Il Tar dell'Emilia Romagna ha respinto la richiesta di sospensione calutelare delle associazioni venatorie contro la delibera che ha autorizzato il Piano di controllo del colombaccio, approvato a novembre scorso ed entrato in vigore ad aprile.
A presentare il ricorso erano state Libera Caccia, insieme a Italcaccia, Club Italiano del Colombaccio e Club Veneto Cacciatori di Colombaccio, che chiedevano l’annullamento della delibera e degli atti connessi, evidenziando i rischi per la conservazione della specie.
Il TAR, riunitosi in camera di consiglio il 30 aprile con la relatrice Jessica Bonetto, ha ritenuto infondate le censure avanzate dai ricorrenti, sia sul piano giuridico che su quello scientifico. In particolare, ha valutato come adeguata l’istruttoria condotta dalla Regione e come graduale e proporzionato il piano, che fissa un tetto massimo di 11.000 capi prelevabili all’anno, con meccanismi di sospensione e rimodulazione del contingente basati su criteri di conservazione e impatto agricolo, secondo quanto previsto dal punto 7 del documento approvato.
In sostanza è stato ritenuto prevalente l’interesse alla salvaguardia delle produzioni agricole, rigettando l’istanza cautelare. Confagricoltura Emilia-Romagna, che si era costituita in giudizio a sostegno della Regione, esprime piena soddisfazione per l’esito del contenzioso. "Ci rallegriamo del risultato – ha dichiarato il presidente Marcello Bonvicini – perché l’ordinanza tutela il lavoro degli agricoltori, oggi messo sempre più in difficoltà dai danni provocati dalla fauna selvatica".