Ogni tanto Gianluca Garolini ci delizia con le sue storie del tempo che fu. Ve ne riproproniamo un'altra, convinti che potrà alleviare le tante ansie che ci tartassano in questa stagione da troppo tempo bastarda. Buona lettura.
Era una mattina della stagione venatoria da poco iniziata, era fine settembre e la caccia era al suo culmine, ogni giorno, fin lì, era stato una meravigliosa avventura di caccia. Tante cose erano cambiate, da poco tempo, proprio tante, molte novità mi sembravano bellissime, poi mi sentivo bene, vivace ed in forma, fresco come una rosa. Ero felice dentro, sia perchè a casa ritrovavo nuovamente il babbo, la mamma, i nonni, gli zii, tutti i mei cari che per un certo periodo di tempo avevo perso di vista, sia perchè anche tutti gli altri erano felici e sorridenti. Una meraviglia infinita era la nostra grande vecchia casa, ora abitavamo tutti insieme ed il posto non mancava, la casa era immensa c'era spazio per tutti, ... poi la mamma e la nonna accudivano con grande passione, come avevano poi sempre fatto, tutti i mei cani perchè tutti erano tornati. Li guardavo pieno di emozione in giardino, Axel, la Zara, la Lea Grande, La Betsy e la Lea piccola. Che bello! Che meraviglia aver ritrovato la mia famiglia ed i miei cani! Una cosa meravigliosa era pure l'incontrare tantissimi vecchi amici, che per tanto tempo non si erano visti. Ma erano i luoghi di caccia, quelli della mia gioventù, che mi facevano battere il cuore, perchè ora erano più belli di allora, una campagna verdeggiante e ricca di piante, con fossi colmi di acqua fresca e pulitissima che si poteva bere. La caccia era libera, senza regole assurde e restrizioni demenziali. Ad ogni uscita gioivo nel rivedere quei luoghi, quegli scorci meravigliosi battuti per anni che tempo prima avevo visto, con sofferenza, scomparire o essere distrutti, ... pezzo dopo pezzo, alberi tagliati, vecchie case abbattute zone stravolte dalle ruspe e da uomini dissennati. No, ora era meravigliosamente tutto tornato al suo posto. Poi, i miei cani, tutti, anche quelli che avevo visto invecchiare e io stesso avevo sepolto nei nostri giardini. Ma cosa era successo?
Ora ero a caccia con i miei 5 cani, erano giovani, forti e bellissimi, entusiasti di vivere, di essere di nuovo come me, come sempre lo sono e lo erano da cuccioloni. Non ero solo, ero a caccia col mio vecchio immancabile amico Benno, stavamo cercando i fagiani tra i canneti delle Buche dei Ronchi, mi avvicinai alla casa di Anteo e la signora Melia, amica d'infanzia della nonna Fernanda, uscì di casa con sua nuora Rina, vennero a salutarmi, ... che bello rivederle.
Cacciammo un poco e tornammo alla macchina, caricai i cani che stranamente stavano tutti ben comodi nel bagagliaio della vecchia Autobianchi carta da zucchero di mio padre. Cambiammo zona ed andammo verso la Cà Rossa, nel fondo di Nando Paltrinieri, posto che adoravo da sempre, anche lì come per miracolo trovammo la campagna bellissima di un tempo. Ridotta gradualmente ad un deserto di terra arata, ora tutto era tornato come era stato 40 anni prima: le siepi di biancospino, i pioppi e gli olmi alti e vigorosi, i vecchi vigneti, quegli angoli umidi in ombra, dove nascevano il muschio e le viole. Angoli di vegetazione all'antica maniera, fossi colmi e come allora un brulichio di selvaggina, tanti merli e i primi tordi. Scendemmo dall'auto e mentre chiudeva la portiera, guardai Benito, il mio grande, carissimo, vecchio amico era tornato, in forma smagliante e, ... per Dio, aveva tutti i capelli neri, la pelle senza pieghe ed aveva anzichè uno dei fucili più recenti il suo mitico vecchio Browning, preso a guerra appena finita, mi guardò e mi sorrise, era giovane anche lui, ... e ci avviammo. Nel fossato tra i due fondi Axel aveva trovato una fagiana mentre la Lea grande fermò due maschi e due femmine, ma non riuscimmo a sparare. Finimmo il giro, c'era ancora luce e l'aria era fresca frizzante profumata, ... decidemmo di andare alla Ghiacciaia dietro alle case dei Vincenzi e dei Ferriani, arrivammo e mettemmo la macchina all'ombra dei filari dell'antica carreggiata.
Ora i miei cani cercavano con una passione, incredibile, Axel spesso veniva a raccogliere un complimento e allo stesso modo facevano la Betsy e la Zara, ... a ridosso del fossato che divideva il fondo di Ferriani da quello di Lodi, la Lea grande e sua figlia Betsy andarono in ferma statuaria. Gli altri cani erano dietro di noi, ci stavamo avvicinando, quando arrivò anche Blitz, il nero Drathaar di Luciano, il mio vecchio amico di censimenti, ma non lo avevo visto, dopo un attimo infatti lui sbucò dal filare opposto al nostro. Ora i tre cani erano tutti in ferma, feci cenno a Luciano di venire tra noi, e lui pur se di indole fosse un lupo solitario, si avvicinò e si posizionò a metà tra me e Benno, sorrideva guardando il suo Blitz bloccato in ferma con la zampina alzata. Fu un attimo e il filo magico tra ausiliari e selvatici si ruppe e tre fagiani maschi bellissimi si alzarono davanti a noi, fu un colpo unico, una sola detonazione di tre fucilate distinte, i tre fagiani caddero imbalsamati. Ci guardammo sorridendo, anche Luciano al mio fianco ora era giovanissimo, magro, slanciato, biondo, con la sua solita voce, perentoria nel parlare ai suoi cani, sì, cani perchè ora erano arrivati anche Zeb e Nala che fino ad ora non avevo visto, portarono a lui tutti i fagiani. Luciano rideva, io scherzavo e facevo battute che lo facevano ridere ancora di più. Mi allungò un fagiano che Nala gli aveva portato e io solo allora mi resi conto che le mie non erano più le mani che ricordavo, erano mani piccole con una pelle freschissima, ... quelle dei miei diciotto anni. Luciano ne avrà potuti avere 22/23. Ora che lo guardavo anche Benno non aveva certo più di 40 anni. Rimasi un attimo basito. Mi ci dovevo abituare e mi ci sarei abituato presto, la Vita, quella vera era appena iniziata.
Gianluca Garolini