Sauro Giannerini è nato ad Empoli nel 1985, abita a Montelupo Fiorentino (FI) ed è tecnico faunistico con laurea in scienze e gestione delle risorse faunistico ambientali. Non si stanca mai di raccontare la sua storia di cacciatore: nei primi anni novanta terminata la scuola raggiungeva il nonno paterno nella sua casa colonica, immensa, nell'azienda agricola di cui era il fattore. Merende tra settimana e colazioni nel weekend non erano altro che il preludio di scorribande venatorie attorno casa. Si ricorda tutto nei minimi dettagli di quel periodo: “sono nato cacciatore, mi piace pensarla così” – ci dice.
Sauro afferma di essere felice e deluso dalla caccia allo stesso tempo. “Felice di vivere in Toscana, patria indiscussa della caccia e della gestione faunistica, dal merlo al cervo. Felice perché senza piangersi troppo addosso è possibile praticare qualsiasi forma di caccia con buoni risultati. Felice ancora di vivere una dinamica venatoria come mai si era verificata nella storia e averne fatto un mestiere. Felice quando posso esprimere quel che apprendo tutti i giorni”. Tuttavia è “deluso dalla nicchia ecologica inesistente affidata al cacciatore moderno. Sterminatore folle? Persona che trae piacere dalla morte? Anti-ambientalista per definizione? Persone ciniche nei confronti degli animali? Deluso perché a questa caccia, sminuita oggi come non mai, è stato concesso troppo ieri, lasciando a noi giovani un duro lavoro di ripristino”.
Ma la passione per la caccia è tanta: lavora e parla di caccia anche a rischio di essere un po' monotono, ci confessa. Scrive per due riviste nazionali di caccia, è inanellatore scientifico ISPRA, coordina le attività venatorie di un'azienda di caccia toscana, è coordinatore nazionale del Progetto Colombaccio Italia, collabora con associazioni venatorie, enti pubblici e privati di gestione faunistica, conduce lezioni di ornitologia per cacciatori e gira cortometraggi (di cui è anche autore) dove racconta del suo lavoro e della sua passione.
Il giovane Sauro è parte attiva come cacciatore, “purtroppo mancano spinte forti dal settore giovanile che – sostiene – dobbiamo in tutti i modi riparare. Le associazioni venatorie debbono migliorarsi in qualità, dettata e portata avanti dai cacciatori, dai giovani che al meglio sanno reagire alle dinamiche sociali, ambientali e venatorie. Esperienze recenti (CCT in Toscana) mi fanno ben sperare che cotanti desideri stanno per esaudirsi”.