Logo Bighunter
  HomeCacciaCaniFuciliNatura
Archivio News | Eventi | Blog | Calendari Venatori | Essere Cacciatore | Cenni Storici | Falconeria | Racconti | Libri | Arte | Indirizzi | Dati Ispra | Le ottiche di Benecchi | Notizie in Evidenza |
 Cerca
Codoni in lagunaLa ballata di Juan CarritoL’ultimo mestoloneLa beccaccia e il leoneLe Lodole dell'AquilaiaI gruccioni salvavitaAlla prossimaIl cinghiale e il lupoSognando HemingwayUna giornata in paludeLibecciataIl campo del peroLa fontana dell’Acqua ChiaraSapore AnticoIn onore di un sarciccioLuna di novembreCacciarella sibillinaSperanze d'autunnoLa quercia della crocePrego, spari Lei!Babboo… la lepre!Il linguaggio della naturaIo , Aston e la " nostra " prima coppiolaLa mia avventuraMaremmaAlle porte di FirenzePane con l’olioIl nostro sentieroIl piccolo falchetto feritoMaledetta cacciaStarneRicordi di cacciatoreL'ultimo colomboIl lago San BernardoIl caneIl cuore del luccioIl “Filinguello”Il sentiero del ReLe cotorne di Piano MandorleDi notte a gambetteL’ultimo colomboAspettando l'autunnoDiario di una cacciatriceIn attesa delle prime beccacceUna storia comuneI primi colpiQUAGLIA IN LOTTAOCCHIO DI SPINONEIl cacciatore solitarioLa vendetta delle volpiAria e Cicero: tra genio e folliaUN BRACCO VENUTO DAL FREDDO... HEINAROON TORTA AL CIOCCOLATOIl pero acerboneIl racconto di ZaccariaIL POSSESSO DELLA PREDAIl saluto delle pettegolaGli stivaletti neriIn vallePer un pugno di beccacciniL'anima del tordoAllodoleLa prima cacciaQuando arriva l'autunnoCHE C’È IN ALASKA?17 settembre 2006: l' aperturaLA CACCIA AL PIRO PIRO ( DEL TEMPO CHE FU )CACCIA CHE FU - IL CHIURLO MAGGIOREL'OMBRA DELL'ORSO“Braccino” il bracconiereTre germani per amiciVOLI DI PRIMAVERAPasseggiata a caccia chiusaMigrazione d’autunno a mareL’annuncio della pantanaIl racconto di un voloE' finita la festa delle allodole?GLI AIRONI DI TEOL’avventura dell’alzavolaLE VOLPI DI SIMONE Caccia al cinghiale e … misteriLE DUE OCHEIl cinghiale e gli occhiali da soleRisveglioDue cinghialiOGGI VOLANO I TORDIAL CAPANNO CON... LE SPIEUNA CACCIATA DIFFICILEAMEDEO E LE OCHEAspetto al cinghiale a caccia chiusaLA BEFFA DELLA BECCACCIAUn lupoLA CACCIA AL PIVIERE, FRA RICORDI E POESIAAl cinghiale turistico Nostalgico ripassoGIGI CACCIATORELa cinghiala e i dainiGLI INQUILINI DELL’EUCALIPTOUna cacciata al cinghiale de “La Disperata”Profumo di resinaLa beccaccia dell’avvocatoIL CINGHIALE DEI POVERICaro BabboUn capanno ai colombacciHERMANN HESSE - IL LUPO DELLA STEPPAIL MESSAGGIO DEL PIVIEREIL GIORNO DEL FISCHIONE Emozioni - dalla beccaccia al cinghialePreludio d’invernoLa beccacciaBrindisi alla passioneIn un giorno di pioggiaIl fatidico giornoReietto a riva BeccaccinoSilenzi di luglioL'ultima cacciaSIMEONE IL FISCHIATOREPer il cinghialeNuova primaveraPrimavera stonataSOGNANDO LE OCHESorpresa a PasquettaFluttua il vento Torna la stagione bellaRicordoGavettaUN MARZO LONTANOMagico momentoE' sorta l'auroraREGERMANOCala il sipario…LA LEPRE INSPERATACAMPANOAll'invernoI miei umili versi L'ultima beccacciaIgnaro giovincelloTomAntichi primi freddi LA FEBBRE DELL’ANATRAANTONIO E LE OCHEAL PASSO DEI TORDILA FESTA DELLE ALLODOLEAmore sincero Per l’AutunnoCACCIA D’ALTRI TEMPIAperturaAl FischioFINE SETTIMANA DI CACCIADestino umanoA caccia, alla ricerca del tempo perdutoMi sembra ieriNonno Vincenzo IL PRIMO TORDOLE CINQUE MARZAIOLEPrimizie di tortoreLA MAESTRINA E LA CACCIALascia che vadaE IL VENTO MI REGAL0’ IL CHIURLOTormento d’amoreDANZA D’AMORE E DI MORTEFra le quaglie oltre il doloreSogni senz’ali L'AMPUTATO COLOMBACCIAIOUn omaggio alla vespinaAnatra volatrice fatataL'ultimo tordoTris, amico mioScusami amoreUomini valentiGiravano fra gli ulivi i tordiL’incanto Il fagiano proibitoQuando nel cielo danzano le allodoleSTORIA DI UN MONDO ANTICOIl richiamo del boscoAutunno restioMentre vivo la cacciaTempo di caccia Per questo…Vola verso l'AfricaAll’ombra di un carruboCACCIA AL CAPRIOLO IN SCOZIADianaSulla pianura verdeAl grido dell'ultima pavoncellaMaggioIl Grande verroPassavano le tortoreIl ruolo del vero ambientalista, del cacciatore, che rispetta l’animale uomoVersi…d’amoreUna chiusura con i "botti"Il vecchio del lagoAi colombacciBeccacce dell'AltopianoIn montagna a cesene e sasselliLa collina del ciliegioLA BEFFARDA INTRIGANTE CREATURA SospiriUn felice annoSinfoniaIl re silvano Sulla MurgiaLinguaggiIl bambino e la beccacciaMentre...Come un figlioAlla scuola del padreSensazioni d’autunno Per l'AutunnoUliviCon le stelle d’autunno Biviere*Tempo di cacciaGambette!Dischiudendo le aliL’abbaglioSulla caduta della NaturaA caccia inibitaMigratoreNella poesia dei ricordiIstinto di caccia Fischiò il chiurloChe male ho fattoMal di cacciaTransumanzaPiviereL’arte della ricarica Quaglie d'epocaStupefacente…CacciaRosso, l'airone solitarioEmigranti e migratoriUltimo ripassoMisteroL'ultima sfidaAvevo una casetta...In morte di ZorroIl fantasma della pinetaBuon NataleConcerto grossoL'addio del beccaccino FotomemoriaSognando la cacciaOggi comprendo Evviva il migratore!Riconoscenza (in versi)S'apre la cacciaIl breve racconto del chiurloTransumanza (In versi)La mia anima è ... la cacciaCampione di corsa sui campi aratiRobertino e la caccia. Un viaggio meravigliosoBrezze di cacciaNell’eco di un antico ritoAmico bretoneIl viaggio delle quaglieCome Vincent …Il lavoro è una chimera...Le anatre che non migrarono piùLa passerellaQuaglie latitantiPregoMarzoRobertino e la caccia: "sparare è l'ultima cosa"Natura mortaASIA, LA PRIMA VOLTAAlpha DogDella libertà dei cacciatoriLa beccacciaNataleMentre avanzo...Poeta e poesiaIl cacciatore Robertino e la caccia "per me era tutto"WelcomeUN PITTORE A CACCIA DELLA SCOLOPAX RUSTICOLAFinalmente...L'AROIUn grosso errore di un giovane cacciatoreSul davanzale (in versi)La nostalgia di una battuta di cacciaUn cammino senza fineLa casetta a fianco (in versi)Ricordo di una mattinata di ottobreOgnuno il suo castello (in versi)Il regalo di FilumenaCACCIA, AMORE E GELOSIAUNA STORIA QUALUNQUEIl flusso (poesia di Umberto Clausi)A CACCIA IN SPIDERCRISTIANOUn giorno di caccia (Poesia di Emmanuele Emanuele)La cosa più bellaIl canto di amore e morte dell'urugalloBrodo d’incoscienza (Umberto Clausi)Ti aspetto al balzelloIl ricordoIl Profumo dell’aratroAttento attento (in versi)Canto di PrimaveraGRAZIE, CACCIA!ANITO, IL POSTINO (racconto di Franco Nobile)Il cinghiale al "richiamo"Per colei che ho tanto amato (in versi)Un giorno memoriale (in versi)L'ultima voltaRobertino e la caccia: gli uccelli da richiamoCleto e BonaparteDi neve e di camosciL'ultimo caschè (in versi)Scena di NataleL'occhio della beccacciaE per un giorno...La beccaccia si raccontaI fischietti di RomeoLa prima voltaIl cercatore di funghiTempo di “passo”…. tempo di Beccacce!L'arte del movimento (in versi)L'autunno (in versi)Lepri di LorenzoRicordi dell'apertura della caccia (anni fa)Il cappello a gallaRoberto Baggio cacciatore - Il sogno più grandeA Folaghe sul lagoDi un CacciatoreSquadrinaLa Caccia nel cuore

Racconti

Il “Filinguello”


giovedì 11 gennaio 2018
    

Ricordo quando, per un buon voto a scuola, chiedevo a mio padre di regalarmi un cardellino: fu per me l’inizio di una passione che ancora oggi con gioia coltivo. Nel  piccolo paese di campagna dove sono nato l’attività venatoria era abbastanza diffusa e veniva  praticata  nelle varie forme consentite in quel tempo. Ecco perché fu abbastanza facile acquisire una discreta conoscenza ornitologica.

Devo anche dire che nel mio  paese ricco di cultura contadina, nacquero e si formarono diversi amministratori, che guidarono Enti e Istituzioni pubbliche.

In quella composita realtà sono cresciuto iniziando a frequentare alcuni capanni da caccia della zona. Erano per lo più appostamenti di caccia  con  le reti, le famose ”prodine,” con due pannelli di rete collegati a due tiranti convergenti ad un robusto filo di  ferro, che entrando nel capanno terminava con una manopola necessaria per ribaltare i due pannelli in maniera veloce, ma con un sincronismo leggermente diverso per evitare che incontrandosi rimanessero a capanna e quindi non capaci di catturare gli uccelli che sostavano per essere catturati tra i due pannelli. Normalmente frequentavo “l’appostamento” di due giovani studenti universitari, che oltre alla passione realizzavano “piccoli introiti”. Spesso mi recavo in questo  capanno e potevo esternare tutta la mia esuberanza, la voglia di ridere e scherzare, specialmente quando la tesa era rivolta ai prispoloni.

Questo insettivoro inizia “il passo” dal 15 agosto in poi e quindi in questo periodo, non essendoci l’obbligo della scuola, potevo frequentare “l’appostamento”, in genere più spartano, perché il prispolone è un uccello che generalmente non si spaventa, purché i richiami siano bravi.                                                                   
                                                                 
Non riuscivo a trattenere le mie profonde risate specialmente quando per spingere i prispoloni, che erano fuori dai pannelli delle reti, era il momento che uno dei due studenti, miei grandi amici, uscito fuori dal capanno in modo defilato usava un sistema antichissimo ma quasi sempre efficace: con un tono di voce basso tipo cantilena diceva:” ORI.. ORI.. BLA.. BLA..”. Il prispolone con questo incitamento iniziava a camminare sempre più svelto fin quando entrava nel raggio d’azione delle reti, che a quel punto venivano tirate dall’altro, che era rimasto dentro il capanno.

Con il passare degli anni, quando volevo acquistare un uccello da tenere in gabbia, andavo all’appostamento di Giorgio, un tenditore alto e magro, che non appena mi vedeva arrivare al capanno, previa opportuna segnalazione, mi diceva: “Non passa niente, ho preso un “filinguello e un calenzolo” (fringuello e verdone). Quando gli dicevo che avrei acquistato il fringuello, lo prendeva con delicatezza nella ”staccina”, (momentaneo abitacolo ad uso dei tenditori largamente diffuso) soffiava tra le penne, guardava le ali e scrutandolo attentamente  poi mi diceva:    ” Non lo prendere, perché mi sembra magro e poi ha la testa grossa” (secondo vari ornitologi il fringuello che può dare ottimi risultati canori è quello con la testa piccola). La mia bramosia di avere l’uccello che mi mancava non teneva conto delle precauzioni di Giorgio che si innamorava anche delle catture che faceva.

 Fin da piccolo ho avuto una grande passione  per gli uccelli e la caccia e devo dire che sono stato assecondato da mia madre e anche da mio padre, che non era un  appassionato di caccia. Negli anni ho posseduto molte varietà di uccelli  considerando che all’epoca (circa 60 anni orsono) non c’erano restrizioni di nessun tipo.                                                                
                                          
Ho iniziato innamorato soprattutto dai colori e dal canto con il cardellino, il lucarino, il verdone, il verzellino, per avere poi anche il tordo bottaccio, tordo sassello, merlo, la pispola, il prispolone, il frosone, gli zigoli nero e giallo, la passera,  la passera mattugia. Quando l’età mi consentì di avere il porto d’armi acquistai un fucile da caccia da un vecchio armaiolo che abitava poco distante da casa mia: un calibro 20 Beretta, il famoso “tronchino”. Durante il tragitto per ritornare a casa la felicità mi accompagnava perché immaginavo quello che avrei potuto realizzare a livello di carniere. Arrivato a casa mia madre non si espresse, mentre mio padre, in modo garbato, mi disse: “Pensi che questo sia il momento migliore per una spesa importante, considerando che hai un lavoro precario? Meglio sarebbe che tu restituisca il fucile per riprenderlo più avanti, sperando anche in un lavoro più sicuro”. A distanza di tanti anni quell’episodio  lo ricordo come si può ricordare un momento felice.

La mia non fu un’ obbedienza forzata, ma riportai il fucile, considerando che mio padre aveva fatto per me enormi sacrifici, soprattutto per mantenermi agli studi.
L’armaiolo, espresse parole appropriate sia per mio padre, sia per me. Oggi, quel fucile fa bella mostra di sé assieme agli altri e mi ricorda mio padre per quelle e per tante altre parole, che mi hanno dato una buona  formazione umana e sociale. Nella” plaga” così veniva denominata un ‘ampia zona dove era inserito il mio paese natio e nel quale ho vissuto gran parte della mia gioventù, la mia conoscenza e maturità ornitologica è stata meravigliosa, perché in quegli anni non esistevano le restrizioni di adesso e c’erano moltissimi uccelli migratori e non.                                                                                                                                         
Bastava accostarsi ad un filare di vite per trovare un nido di averla, che veniva regolarmente rispettato, anche perché questo uccello non vive  facilmente in cattività. La campagna era piena di nidi specialmente di fringuelli, cardellini e lucarini, che nidificavano sugli ontani lungo i corsi d’acqua, i verdoni e tanti altri uccelli. Quei campi, quei rivoli d’acqua, che venivano incanalati a regola d’arte dai contadini, davano alla natura una veste adatta ad ospitare tanti animali. Quella campagna “povera”, ma rigogliosa di grano, granoturco, saggina, rape e tanti altri ortaggi, distribuiva anche agli uccelli, in maniera generosa, gli alimenti per la loro sopravvivenza. I terreni, non subivano “violenze”, ma solo le fatiche degli uomini e quindi la mia campagna era sempre più fertile. Molte negatività della natura, con colpe anche gravi, oggi vengono addebitate ai cacciatori che in alcuni momenti   si trovano sovrastati da un infinità di calunnie.

Sono ancora un cacciatore nonostante l’età e mi sono adeguato a tutte le normative vigenti in materia di caccia. Rivolgendomi ai giovani cacciatori mi                                                                                                    permetto di dire loro che dobbiamo essere estremamente consapevoli di vivere nella natura da protagonisti, amandola e rispettandola, sapendo che in questo habitat si può convivere, senza dover “emigrare” in altri stati europei, dove tutto è più semplice.

In quel piccolo borgo dove sono nato ritorno di tanto in tanto, girovagando e così, senza accorgermene, mi balzano alla memoria non solo quella bella campagna pulita e arata con i buoi, ma soprattutto la sfrenata e fantastica giovinezza avvolta nella miseria ma nutrita da profondi ideali che crescevano assieme al grano fecondo ed alla natura tutta. Oggi ritorno, carico d’anni, rivedo il tempo stupendo dell’amore per gli uccelli, la grande passione per la caccia: tutto nel meraviglioso schermo del cuore.

   

Gastone Rafanelli

 

 

Tratto da RACCONTI DI CACCIA, PASSIONE E RICORDI
Raccolta di racconti in ordine di iscrizione al 3° concorso letterario “Caccia, Passione e Ricordi”
A cura di: Federcaccia Toscana – Sezione Provinciale di Firenze
[email protected]    www.federcacciatoscana.it

Leggi gli altri racconti

2 commenti finora...

Re:Il “Filinguello”

Una vita vissuta pienamente.Gastone prova a scrivere qualcosa, in 60 anni di caccia, ne avrai di storie da raccontare. Auguri di buon anno.

Voto:

da Gio 13/01/2018 21.57

Re:Il “Filinguello”

Bellissima!

Voto:

da giusva 12/01/2018 7.58