Siete mai stati al Lido di Jesolo, alla “Mostra del libro, riviste, cartoline, stampe e artigianato faunistico venatorio”? Se non ci siete ancora stati, andateci! Vi troverete come a casa vostra. Decine di appassionati espongono e cedono o scambiano libri rari, antiche scatole di polveri, attrezzi tradizionali per il caricamento delle cartucce, manifesti, numeri di riviste, stampe di caccia ormai introvabili, se non qui, al Lido di Jesolo. E ancora, vecchie gabbie per uccelli da richiamo, fischi antichi, stampi da richiamo d'epoca, fatti come già li facevano gli egizi o i messicani del periodo precolombiano. E spingarde e vecchi attrezzi della caccia del tempo che fu, lavori artistici di autori del passato, anche noti, e giovani artisti che sempre più di frequente lavorano sotto gli occhi ammirati del pubblico, folto ed eterogeneo, che partecipa nell'ordine delle migliaia: collezionisti, soprattutto, ma anche curiosi, ragazzi delle scuole, turisti italiani e stranieri; e cacciatori tanti tantissimi cacciatori appassionati delle cose belle della caccia. Cacciatori che vanno alla ricerca della loro identità culturale, della loro storia, delle loro radici. Non c'è altro evento, a oggi, così specializzato, che rappresenti il variegato mondo della cultura venatoria strettamente collegata alla cultura della campagna, alla natura, all'ambiente. In un contesto, il Museo Civico di Storia Naturale della cittadina rivierasca veneta, che racchiude in sé ed espone per tutto l'anno infinite meraviglie naturalistiche, preziose collezioni permanenti (fischietti, gabbie, richiami, attrezzature, animali della fauna italiana preparati tassidermicamente, reperti storici, artistici e letterari), oggi arricchite da eccezionali diorami che ripropongono l'uomo delle caverne e la sua vita di cacciatore, i grandi mammuth dell'era glaciale e i giganteschi animali che popolavano il giurassico.
Perché vi invitiamo, calorosamente, a visitare la mostra scambio del Lido di Jesolo? Perchè siamo convinti che rafforzare la nostra conoscenza sulla storia, l'arte, la scienza, la cultura della caccia è indispensabile a rendere più solida la nostra identità di cacciatori, la consapevolezza che il nostro mondo è una cosa grandiosa, di primaria importanza per la nostra società e per l'uomo in generale, che grazie alla caccia ha reso civili intere comunità, affrancandole sempre di più dalla loro essenza bruta.
Per questo vi invitiamo a frequentare e partecipare attivamente a tutti quegli eventi, a tutte quelle manifestazioni (in primo luogo l'EXA, il Game Fair, la fiera di Longarone, quella di Vicenza, i premi letterari e le infinite feste popolari, sagre del cinghiale in testa) che ormai si celebrano un po' in tutt'Italia.
Sembra incredibile, ma dall'epoca del referendum, quando unici nella storia della nostra repubblica ne sconfiggemmo i promotori anticaccia, sembra incredibile, dicevamo, ma da allora si sono raggiunti risultati talmente importanti da ribaltare l'idea che molti italiani avevano di noi cacciatori.
Abbiamo convinto tanta gente che siamo noi, col nostro impegno, che ci adoperiamo più di qualsiasi altro nella tutela del territorio e della fauna selvatica (fra le più floride d'Europa). Siamo noi che abbiamo richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sui valori (sociali, etici, economici, salutistici e gastronomici), dei prodotti di qualità, i più genuini, non ultima la carne di selvaggina, ormai apprezzata anche nei templi dei gourmand a la page, dove si celebrano i riti più esclusivi della tavola.
Siamo noi che abbiamo imposto uno stile quello country venatorio anche nella moda. Ormai la “vecchia cacciatora” fa parte del campionario di ogni maison che si rispetti.
E' tanto vero, questo, quanto è vero che siamo noi gli unici che ancora non ce ne siamo completamente resi conto. Bisogna insistere. Bisogna prenderne consapevolezza. Bisogna arricchire ancora di più i nostri comportamenti. Riusciremo così ad essere ambasciatori di noi stessi, orgogliosi del nostro modo di essere, del nostro importantissimo ruolo nella società.
Dobbiamo crederci. Dobbiamo convincerci sempre di più di quanto vale un messaggio positivo per il futuro della nostra attività. Lo dobbiamo all'ambiente, lo dobbiamo al nostro meraviglioso patrimonio faunistico, lo dobbiamo alla nostra gente, ai nostri figli, ai nostri nipoti (cominciamo da subito a farli “pensare da cacciatori”). Lo dobbiamo all'uomo, essere unico nel creato che unisce in sé passione e ragione.
Lo dobbiamo alla caccia.
In bocca al lupo!
Giuliano Incerpi
Leggi altri Editoriali