Il processo e' ormai in atto e a mio avviso e' irreversibile: il mondo venatorio italiano si è finalmente incamminato sulla via dell'unità, una via forse più lunga e difficile di quanto io personalmente auspicassi, ma comunque una via a senso unico, senza ritorno. E questo e' un bene, almeno per come la vedo io che mi sono sempre chiesto perché i cacciatori italiani, pur ognuno inseguendo la propria passione per la forma di caccia preferita, dovessero essere divisi e frammentati in diverse Associazioni non solo disperdendo così energie e risorse, ma anche letteralmente gettandole al vento per farsi la guerra tra loro invece che occuparsi in modo più efficiente ed incisivo dei veri problemi della caccia, della comunicazione con la società, del rapporto con le Istituzioni, della ricerca scientifica, della gestione del territorio e della valorizzazione dell'insostituibile ruolo sociale, economico e ambientale del mondo venatorio a vantaggio dell'intera collettività.
Non che ogni Associazione non abbia cercato di agire in tal senso, ma i fatti dimostrano che divisi e privi delle necessarie professionalità non si riesce ad essere sufficientemente incisivi e determinanti.
E i fatti del passato, più o meno recente, dimostrano che per cambiare passo non basta nemmeno pensare a coordinarsi meglio tra Associazioni che restano comunque ognuna cosa a se. Certo, il Coordinamento di FACE Italia ha fatto molte cose buone, anche in rapporto con il CNCN in un'ottica di filiera, ma ciò non basta.
E' necessaria una vera evoluzione della specie che porti a un nuovo assetto sul modello delle realtà europee e internazionali più avanzate dove da anni i cacciatori sono organizzati unitariamente e dotati delle professionalità che occorrono per affrontare le sfide cui oggi siamo chiamati per garantire un futuro alla nostra passione, la caccia, senza alcuna discriminazione tra le sue diverse forme, dalle nostre cacce tradizionali all'avifauna migratoria ai grandi ungulati, tutte meritevoli della stessa considerazione, attenzione e valorizzazione.
Ribadisco che, se dipendesse solo da me, l'Associazione unica dei cacciatori italiani potrebbe nascere anche domani mattina. Purtroppo, però, non dipende solo da me.
E allora saluto con favore le iniziative unitarie che siamo sin qui riusciti a realizzare grazie alla disponibilità di altre Associazioni dimostratesi lungimiranti come la FIDC, Arcicaccia e CPA, con le quali abbiamo iniziato questo cammino.
Non credo sia cosa da poco, ad esempio, essere riusciti ad arrivare a un tesseramento unico con FIDC e Arcicaccia, grazie alla disponibilità manifestata innanzitutto da FIDC.
Non credo sia cosa da poco aver lanciato un ulteriore segnale di unità d'intenti presentandoci alla Fiera di Vicenza sotto il tetto comune di uno stand all'avanguardia per qualità e contenuti dei messaggi rivolti al pubblico: "uniti per la biodiversità e la caccia sostenibile". Quello che ci chiedono il Paese, l'Europa, la pubblica Opinione ma soprattutto i cacciatori.
Non credo sia cosa da poco se in Toscana e' nata per iniziativa di FIDC, Arcicaccia e ANUUMigratoristi la Confederazione dei Cacciatori Toscani quale nuovo momento di sintesi operativa e speriamo preludio di prossimi ulteriori sviluppi organizzativi unitari.
Non credo sia cosa da poco l'accordo associativo sottoscritto tra ANUUMigratoristi e CPA.
Non credo sia cosa da poco se in molte altre realtà provinciali e regionali sono in itinere nuove esperienze di rapporti unitari tra le diverse Associazioni.
Per me il dado e' tratto e sta solo a noi arrivare sino al traguardo finale.
Spero vivamente che anche tutte le altre Associazioni si uniscano a questo percorso ormai tracciato, emarginando quelli che miopemente si oppongono al rinnovamento solo perché temono di perdere un loro piccolo o grande ruolo e premiando invece quelli che sono disponibili ad impegnarsi sotto il tetto di una nuova casa comune.
Andiamo avanti con determinazione e realismo, consapevoli che, come ha detto qualcuno, ogni grande viaggio inizia necessariamente con un piccolo passo, ma anche che ora e' il momento di accelerare.
Marco Castellani