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Racconti

Tre germani per amici


venerdì 22 aprile 2016
    
Tre germani venuti dal mare si erano fermati a pasturare e a svernare fra gli orti di Serio, dove trovavano di tutto e di più. Così decisero, nel loro istinto animale, di rinunciare alla migrazione di ritorno per rimanere a lungo in quella terra ospitale. Ogni giorno i tre palmipedi, col loro querulo vocio, si annunciavano all'ortolano che faceva di tutto per trattenerli nei suoi campi. I germani, due femmine e un maschio, sguazzavano di continuo nel laghetto, al centro degli orti adiacenti alla spiaggia. Vi passavano buona parte della giornata dove trovavano ogni tipo di pastura.
 
Chi era Serio? Un uomo ultrasettantenne lasciato solo dalla moglie e dai figli che avevano preferito emigrare in America alla ricerca di lavoro e di fortuna. Amava vivere nella sua terra, abitando giorno e notte in una modesta casetta. Divenne amico dei tre germani che traccheggiavano fra il laghetto e il mare, volando sempre uniti, così da essere facilmente riconoscibili. Serio, ogni mattina, prima di dedicarsi al lavoro, si avvicinava agli uccelli per salutarli. Un querulo lamento di ringraziamento era la risposta. A volte le anatre lasciavano il laghetto non appena il sole lanciava i primi raggi di luce, ripresentandosi prima del tramonto, col volo crocifero, a planare nello specchio d'acqua dove ritrovavano il benefattore. Grazie alla cura del padrone quelle acque s'erano arricchite di vermetti, piante acquatiche e qualche pesciolino. Non era infrequente che per intere giornate i volatili vi rimanessero. Serio non aveva mai voluto dedicarsi alla passione della caccia perché sia la moglie che i figli gli avevano procurato non pochi problemi esistenziali. Vendeva direttamente nei campi i frutti del suo lavoro, tanto per sbarcare il lunario. Nel tempo della raccolta, si faceva aiutare da amici e parenti a cui non lesinava dei benefici. L'amicizia con i tre germani andò avanti per vari anni.

Non andranno più via! - pensava l'amico.
Ma al sopraggiungere di un gennaio gelido degli anni quaranta, di primo mattino, fu sorpreso da un silenzio irreale. Un manto bianco copriva la terra e dal cielo lenta e continua scendeva la neve. Rivide i tre amici germani girare e rigirare nel cielo, e non appena tentavano di posarsi sul laghetto ghiacciato, scivolavano, incapaci di fermarsi. Poi si rialzavano in volo, indecisi sul da farsi. Una notevole quantità di anatre di ogni specie, proveniente dalle paludi dell'entroterra, tentava di portarsi verso le basse acque della spiaggia. Notò anche grossi stuoli di germani di passo che salivano verso il nord o si inoltravano verso l'alto mare in cerca di sosta. Un altro stuolo di germani sorvolò basso gli orti innevati e qui avvenne che gli amici di Serio vollero unirsi al grande stuolo che tentava di planare con un continuo vocio querulo. L'istinto migratorio si era riacceso in loro. L'intera cordata dei palmipedi volò lontano trascinando con sé gli amici di Serio il quale, con le braccia aperte verso il cielo, esclamò un sommesso e disperato addio. Serio rimase solo, senza il conforto di quegli  uccelli che per lui rappresentavano una ragione di vita. Provò a posare sulle acque dello stagno tre stampi di germani, due femmine e un maschio, sperando in qualche ritorno, ma i tre amici ormai lo avevano dimenticato per sempre. Anche la vecchiaia la trascorse in solitudine. Pare che prima che l'uomo morisse, abbia consigliato il becchino di porre nella bara tre stampi di germani.


Domenico Gadaleta
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