Elisa Perrone, 20 anni di Pietra Ligure (SV), un diploma in scienze forestali, cacciatrice, ci manda questo bellissimo racconto autobiografico.
La caccia? Un'immensa storia d'amore
È tutto nato così, all’improvviso… come un’immensa storia d’amore.
Le emozioni furono forti, ed il cuore accelerava sempre di più ad ogni secondo che passava.
Tutto nacque in un paesino di montagna in Alta Val Bormida, dove passai la mia più bell’infanzia: tra un sorriso, una scappata e gli occhi che brillavano come stelle di felicità.
Era fine estate, me lo ricordo benissimo. Abitavo in un piccolo borgo, con maggior parte dei vicini cacciatori; era esattamente un mercoledì, scesi immediatamente dal letto appena sentii i cani ululare, era lui, cosi affascinante, cosi uomo, forte, che baciava i cani che scodinzolavano dalla felicità…
Non era un’ora qualunque, erano appena le cinque di mattina, i raggi lasciavano il bagliore sulle cime; non era da me alzarmi così presto, non era da me sentire quei suoni cosi distanti, di notte non mi mettevo mai l’apparecchio acustico (per un’ipoacusia bilaterale). Era tutto così strano, ero contenta di aver sentito suoni che fino all’ora per me non erano esistiti.
Lui, C. era contento di vedermi anche se nello stesso tempo lo notavo turbato a vedermi in giro già di prima mattina. I miei li conosceva e voleva che tornassi a casa, per non combinare guai.
Io imploravo per andare con lui almeno per vedere cosa facevano e per conoscere gli altri cani nel punto di ritrovo.
Fu così che mi ritrovai il volante in mano, in braccio a lui felice come non lo ero mai stata.
Le emozioni erano tante, l’essere scappata di casa… cos’avrebbe mai detto mia madre di me? Mi avrebbe cercato di sicuro, con l’ansia di potermi ritrovare, o forse no? Lì, alla fine si conoscevano tutti, l’avrebbe poi saputo pensai.
In me, invece sentivo la voglia di vivere una nuova avventura nei boschi, il mio luogo preferito, dove ritrovo sempre la pace in me, vedere l’alba magari camminando lungo un sentiero, guardare i cani felici, i sorrisi delle persone che avevo al fianco.
Si! Mi avevano portata con loro ma avevano lasciato un avviso a casa. fui subito triste, pensando ai rimproveri dei miei genitori e della mia famiglia; ma non era quello il giorno, lo sentivo, dovevo scoprire qualcosa, non sapevo bene cosa.
Arriva l’alba, il sorgere del sole in me, mi sentivo una bambina leggera d’animo; la terra era umida, sentivo quasi i sapori del bosco con mille sue fragranze di profumi, il rumore delle ultime goccioline di pioggia autunnale scendevano lungo le foglie dei castagni, l’acqua del fiume scorreva veloce e i riflessi parevano color oro chiaro, come piccole stelle, i raggi del sole erano ancora chiari...
Avevo visto una volpe, un topo, un serpente e un capriolo! Sentivo tanta vita in un luogo così bello, quando ancora le persone sognavano e il silenzio regnava.
Mi teneva per mano, e per un attimo mi porse il guinzaglio, e il cane mi volse il suo sguardo, gli sorrisi; in me tutto cambiò da quell’esatto momento.
Gli anni passarono in fretta, all’età di 11 anni salii per la prima volta sopra una moto da cross, un cinquantino mono marcia, presi così le orme della mia famiglia con una passione per le moto, fino a qualche anno fa.
Avevo tredici (13) anni, quasi quattordici (14) quando mia nonna mancò… ho cambiato vita, paese, scuola, ed è lì che sentii la trasparenza di quella passione nata molti anni prima, che quasi non la vedi, ma la senti quando ti manca, che ti sconvolge il cuore, come l’aria, come un uragano.
Volevo rivivere quei esatti momenti, ma non era più possibile tornare indietro, ogni tanto tornavo nei vecchi sentieri, per ricordare e piangere come un cuore abbandonato, rifiutato alla fine di una storia d’amore.
Ogni tanto ci pensavo, ogni tanto ne parlavo in me “Andrò a caccia un giorno, lo sento. Devo. Magari non oggi, non domani ma un giorno”.
Ogni tanto ne parlavo con i miei, ma mai gli davano così tanta importanza, alla fine non c’è da sorprendersi… la mia famiglia era ed è tutt’ora anticaccia…
Mi stravolsi il 10 ottobre 2016: Patente A2 della moto, conobbi un ragazzo, che siamo tutt’ora amici che per passare il tempo mentre aspettavamo di far l’esame ci raccontavamo di passioni e da lì scoprii che avevamo molte cose in comune, tra cui la caccia.
È stata dura all’inizio accettare il suo invito nella sua squadra, avevo paura, ma nello stesso tempo sentivo la voglia in me crescere, di ritrovarmi in quei momenti.
Quella notte non dormii, il mio viso era rosso, l’avevo nascosto sotto una fascia scalda collo, tutti gli occhi felici che mi guardavano, le voci e il mio silenzio… appena sentii l’ululato là fuori, come quei cani… ci volse un attimo che si spaccò il ghiaccio.
Ero felice di vivere momenti con loro, mi insegnavano tante cose, mi facevano ridere, soprattutto Luca, il mio compagno di caccia con il quale porto i cani. Mi hanno dato opportunità di rinascere, di crescere (per le molte responsabilità) ed io l’ho fatto.
Tutti i sacrifici di tempo, denaro, le litigate, le lezioni nascoste del corso per prendere il porto d’armi… stravolsi la mia vita per una nuova vita.
La strada non fu facile anche perché ho lavorato sodo per mantenermi tutte le spese (più di 1000 euro) che per come tutti sanno non sono spese da poco, soprattutto per una ragazza come me e un lavoro stagionale.
Non dormivo la notte già da un mese prima aprisse la stagione venatoria: 17 settembre (in Liguria) e la mia ufficiale (in Piemonte) il 24. Festeggiai il mio più bel compleanno con tutta la squadra già al giorno dell’apertura! (20 ANNI).
Ricordo le mie prime padelle, i pianti, i cani al fermo, il primo cinghiale con il tremolio alle mani e alle gambe, il cuore che pulsava all’impazzita, l’adrenalina nelle vene, le mie urla alla radio, il battesimo e poi il secondo e terzo cinghiale, emozioni uniche che mi hanno fatto sentire viva.
Le cene, le prese in giro alla radio, le risate, le litigate, le difficoltà, le delusioni, le vittorie, le sconfitte… fanno tutte parte di questa meravigliosa squadra che non scambierei per nessun’altra, per me è come una famiglia, senza nessuna preferenza.
L’unica cosa che vorrei fare ora, è adottare nella mia vita un cucciolo, per poterlo accompagnare in questo mio percorso, anche se sarà difficile per le diverse prospettive di pensiero tra me e la mia famiglia… ma come in tutto non mi arrenderò.
Le cose da imparare di questa bellissima passione erano e sono ancora tante per me, ma la voglia di apprendere e di sorridere non svanirà… “perché se fa tremare il cuore… lo farà per sempre, e per me ne varrà la pena, a qualunque costo”.