Si può dire che la beccaccia è il più importante migratore oggetto di caccia col cane da ferma. E’ abbondante, stabile, presente per gran parte della stagione di caccia in tutta Europa, con punte di consistenza nell’area mediterranea fino ad inverno avanzato.
Il suo comportamento discreto, le sue astuzie per sottrarsi alle insidie dei tanti appassionati, la bontà delle sue carni, la magia dei suoi occhi, i colori del bosco d’autunno che si rispecchiano nel suo piumaggio, ne hanno fatto un mito, a cui ha contribuito, alla grande, la personalità sognante di tutti noi.
Se c’è quindi un uccello selvatico oggetto di particolare attenzione in tutta Europa, questa è lei, sua maestà la beccaccia.
Caccia difficile, ma suggestiva, quella col cane da ferma, ovviamente, in questi ultimi decenni ha visto incrementare i suoi appassionati. Risultati delle ricerche che stagionalmente vengono effettuate grazie soprattutto alla dedizione dei cacciatori ci dicono che la specie non sta soffrendo, anzi, per quanto riguarda il nostro paese, rischi per cause venatorie non se ne corrono, visto che come per tutte le altre specie di animali selvatici, ormai le aree non soggette alla caccia sono quasi la metà del cosiddetto territorio agro-silvo-pastorale.
Come tutti i migratori, le sue fortune dipendono in particolare da due elementi. Il clima e gli eventi atmosferici da una parte e l’ambiente favorevole e la presenza di cibo abbondante dall’altra.
In tutto l’areale vivono decine di milioni di soggetti e solo un piccola parte è oggetto di caccia. In Francia e in Italia, grazie alle alte possibilità di incontri, i beccacciai sono una categoria di cacciatori ben rappresentata. E piuttosto organizzata: da noi si contano tre associazioni nazionali, ma Oltralpe non sono da meno. Tutte mostrano il massimo impegno nell’autoregolamentazione e nella ricerca, per garantire nel tempo ricche presenze di questa “gallina” del bosco, come la chiamano in Gran Bretagna. La legge che ne regolamenta la caccia in questi due paesi è molto rigorosa, e le raccomandazioni a vigilare ancora di più sul suo benessere provengono dai beccacciai stessi , che spesso lamentano una maggiore vigilanza soprattutto all’estero, dove – per esempio in alcuni paesi dell’Est Europa - si pratica ancora la “croule” (caccia nel periodo degli amori), o si spara all’aspetto (nelle ore crepuscolari), quando questa farfallona non è in grado di adottare le sue proverbiali difese.
Francesi e italiani ne raccolgono comunque un’ampia messe, più che altrove, senza tuttavia intaccarne minimamente i contingenti, né incidere a vicenda sui rispettivi patrimoni. Infatti le beccacce francesi sono di provenienza scandinava, mentre le nostre nascono nella stragrande maggioranza dei casi in Bielorussia. Come a dire che ad oggi ognuno è responsabile dei propri contingenti beccacciari, e quindi è nei confronti di quelli che si deve sentire responsabile.
I nostri prelievi sono contingentati, come quelli dei francesi, che possono mettere in carniere al massimo trenta beccacce l’anno, con non più - ordinariamente - di tre al giorno e sei alla settimana per ogni cacciatore.
A livello europeo le organizzazioni dei beccacciai si stanno adoperando per coordinare le diverse attività di ricerca e metterne in comune i risultati, anche utilizzando sempre di più la rete internet e i social network. L’obiettivo, ammirabile, è quello di potenziare la ricerca, mettere in comune i dati, collaborare alla tutela della specie. Insieme alla efficace raccolta delle ali, agli inanellamenti, si suggerisce anche di adottare delle schede da compilare per ogni uscita, promuovere l’impiego sistematizzato di internet (rete “beccanote”), il prelievo dei visceri per analizzare la consistenza “pabulare”, la sorveglianza contro le pratiche di caccia illecite e sulle condizioni meteorologiche per adottare tempestivamente provvedimenti di salvaguardia. E’ anche così che si diventa più europei, e dio sa se soprattutto in momenti come questi quanto ce n’è bisogno.
C’è da augurarsi, oltre a sollecitare la più rapida e completa integrazione e colleganza fra i milioni di appassionati, che qualcuno si ingegni a rendere pubblici il prima possibile i dati di queste benedette ricerche. Potremo così – forse - spiegarci come mai i nostri cervelloni ci vorrebbero impedire di cacciare la beccaccia oltre la metà di gennaio, mentre in Francia, dove il raccolto è ben più ricco che da noi, possono godere di questa magnifica opportunità fino al 20 di febbraio.
Alberto Belloni