In questi ultimi dieci giorni, mentre si discuteva della moratoria della caccia all'orso bianco, con i poveri innuit che tentavano di far capire che loro col clima che cambia non c'entravano nulla, in Italia s'è aperta la caccia – senza quartiere – al sen. Orsi. Da Crozza alla Litizzetto, da Striscia al TG5, ai maggiori quotidiani nazionali, hanno tutti sparato alzo-zero al parlamentare ligure, che per la verità altro non ha fatto se non raccogliere le proposte di riforma della 157/92 presentate al Senato, ascoltare a più riprese i rappresentanti delle categorie (agricoltori, ambientalisti, cacciatori, produttori), mettere tutto in uno shaker e riproporre in bella copia un “testo base” per la discussione in Commissione ambiente del Senato. Dandogli ovviamente una parvenza di organicità. C'è riuscito? Non c'è riuscito? Chi lo sa. A valutare dalle reazioni, si può pensare di tutto e di più.
Per primi hanno reagito quei cacciatori migratoristi, che non trovando modifiche all'art.18, hanno pensato a un tradimento. Poi, in verità, sono partite le cannonate da parte di coloro che, sconfessati dalla storia, non avendo più rappresentanti in Parlamento hanno giocato la loro partita richiamando in servizio gran parte di quella intellighenzia “metropolitana”, cresciuta alla corte dei filosofi formato Disneyland. Quei filosofi che - è ormai sotto gli occhi di tutti – stanno portando certe frange animaliste a condannare i poveri bambini che camminano nei parchi cittadini senza fare attenzione a quei poveri cagnetti che, di nuovo organizzatisi in branco, scorrazzano liberamente dando sfogo al recuperato atavico istinto predatorio. Quei filosofi che in diciassette anni hanno costruito un castello di menzogne (e di interessi) sulla natura selvaggia in Italia. Sui parchi nei quali non si dovevano fare interventi, lasciando che la natura facesse il suo corso, e dove – contrariamente a quanto succede nel primo, nel secondo e nel terzo mondo - soprattutto il “cacciatore” non vi dovesse mettere il naso, nemmeno come turista.
E oggi, quando anche gli scienziati più prudenti stanno sfornando dati sul fallimento di questa politica (se non prendiamo provvedimenti, dicono, le orde fameliche di animali selvatici, cinghiali e altri ungulati, carnivori, altre specie opportuniste, distruggeranno quanto di buon c'è rimasto del patrimonio ambientale del nostro BelPaese), si assiste a un rapido dietrofront delle amministrazioni locali, che non hanno più soldi per rifondere i danni provocati da tanto “bendiddio”. Dichiarando implicitamente il totale fallimento della politica sulle aree protette della legge 394/92 (niente caccia, niente caccia, niente caccia.). Nell'80% dei parchi italiani, infatti, più o meno alla chetichella, si programmano prelievi e abbattimenti, che tuttavia, così come sono gestiti, non risolvono assolutamente niente, anzi aggravano la situazione.
Il sen. Orsi, braccato dalle orde più fameliche degli ambientalisti, reagisce stupito. “Ma dove l'avete trovate tutte queste cose che denunciate?- prova a protestare – Ma chi l'ha detto che questa ipotesi di riforma contiene una deregulation totale? Ma sognate?”. E intanto, prova a rilanciare. Nella sua Liguria propone con un certo successo lo sciopero bianco dei controllori. Chiama i cacciatori sull'Aventino. I cinghiali invadono anche le periferie? Sono un problema per la comunità? Ve ne accorgete solo a caccia chiusa? Bene. Visto che fra tutti voi, depositari dell'etica corrente, non ce n'è uno che riconosca il valore sociale della caccia, provate a fare da soli! Controllate gli esuberi nei parchi e nelle campagne con le vostre forze, con le vostre risorse. Ne riparliamo a settembre.
E' una provocazione. D'accordo. Ma intanto, chi è a tu per tu col problema, qualche preoccupazione in più ce l'ha. Anche in Toscana, dove la Regione ha affrontato la questione già da tempo, il superprovvedimento di controllo stenta a decollare. Sembra anche perchè non tutti sono ancora convinti che sia una soluzione equa.
Ma torniamo alla riforma della 157/92. Abbiamo atteso per mesi che la Federcaccia battesse un colpo. Anche Orsi, che non aveva toccato l'articolo 18 (specie e tempi di caccia), aspettava un aiuto dalla maggiore associazione venatoria, per superare l'inghippo – impopolare - dei vincoli Cee (Direttiva Uccelli/deroghe, Documento Ornis). Oggi, che Federcaccia ha spiattellato un documento che ha quanto meno la forza di dire le cose chiare, da una parte si registrano imbarazzanti silenzi, dall'altra si continua a sparare sul pianista. Sotto schiaffo sia di qua che di là.
A sentire Federcaccia, che lo ribadisce anche con un recentissimo comunicato, i contenuti della bozza rispecchiano in sostanza quanto concordato al tavolo degli Stakeholders. (Per rendersene conto, basta confrontare il testo della bozza, e il commento a compendio, col documento sottoscritto a suo tempo da tutti i componenti del “Tavolo”). A sentire gli Stakeholders, quello di Federcaccia è stato un tradimento bello e buono. A sentire le voci che circolano, anche le associazioni venatorie del Coordinamento Face (ANLC, Enalcaccia, Anuu-migratoristi) non l'hanno presa bene. Pensavano di presentarsi insieme, con lo stesso testo, salvo qualche particolare distinguo (no alla programmazione delle uscite fuori regione per la migratoria, ad esempio). Ma a giorni, potrebbe darsi di assistere ad un nuovo rovesciamento di fronte.
Alla luce di quanto esposto, molti, moltissimi cacciatori e noi stessi ci chiediamo: Cosa succederà, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi?
La situazione è delicata. Lo riconoscono tutti, implicitamente anche quelli che fino a qualche settimana fa non lesinavano sproloqui, e che oggi prudentemente tacciono. Chi voleva capire, l'aveva capito un paio di mesi fa, all'inizio della bagarre in Senato, quando Luciano Rossi e l'intergruppo Amici del tiro e della caccia (alla presenza di associazioni venatorie, ambientalisti, agricoltori, più o meno... “consenzienti”) presentarono il “Patto francese” fra le diverse categorie interessate, garantito dal Premier Sarkozy: un modello di riferimento anche per l' Italia. Le parole di Rossi, ribadite anche al convegno della Liberacaccia, non lasciarono adito a tante interpretazioni: cerchiamo di ragionare pragmaticamente. Tutti insieme. Sarà difficile, ma lo dobbiamo fare. E' nell'interesse di tutti.
Oggi, alla vigilia della discussione in commissione - e dal 21 aprile, come sembra, in aula – la bozza Federcaccia (che in buona sostanza si confronta con la sintesi Orsi) e delle associazioni aderenti alla Face (se usciranno pubblicamente) appare quella più vicina alle posizioni auspicate. In primo luogo perché affronta il problema della gestione del territorio in maniera ordinata, univoca; individua inoltre un percorso che consente a Governo centrale e Regioni di intervenire con tempestività senza limitazioni ideologiche su modi, tempi e specie oggetto di caccia, così come si fa ovunque in Europa. Chi ancora non lo sa, basta che si documenti. E che si rilegga - e se la rileggano anche i nostri beneamati ambientalisti – la Guida interpretativa della Direttiva Uccelli, rilanciata ufficialmente in questi giorni dalla Unione Europea.
L'errore più grave, sarebbe quello di accondiscendere alle sollecitazioni più becere, figlie di un ambientalismo (e un perbenismo) di maniera, con accordi di basso profilo, per portare a casa qualcosa che accontenti solo temporaneamente certi bruciori di pancia. Una per tutte, l'auspicata possibilità per i sedicenni, così come proposta da Orsi, non di andare liberamente a caccia, ma dopo aver sostenuto e superato un serio esame, di potersi accompagnare per due anni a cacciatori di provata esperienza, per accedere all'età giusta e nel modo giusto a una attività che li formerà di più e meglio che qualsiasi altro modello di comportamento fra quelli che oggi purtroppo imperversano nella nostra società. Seguendo attentamente il dibattito in televisione e sui giornali, sembra che i nostri governanti siano propensi a mollare questa opportunità per i sedicenni, per darla in pasto a un'opinione pubblica che, sollecitata ad arte, chiede rinunce tangibili. Per l'amor del cielo! Resistiamo, sen. Orsi. Facciamolo capire meglio, ma resistiamo. Questa dei sedicenni non interessa solo il nostro futuro. Può essere l'ultima chance per salvare una gioventù che fra happy hours e sballi rischia di precipitare...
Burico