
"Il mancato coinvolgimento delle Associazioni Venatorie nella sua redazione rimane un vulnus insanabile rispetto a questa vicenda che non dovrà ripetersi in futuro. E’ necessario, però, che come mondo venatorio impariamo a distinguere caccia e controllo, altrimenti resteremo sempre spiazzati da certe scelte e in difficoltà nella reazione". E' quanto scrive Arci Caccia in merito al ricorso contro il piano di controllo del colombaccio in Emilia Romagna.
Secondo Arci Caccia al mondo venatorio spettava il ruolo di suggerire le azioni più efficaci anche a tutela delle coltivazioni: "Crediamo, ad esempio, che qualunque cacciatore sappia che un piano di controllo promiscuo Piccioni-Colombacci non lo sia: i due animali hanno abitudini diverse e una diversa risposta in termini di efficacia dell’intervento".
"La nostra, intesa come mondo venatorio, reazione, basata sull’etica e anche sulla norma che ci impedisce di cacciare nei periodi di riproduzione non vale per il controllo, che non è caccia, d’altronde sono anni che al cinghiale si spara di fatto tutto l’anno, con piena e convinta collaborazione di buona parte del mondo venatorio" scrive.
"I cacciatori sono i protagonisti della gestione: vigilino sulle reali consistenze e dimensioni degli eventuali danni e collaborino col mondo agricolo e le Istituzioni, senza inseguire la “sparata” fuori stagione. In un contesto di questo tipo potremo, e lo faremo, presentarci in Regione con proposte di miglioramento del piano, di riduzione dei capi da abbattere e di adozione di soluzioni tecniche di dissuasione le più efficaci possibile" chiude Arci Caccia.