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Editoriale

CINGHIALI CHE PASSIONE


lunedì 26 gennaio 2009
    

Cinghiali che passioneProprio una passione! Non solo per chi, come noi, li considera bramato oggetto di desiderio venatorio. No. In questi ultimi tempi sembra sia scoppiato il problema cinghiale anche per gli altri.

Quelli che di fauna selvatica, caccia, tutela dell'ambiente e via discorrendo sanno solo quello che si sente dire in televisione o si legge nelle cronache dei giornali. Nel bene e nel male. Ovviamente. E il bene e il male variano a seconda della sensibilità di ognuno, con una propensione preoccupante a condividere le affermazioni di coloro che hanno maggiore possibilità di accedere ai grandi mezzi di comunicazione.

L'altro giorno, tutti abbiamo letto, ad esempio, di un signore che si faceva accompagnare da un cinghialotto al guinzaglio. Potrebbe essere il primo passo per una domesticazione a fini diversi della specie (peraltro già domesticata, perchè scientificamente il cinghiale è definito "sus scrofa", come il maiale).

Sbizzarrendosi, le opzioni sono varie. Con un po' di fantasia, si potrebbe pensare al cinghiale da ferma, o da riporto, o per la cerca dei tartufi. Altri si potrebbero indirizzare molto più prosaicamente alla messa a punto di razze da carne (es: il prosciutto di cinghiale dolce di Parma, il San Daniele col pelo, il cinghiale di cinta senese, e via così).

Altri ancora, e sono - sembra - i più convinti, potrebbero mirare al cinghiale da compagnia, da esibire come figlioccio (ormai, non è così anche con certe razze di cani: immiserite da fiocchi, fiocchetti, riccioli, gonnelline e profumi?).

D'altra parte, questi ultimi non sarebbero neanche tanto originali, visto che già da qualche anno i divi di Hollywood e i vip della Grande Mela, soprattutto attricette in cerca di notorietà a buon mercato, girano fra un salotto glamour e l'altro col maialino rosa, profumato e infiocchettato, al guinzaglio, da esibire come l'ultimo grido dell'animalismo.

Senza sapere, magari, che anche il maiale, poi cresciuto, diventa incontrollabile e comunque ingestibile soprattutto nei salotti e nei circuiti metropolitani. Ve l'immaginate un pet (così li chiamano oggi i nuovi "giocattoli animati" da divano) di due o trecento chili, sulle strisce pedonali affollate da un'umanità stressata, o  nella hole di un grande albergo, mentre spetacchia sul pavimento chili  e chili di liquame viscido e puzzolente? Senza sapere, aggiungiamo, che in altre culture, bastano alcuni maiali famelici rinchiusi in uno stabbio per far sparire ogni traccia di persone sequestrate, buttate vive, lì, come pasto crudele, ma particolarmente gradito. E, guardate, per far cambiare abitudini alimentari a una specie animale, non bastano secoli, e forse neppure millenni!  Figuratevi quindi, se la moda insieme al maiale cooptasse anche il cinghiale.

Ma,  il problema su cui si dibatte oggi è soprattutto un'altro! I cinghiali, in Italia, ormai quasi ovunque, sono troppi! Lo confermano le cronache. Lo confermano le proteste degli agricoltori. Lo confermano i provvedimenti delle amministrazioni locali, che si stanno trovando di fronte a un'emergenza, per troppo tempo volutamente ignorata.

C'è chi dice, lo sappiamo, che l'enorme proliferazione del cinghiale è dovuta alle immissioni dell'irsuto porcastro, effettuate dai cacciatori una ventina di anni fa. Si dice ancora che è' dovuta alle pressioni dei cacciatori che si oppongono a una razionalizzazione del problema.

Agli interventi di tutela e di sostegno alimentare che i cacciatori praticano, per mantenere consistenti le popolazioni sul territorio. Può darsi, ma per questo i cacciatori non si sono mai sottratti a un confronto per trovare soluzioni equilibrate e condivise. Basta ricordare la mappatura delle aree vocate e non vocate per la presenza e quindi per la caccia, l'adozione di provvedimenti straordinari per il controllo delle popolazioni (non solo di cinghiali) che recano danni alle colture agricole, la disponibilità a collaborare per azioni di verifica e di successivo controllo in aree escluse alla caccia.

Non è una questione di ripopolamenti, come si vuol far credere. Il problema è un'altro. E' l'impostazione di stampo animalista che si è voluto dare in Italia, ormai da più di venti anni, a tutto ciò che riguarda la gestione di fauna e ambiente. La legge sui parchi, ad esempio, frutto di una battaglia veteroecologista promossa da associazioni (WWF, con Fulco Pratesi in testa, e altre), verdi e variegate lobby finanziarie (qualcuno ricorda l'orribile vicenda dell'Icmesa di Seveso, il cui capo dei capi era un potente leader del WWF Internazionale? Qualcun'altro ha memoria di un certo  capo dei petrolieri italiani, pubblicamente riconosciuto persona  benemerita dai dirigenti del WWF nostrano?).

La conseguente divisione fra buoni e cattivi: da una parte, praticamente soli, i cacciatori: brutti sporchi e cattivi. Dall'altra i buoni, quelli che proteggevano fauna selvatica e ambiente, senza tener conto - rileviamo noi - che in un contesto antropicamente affollato come il nostro se non c'è una corretta pianificazione e una conseguente equilibrata gestione di tutti i soggetti presenti sul territorio, è inevitabile che  scappi di mano tutto. 

 Il fenomeno cinghiale non è nè più e nè meno che quello, ormai sotto gli occhi di tutti, riferibile ai piccioni di città e agli storni. Quanto tempo ancora dovrà trascorrere, quanti errori, qaunti ricorsi al Tar da parte degli animalisti, quanti soldi dei cittadini si dovranno ancora spendere  prima di capire che la soluzione è una e una sola: eliminazione drastica e definitiva di quei contingenti che infestano le aree "non vocate"? Chi riuscirà a convincere i nostri amministratori e governanti (e prima di loro l'opinione pubblica che non va contraddetta perchè è fonte di cospicui pacchetti di voti) che in tempo di vacche magre, come ci prefigurano tutti gli indicatori economici nazionali e internazionali, certi sprechi non ce li possiamo più permettere?

Come spiegheranno, da qui in avanti, gli stessi nostri governanti che è meglio pagare centinaia di milioni, forse miliardi, di Euro erogati ai carrozzoni dei parchi (fonte di reddito di molti ambientalisti di maniera) per tenere sotto controllo le popolazioni di specie "indesiderate" nei parchi, se non addirittura proteggerle - e le preoccupazioni non provengono  solo dai cinghiali o dagli storni, o dai piccioni: sta crescendo la pressione sul territorio  anche delle popolazioni di caprioli cervi e daini -, quando basterebbe prima di tutto coinvolgere i cacciatori, che a costo zero, sulla base di precisi programmi di intervento, potrebbero contribuire alla soluzione del problema?

Quando, in ogni caso, basterebbe affrontare la questione in maniera complessiva, considerando il territorio come un'unica realtà da gestire, che sia parco, terreno coltivato, forestato, produttivo o improduttivo, urbanizzato, cacciabile o non cacciabile?

Ma torniamo al cinghiale. A Trieste, ce lo ha detto anche Margherita Hack a "Che tempo che fa", i cinghiali sono in città. A Genova pure, come  testimoniano le immagini del TG1 di qualche sera fa. Frequentano gli orti urbani e le discariche alla ricerca di cibo. Se non si prenderanno provvedimenti, il problema degli storni o dei piccioni  lo ritroveremo moltiplicato a livello esponenziale.

Una cosa è certa. Non ci può essere cacciatore o guardia zoofila o cecchino prezzolato che possa risolvere un emergenza del genere. Il problema è là fuori, nelle campagne. Il cinghiale affamato percorre in una notte decine di chilometri. Vive in comunità ed ha una capacità di trasmettersi informazioni che ha dell'incredibile. Se una discarica cittadina sarà in grado di offrire cibo a buon mercato, in poco tempo sarà la mensa di torme di cinghiali. Che torneranno ai loro covi nei boschi alle prime luci dell'alba, per farvi visita di nuovo al successivo calar del sole.

E' questo che vogliono gli animalisti? E' questo che vogliono gli amministratori pubblici?
In Toscana, dove il cinghiale è presente da sempre, il problema della sua proliferazione e del conseguente controllo, soprattutto nei terreni coltivati, è stato affrontato da tempo. Di conseguenza, negli ultimi due decenni, sono state adottate misure adeguate di contenimento. Oggi, anche in Toscana,  la situazione necessita nuova attenzione. I cinghiali - ma non solo - possono diventare un problema, soprattutto economico, se si pensa ai danni arrecati alle coltivazioni. Quali le ragioni? Essenzialmente due.

La prima va individuata nel ridotto numero dei cacciatori. Un paio di decenni fa, nella regione, i cacciatori erano 230.000. Oggi, a malapena, si attestano intorno alle 100.000 unità. La seconda è da ricercare nella inadeguata legislazione, nazionale e di conseguenza locale,  che attiene all'assetto del territorio. Gli organi di gestione (ATC) hanno competenza solo sulle aree dove è permessa l'attività di caccia.

Altrove, parchi, aree protette, demanio, aree urbanizzate, le regole che sovrintendono alla gestione del territorio sono di tutt'altro genere, diverse, di natura protezionistica. Inadeguate a tenere sotto controllo la situazione. In periodo di caccia o quando soggetti ad azioni di contenimento, i selvatici si rifugiano nelle aree protette.

A caccia chiusa, tornano a diffondersi su tutto il territorio. I danni sono ingenti, di qua e di là. Per ora, per rifondere quelli in terreno libero si attinge ai fondi dei cacciatori. Le amministrazioni dei parchi pensano a rifondere i danni in area parco. Le casse degli uni e degli altri, parchi e cacciatori, cominciano a soffrire.
Il rimedio ci sarebbe. Riunire il tutto sotto un' unica gestione. Facile, no?
La Regione Toscana sono almeno un paio d'anni che si sta adoperando per risolvere la questione.

Dopo numerosi incontri, altrettante ricerche e indagini tecniche e scientifiche, audizioni con agricoltori, ambientalisti e cacciatori, il 13 e 14 febbraio ha indetto a Arezzo la Conferenza regionale sulla caccia. Non sarà un incontro definitivo, ma il punto di partenza, tutti d'accordo, non solo per risolvere il problema dei danni dei cinghiali.

Sarà il trampolino di lancio di un nuovo modo di intendere il rapporto fra caccia, ambiente e territorio. Con agricoltori, cacciatori e ambientalisti considerati sullo stesso piano, protagonisti nella gestione, aldilà degli interessi di parte, che così - è auspicabile - saranno meglio tutelati.

Se l'iniziativa avrà successo, c'è da augurasi che venga estesa anche alle altre regioni italiane.
Se rimarrà un esempio altrove inapplicato, sentiremo presto, in bocca ai genovesi come ai triestini, ai piemontesi come ai marchigiani, agli agricoltori come agli ambientalisti, risuonare quella colorita  e trista invocazione romanesca ("aridatece er cacciatore") che suonerà  a beffa e disdoro di un mancato rinnovamento per tutti coloro che a partire dall'ultima parte del secolo scorso ci hanno incolpato per la scomparsa di quel patrimonio naturale che per noi, forse più che per altri, era fonte di vita e di interesse. Ma perchè mai avremmo dovuto privarcene?

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8 commenti finora...

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

NELLA PROVINCIA DI ANCONA, GRANDI BATTUTE AL CINGHIALE, INFORMATEVI C'E' POSTO PER IL DIVERTIMENTO.

da CINGHIALAIO 1962 23/07/2010 16.51

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

siamo nel 2010 e i cinghiali sono presenti ( fi- nalmente )anche in provincia di lecce. hanno chiesto un rimborso danni di € 3000 per un campetto di patate che ne vale al massimo 100 €.e tante altre barzellette....

da to-hunter 05/02/2010 17.07

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

x cinghialista_convinto Imberbe,tu ti senti con la coscienza a posta,vero!! La tua bella bistecchina,il tuo pollo croccante,ecc. ecc. te lo strafoghi (che ti possa andare per traverso)avendo dato delega e mandato ad altri per accoppare tali animali,vero Imbecille!! Mi auguro che salti in aria assieme alla tua cucina,quando ti accingi a cucinare un qualche cosa che appartiene al Regno Animale.Amen

da spartacus60 06/05/2009 11.01

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

i cinghiali in sicilia ci sono gia' da tempo il problema e che sovraffollano parchi e zone demaniali diventate ormai riserva esclusiva di caccia di guardie e di pochi eletti.... che vergona.... e i cacciatori sempre piu' umiliati

da cinghialaro sfortunato 02/02/2009 16.14

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

Sono uno dei pochi assertori della caccia al cinghiale sia per la tradizione venatoria della stessa, ma anche perche' significa un ristoro di pressione venatoria sulle altre specie, desidero un consiglio per pote immettere i cinghiali in Sicilia.

da pippo 01/02/2009 8.41

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

E' sempre la stessa musica ci impediscono con ricorsi al TAR ad ogni alito di vento e poi ci incolpano degli esuberi. Cacciatori non sparate alle femmine gravide anche se ve lo chiedono la caccia è altra cosa. Personalmente non lo farò. E poi mi vergogno di vivere in una Nazione dove vanno in TV cinghiali al guinzaglio (RAI 2) e un servizio ag TG1 dove L'Ente Protezione Animali per l'invasione di cinghiali a Genova che fanno la "spesa" nei cassonetti Tranquillizzano tutti dicendo non preoccupatevi, magari non accarezzate i cuccioli in fondo la colpa è dei cacciatori che hanno molti anni fà questi cinghiali. Allora delle due l'una : Perchè ci impediscono gli abbattimenti e quando sono nei casini invece di dire la verità dei loro sbagli protezionistici senza criterio di nuovo ci fanno ricadere addosso la colpa che non è nostra. Questi sono peggio dei politici, cavalcano la tigre basta che gli faccia comodo per la propria poltrona.

da Gilberto V. 28/01/2009 9.41

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

sono un residente del parco nazionale del cilento un parco che effettivamente esiste solo sulle carte ma che in pratica chi lo amministra non fa niente per il territorio invaso dal cemento da incendi che annualmente lo devastano "questo da quando la caccia e stata chiusa " il problema esisteva anche prima ma in forma molto minore di adesso forse perche c'è un malcontento generale della popolazione ed anche perchè prima il cacciatore provvedeva a pulire molti sentieri che oggi sono completamente abbandonati. Per non parlare della fauna selvatica da quando è stato istituito il parco non è stato fatto nessun censimento è nessun controllo selettivo sui cinghiali adesso si sono moltiplicati a dismisura

da gigino 27/01/2009 18.54

Re:CINGHIALI CHE PASSIONE

Aridatece er cacciatore. E' proprio vero! Se non interverremo noi, saranno problemi seri. Mi pare stupido pero' che si voglia collegare tutto a prsunti ripopolamenti di vent'anni fa. Stamani, su repubblica, ho letto la lettera di un grossetano, che riportava la testimonianza di un vecchio maremmano. Non è vero, come dice, che cinquant'anni fa le figliate erano di una o due cinghialotti al massimo. Allora come adesso, dipendeva dalla diponibilità alimentare. La ghiande, allora,e le castagne venivano raccolte o costituivano stagionalmente alimento primario anche dei maiali, sorvegliati a vista dai porcari, che ovviamente non permettevano ad altri animali (cinghiali) di sottrarne se non una piccola parte. In altre parole, la superficie di bosco non sfruttata e non frequentata dall'uomo era molto minore, rispwetto a oggi. Questa è la ragione del proliferare dei cinghiali, insieme soprattutto all'imperante protezionismo, che ha impedito il controllo delle popolazioni in esubero, in quel 30% impedito alla caccia. Facciamolo sapere in giro. Prossimamente se ne parlerà molto, purtroppo, e le accuse (ingiuste) ai cacciatori si moltiplicheranno.

da ferdi 27/01/2009 11.32