Oggi che i cosiddetti social hanno sdoganato la stupidità, facendola passare per una conquista liberale, e il terrapiattismo è assurto a poco meno di una corrente di pensiero, anche i seguaci dell'animalismo si sentono autorizzati a fare le loro sparate “sociali”. Non si capisce bene perché per esempio non riescano proprio ad accettare gli animali per quelli che sono: alcuni predatori, altri prede, altri entrambi le cose, anzi quasi tutti. No, per questi fanatici del tofu gli animali sono tutti buoni - e non da mangiare -, generosi, altruisti, insomma; ovvero tutto il contrario di noi umani. Capita dunque di imbattersi (per esempio su facebook) in filmati diffusi sulla base di un comportamento animale casuale o mal interpretato, che diventa la nuova rivelazione sulla indiscussa bontà animale. Questi video spesso passano dalle testate giornalistiche più quotate, strategicamente elargiti come si trattasse di mangime ai polli.
Protagonista di uno di questi, per esempio, un gatto che a colpi di zampette spinge in acqua il pesce per salvargli la vita (in realtà cerca di agganciarlo con gli artigli per mangiarselo), o il leone che salva il piccolo di gnu perché è colpito dalla sua dolcezza (più verosimile che non abbia fame). Chi li diffonde è così portato a considerare gli animali con i nostri parametri etici, attribuendo loro caratteristiche umane, che si dimentica – o non sa - che esiste una scienza chiamata etologia, che può spiegare in senso empirico la maggior parte dei comportamenti osservati negli animali, sfatando le conclusioni di chi li considera alla stregua di personaggi dei cartoni animati. Purtroppo, grazie a chi cerca clic facili, veniamo sottoposti a una valanga di idiozie che non hanno alcuna attinenza con la realtà, su cui però pare si formano generazioni di nuovi adepti dell'animalismo. Quelli che poi immancabilmente insultano e disprezzano perchè sentono di essere dalla parte giusta. Quelli che non ammazzano nemmeno una mosca, che sono vegani e odiano non solo chi un animale lo ammazza con un colpo di fucile o di ascia, riescono a disprezzare visceralmente chiunque si metta sotto i denti un panino al salame, o addirittura un pezzo di caciotta. Come se realmente bastasse essere vegani per ritenersi liberati dai vincoli di madre natura. Quegli stessi vincoli a cui, paradossalmente, le associazioni animal-ambientaliste si appellano quando ad uccidere è un animale bello e leggendario come il lupo. Decine di pecore zombie che arrancano sul campo di battaglia riversando le loro budella sul verde pascolo, in fondo sono una realtà che bisogna accettare.
Dovrebbero saperlo anche i bambini, non uccidere animali, nemmeno un insetto, è impossibile se si sta al mondo. Anche se si è vegani. E' un dato di fatto per esempio che per produrre alimenti vegan, soprattutto con la prospettiva di farlo sempre più su larga scala, si disboscano foreste, si distruggono habitat e si interrompono catene alimentari. Senza parlare di scarpe e vestiti veg, prodotti con i derivati del petrolio, ovviamente inquinante e devastante per le specie animali e vegetali. Per estremi, possiamo arrivare a parlare anche dello sfruttamento di miliardi di batteri, che vivono e muoiono negli innumerevoli processi chimici di trasformazione delle sostanze. Nell'infinitamente piccolo, anche se gli animalisti non se ne curano, la lotta animale per la vita continua a perpetuarsi in ogni millimetro. Perfino sulla nostra pelle esistono dei predatori che tendono imboscate a microscopiche prede che si nutrono del nostro dna (cellule morte, grasso, ecc.), le uccidono e poi se le mangiano fino a che, con acqua e sapone li spazziamo via, condannandoli a morte certa.
La vita, tutta, è una giungla. E' fatta di denti, artigli, dolore, egoismo e nessuna pietà. Questa è la natura. Bellissima e disgustosa allo stesso tempo. Un gioco terribile a cui apparteniamo tutti, anche se a volte ce ne dimentichiamo. In natura, le scene di predazione, senza alcuna pietà per la preda, sono davanti ai nostri occhi ogni giorno. Non serve inoltrarsi nella foresta, dove per esempio può capitare di assistere ad un'aquila che infierisce sulla schiena martoriata di un piccolo quadrupede, mangiandoselo letteralmente vivo (come si è visto recentemente in un altro filmato circolato su facebook), basta trovarsi per caso per strada nel momento in cui una gazza o un gabbiano prendono di mira la loro preda, che può essere un altro uccello, un piccolo roditore, o un gattino. Ci si avventano sopra con il becco con una violenza che fa venire il voltastomaco. Spesso mirano agli occhi o direttamente al cervello. E la morte del malcapitato non è così veloce, purtroppo. Un recentissimo filmato ripreso da National Geographic mostra delle innocue tenere leprotte mentre si cibano dei resti delle carcasse di altre lepri. Un comportamento insolito ma ovvio quando fuori ci sono meno 30 gradi e non c'è altro da mettere sotto i denti. Proteine disponibili, niente di più.
Cinzia Funcis