DOVE VA LA CACCIA. INCHIESTA DI BIGHUNTER.IT
Intervengono Maurizio Donelli, Daniele Ubaldi, Pierluigi Stimamiglio.
Due giornalisti e un autorevole chirurgo intervengono sull'argomento. Maurizio Donelli è caporedattore della sezione Motori del Corriere della Sera, Daniele Ubaldi, di Spoleto, giornalista venatorio, Pierluigi Stimamiglio, vicentino, è in ruolo all'ospedale Sant'Antonio di Padova, in qualità di dirigente medico con disciplina in chirurgia vascolare. Tutti e tre appassionati cacciatori. Per Donelli prevale l'interesse per la caccia di selezione, anche se non disdegna le battute al cinghiale e la caccia alla stanziale col cane da ferma. Ubaldi è un cacciatore cinofilo (beccacce e starne, come predilezione) con qualche puntatina alla piccola migratoria, da umbro verace. Stimamiglio si divide fra la caccia alla lepre, gli acquatici e il cinghiale.
Secondo Donelli, che non trova sostanziali cambiamenti nell'ambiente che frequenta, negli ultimi vent'anni il rapporto fra cacciatori e società è migliorato. E migliorerà ancora se migliorerà la qualità dei cacciatori. Al contrario, secondo Stimamiglio la società, spinta dall'opinione di pochi, ha una acredine nei confronti dei cacciatori, in un ambiente naturale cambiato nella varietà delle colture: più monocolture e meno biodiversità.
La caccia si sta trasformando - dice Donelli - "Si pratica più caccia di selezione. Questo significa necessariamente più conoscenza e studio da parte dei cacciatori. E la conoscenza genera cultura e consapevolezza del valore dell’ambiente e delle specie che lo popolano. Almeno questo è un augurio. Ma finché un bambino rincorre un piccione sul sagrato di una chiesa nel tentativo di acchiapparlo, le prospettive resteranno ottime". E Stimamiglio aggiunge: "Molto probabilmente la caccia nel medio periodo cambierà, certamente per fattori umani. Nel futuro non so".
"Troppe leggi e regolamenti diversi da regione a regione, provincia e provincia, comune e comune, atc e atc. - lamenta Donelli - Non si capisce più niente. Occorrono regole uguali per tutti. Punti di forza? Siamo custodi di un patrimonio che solo noi, e nessun altro, possiamo rovinare. Questo non bisogna mai dimenticarlo. Al proposito cito un dogma di Bruno Modugno: “Vuoi convincere un anticaccia? Invitalo a cena”. Ecco, credo che attraverso la cultura culinaria si possa aprire una via illuminata per la promozione della nostra passione. Ma anche qui bisogna innovarsi, studiare, capire. E abbandonare quei “credo” della tradizione in tavola che non hanno più ragione di esistere nella cucina moderna di un cacciatore consapevole, responsabile, informato e… buongustaio".
"I punti critici - ribatte Stimamiglio - sono legati all'ambiente e alle polemiche dei pochi. I punti di forza: che tutti o quasi tutti i cacciatori sono persone per bene. Più articolata l'opinione di Ubaldi.
"20 anni fa - dice - quando ho cominciato, praticavo anche la caccia al cinghiale ma dopo due stagioni l'ho abbandonata per dedicarmi al cane da ferma. Nel corso di questi anni il rapporto con la società civile si è dapprima deteriorato fino a toccare il fondo, mentre da qualche anno a questa parte - a causa purtroppo dei danni alle colture e agli incidenti stradali provocati dalla selvaggina - la nostra immagine sta riacquistando un po' di fiducia, anche se non attraverso i meriti e le azioni di cui dovremmo renderci protagonisti".
"Ho la fortuna di cacciare in ambienti pressoché incontaminati, ma purtroppo il pascolo sta scomparendo insieme alla nobile stanziale. Il territorio agrosilvopastorale è sempre più abbandonato. Le prospettive della caccia moderna sono quelle della selezione. Metodo, censimenti e piani di abbattimento con obiettivi precisi. E' in profonda trasformazione e tende a divenire sempre più specifica e specializzata. Il principale pro è la formazione del cacciatore sotto l'aspetto tecnico ed etico. Il principale contro è la fine della passione per tanti amanti della passeggiata generica, che nella caccia trovavano un valido pretesto per evadere dalla routine almeno la domenica".
La caccia gentile e casual scompare, per lasciare il posto - secondo lui - a cacciatori più competenti ma anche più esigenti, che in un paese come il nostro necessitano di maggiori verifiche. "Senza controlli - conclude - neanche il nuovo modello, per quanto valido e condivisibile, potrà funzionare".
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