidente, però, che non tutti condividono questa valutazione. Eppure avremmo importanti esempi da seguire a livello europeo.
Qualche mese fa ho avuto modo di toccare con mano come sono organizzati anche i nostri “colleghi” cacciatori del Nord Europa. Sono stato a visitare l’Associazione dei cacciatori svedesi nella loro prestigiosa sede di Öster Malma, 180 km a sud-ovest di Stoccolma, assieme ai danesi, finlandesi, norvegesi, francesi, greci e spagnoli.
Siamo geograficamente distanti solo poche migliaia di chilometri, che un aereo percorre in due ore e mezza, ma per quanto riguarda l’organizzazione della caccia, purtroppo, siamo ancora distanti migliaia di anni luce.
I nostri problemi di oggi loro li hanno vissuti, affrontati e risolti vent’anni orsono, prima di riunirsi in una grande unica organizzazione (oltre quelle, ovviamente, nazionali) tra Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda, ossia l’efficientissima Nordic Hunters’ Cooperation.
In Svezia i cacciatori sono oggi riuniti in una unica grande Associazione con circa 300.000 soci che gestisce a Öster Malma una splendida realtà di ricerca faunistica con oltre 50 tra ricercatori ed operatori dipendenti, con una sede prestigiosa in una vecchia villa e altri edifici ristrutturati modernamente, pur nel rispetto dell’architettura rurale, ove addirittura i ricercatori possono portarsi in ufficio i loro cani, se li hanno, dove un ottimo ristorante è sempre attivo, una accogliente foresteria accoglie gli ospiti, una funzionale sala riunioni è a disposizione di meeting sino a 200 persone, dove si fa formazione, informazione, aggiornamento e divulgazione per dirigenti, cacciatori, opinione pubblica, scuole (producendo libri, brochure e altre pubblicazioni di grande qualità), dove si occupano di gestione del territorio, dove sviluppano la loro capacità propositiva con il mondo politico e istituzionale, assolutamente liberi dalle loro concezioni personali, collaborando attivamente e proficuamente (anche in termini economici) con i diversi Ministeri interessati godendo di ampia credibilità ed autorevolezza.
E la stessa cosa accade negli altri Paesi del Nord presenti all’incontro che, con dvd e presentazioni dettagliate, hanno illustrato le loro realtà organizzative del tutto analoghe a quella svedese.
Le giornate di Öster Malma hanno dimostrato che i nostri auspici di unità non sono solo parole: la dove ci sono unità, concretezza, professionalità, gestione del territorio, comunicazione e informazione, la caccia è conosciuta e non viene rifiutata.
Anzi la caccia è accettata quale componente di interessi generali per la tutela della natura e per la corretta gestione della fauna e del territorio, come ha anche sancito la Corte di Giustizia dei Diritti dell’Uomo (CJDH n. 9300/07 – 20.01.2011).
Io voglio continuare a lavorare in questa direzione per favorire anche in Italia questo indispensabile processo di crescita che, inoltre, deve arrivare a riconoscere con fatti concreti nel mondo agricolo il partner ideale e prioritario con cui tentare, nel rispetto di quelle che saranno le sue legittime valutazioni e disponibilità, di sancire nuove alleanze organizzative sulla base di concrete, credibili e percorribili proposte di reciproca utilità.
Dobbiamo inserirci nel circuito virtuoso che il mondo agricolo ha già attivato proponendoci come nuovi soggetti attivi e collegati ai temi di interesse collettivo suggeriti dallo stesso, assolutamente evitando che i suoi unici alleati continuino a restare solo le rappresentanze organizzate del mondo ambientalista.
Dobbiamo, dove possibile, collegarci alle iniziative che il mondo agricolo ha già impostato e soprattutto proporne di nuove e più specifiche sui temi della gestione del territorio e della collaborazione agricoltori/cacciatori.
Solo così, con i fatti, si diventa parte attiva, propositiva e quindi valorizzatrice della cultura rurale e con essa della caccia. Vivendola attivamente e proponendola all’Opinione pubblica in positivo con azioni concrete e non ponendosi sulla difensiva semplicemente limitandosi a chiederne il rispetto.
Auspico che, quanto prima, l’intero mondo venatorio si evolva davvero e si organizzi adeguatamente, anche con le professionalità specifiche che occorrono nei vari campi d’azione che deve affrontare, per essere sempre più forte, incisivo, autorevole, credibile ed efficace nei confronti soprattutto delle Istituzioni e della politica nel suo complesso da cui – ci piaccia o no - dipendono le scelte finali per la soluzione dei nostri problemi, nell’interesse non solo di tutti i cacciatori ma dell’intera società.